{ Rimescoliamo le Carte }, ZoroxSanji // Rating Misto

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~ Vampiraker
view post Posted on 7/10/2011, 21:52




{ Prefazione }

Dunque *-*.
Comincio con il dire che è la prima ZoSan che scrivo, ma non è la prima FF. Non so se sia un bene o un male sinceramente, a questo punto, ma tornando alla storia ho deciso di scrivere qualcosa di diverso, cercando però di mantenere un minimo di classicità.
Non credo di essermi spiegata bene, povera me, ma ci sto provando ç_ç.
E' un esperimento, mi direte voi come procederà.
I personaggi potrebbero comunque andare in OOC, anche se cercherò il più possibilmente di controllare e ricontrollare le battute per evitare questo dilemma.
Pian piano posterò i vari capitoli, se li trovate troppo lunghi, pesanti o con pochi colpi di scena fatemelo sapere subito che magari li modifico andando avanti con il tempo ;D.
Altra cosa: questo non è proprio un primo capitolo, credo sia più un introduzione.
Bene, concludo con il dire che i personaggi di One Piece avranno ruoli diversi poiché li ho tirati fuori dal contesto e messi nella realtà di un mondo uguale al nostro, perciò ovviamente Robin non potrà mai stare in classe con Rufy e gli altri, per esempio.
Scusate, è un esperimento, davvero, spero vada bene!!
Grazie per l'attenzione.
Buona lettura!









{ Rimescoliamo le Carte }

* Capitolo:
Terzo Giorno di Scuola.



Sono strano, adesso me ne rendo perfettamente conto.
Mi rendo conto che qualcosa, in me, non gira proprio nel verso giusto, e credo di sapere cosa sia: è una piccola manopolina, dentro la mia anima, che ha deciso di abbandonarmi oggi e non, come forse sarebbe stato più normale, due giorni fa. Adesso, questa stronza, ha deciso di girare nel senso opposto a quello di marcia, trasformandosi in un elemento per me più che mortale, che è comunemente chiamato “Sfortuna” da coloro che possono permetterselo, diciamo da quelli che soffrono di una lieve malformazione della fortuna, che di tanto in tanto hanno qualcosa che non va, oppure che hanno la solita giornata “no”, ma per me purtroppo si tratta di “iella pura”. Possiamo definirla come lo stato avanzato della Sfortuna, l’unica differenza è che la mia è cronica e non ha un rimedio, o per lo meno non ancora, e non lo avrà per molto tempo.
Premettendo che non sono mai stato oggetto d’interesse per la Fortuna in sé, diciamo che oggi non mi ha degnato nemmeno della sua presenza, o almeno di uno sguardo… mi ha “tolto il saluto”, come ha detto qualcuno, da qualche parte, in qualche tempo.
Non che m’importi, tanto o è morto oppure sta per farlo.
Visto che io, invece, sono ancora vivo, direi che è meglio se mi concentro sul mio fiato e sulla corsa, dopotutto alla prossima fermata del 25 mancano solamente duecento metri e l’autobus è a pochi passi da me. Sento lo stridio di gomme dietro alle mie spalle che si avvicina, accompagnato da una folata di vento che non mi lascia indifferente.
Faccio un altro sforzo, lanciandomi di netto verso la mia meta. I miei muscoli fanno un po’ di capricci, non sono contenti di esser stati svegliati così bruscamente e non hanno tutti i torti.
Li ignoro e, mentre il mezzo pesante mi sorpassa, comincio a rallentare, sto andando troppo veloce, andrà a finire che mi schianterò contro il cartello giallo graffiato che indica la fermata, nella migliore delle ipotesi, nella peggiore, contro una coppia di vecchi che stanno per salire sul 25, appena aperte le porte. A pochi metri dall’arrivo mi blocco di colpo e quasi non faccio un volo in avanti, evitando di sbattere il grugno contro il palo giallognolo per due centimetri. Cerco di riprendermi velocemente mentre salgo sul mezzo, poi, con ancora il fiatone, mi avvicino verso l’ultima fila di posti, lancio lo zaino sul sedile accanto al mio e mi lascio cadere, scivolando giù, sullo schienale ruvido e scomodo di quel trabiccolo.
Più di una volta, da quando prendo quest’autobus (quanto sarà, sette, otto anni?), ho sempre pensato che fosse una trappola, pronta a esplodere da un momento all’altro con tutte le persone sopra per quanto è malmesso, ma purtroppo questa è l’unica linea che porta fino al centro città e alla zona industriale e mi tocca usarlo. Alla fine, a dire il vero, ci ho fatto anche l’abitudine, e sono riuscito, a forza di frequentarlo, a trovare i suoi vantaggi, tra cui il fatto che i controllori non ci mettono neanche piede dentro, quasi fosse invaso dalla peste, così risparmio soldi per i biglietti.
Lancio un’occhiata di fronte a me: non tutti i posti sono occupati, ci sono più persone del solito e non me ne stupisco affatto. Sospiro, mi volto verso il finestrino e sposto lo sguardo stanco e assonnato al paesaggio che scorre sotto i miei occhi: muri pieni di scritte e tag si parano di fronte a me. Ormai li ricordo tutti a memoria. Di alcuni conosco persino l’autore e un sorriso mi spunta sulle labbra al ricordo. Il cielo è opaco, non è proprio una delle giornate migliori che ci siano state in quest’ultimo periodo. Mi stupisco che ancora non mi sia beccato l’acquazzone.
Prendo il mio Mp3 dalla tasca dello zaino come se fosse un gesto meccanico e lo accendo. Non è proprio di ultima generazione, anzi, direi che è della prima, ma mi sta bene anche così. È nero e spesso quasi 3 centimetri, perché ha le casse incorporate che escono fuori dalla parte inferiore con un gesto della mano. Io lo chiamo “Citofono”.
Mi metto su le cuffie che mi coprono tutte le orecchie con i cuscinetti morbidi e mi estraneo dal mondo; tanto, per arrivare, ci metterò circa 20 minuti.
Finalmente mi rilasso un po’, ma sono ancora convinto che quella manopola sia girata nel senso opposto.
Sarà forse perché è il terzo giorno di scuola e sono un’ora in ritardo?


Avanzo verso il cancello, subito dopo aver attraversato la strada e premo il pulsante rosso sotto la bocca del citofono, perché sì, la mia scuola ha un inutile citofono che nessuno sa bene a cosa serva, né da chi sia stato messo, né tantomeno da chi sia stato richiesto. Io so solo che mi sta facendo perdere un sacco di tempo.
Dopo qualche secondo di silenzio nel quale cerco di tenere i nervi saldi, una voce metallizzata esce da quel coso, parlandomi:
-Scuola Superiore Carte, chi è?-
-Roronoa Zoro, devo entrare in terza ora-
-Classe e sezione?-
-5° C-
-Numero di entrata?-
-945772-
Con uno strano rumore e un “clank metallico, la porta si apre e mi lascia passare. Cammino e percorro circa 20 metri prima di salire alcune scalette che portano all’entrata vera e propria della scuola. Come edificio non è piccolo, anzi, ma di certo non dovete aspettarvi qualcosa di enorme. Insomma, un edificio nella media, no? Ci sono parecchie sezioni, ma stiamo tutti comodi, le classi sono grandi e spaziose (almeno quelle in cui sono stato io per questi cinque anni) e la palestra è ben attrezzata. Pensa, abbiamo anche un’infermeria, che però non è praticamente usata da nessuno perché per andarci è necessario il permesso del professore, che non viene quasi mai accordato, quindi è come fare un terno all’otto.
Sospiro sommessamente, entro dentro e mi avvio verso la segreteria, posta sulla destra dell’entrata. Non che sia chissà che, è semplicemente un bancone dietro il quale c’è una donna china su delle cartacce da firmare. Oddio, definirla “donna” non è proprio il caso, forse “fossile umano” sarebbe più azzeccato.
Non appena le arrivo vicino, questa alza la testa e un insieme grottesco di rughe mi fissa da dietro un paio di occhiali a mezza luna rossi.
-Si?-
-Devo firmare l’entrata in terza ora-, ripeto per l’ennesima volta mantenendo il tono più pacato possibile. Qui, se dai in escandescenze peggiori solo le cose, e in più non voglio perdere altro tempo. Ho già saltato un’ora e mezza e tra poco meno di trenta minuti suonerà quella della terza ora. Non ho intenzione di perdermi l’ora di Educazione Fisica neanche se mi pagano.
Da dietro l’ammasso di rughe e capelli rossi cotonati (finti, perché si vede che sono finti), il suo sguardo mi trafigge per qualche istante, prima che, senza aggiungere parola, mi viene rifilato un registro dalla copertina verde. Un dito scheletrico mi indica il giorno di oggi.
La procedura la so: più di una volta sono arrivato in ritardo o uscito prima per motivi più o meno superflui, a dirla tutta.
Scrivo di nuovo la data e metto una sigla, poi mi sposto e a destra scrivo il motivo per cui sono arrivato così tardi (“Motivi Personali” va più che bene) prima di concludere con la mia firma estesa. Finalmente!
Le ripasso il registro, quella donna lo prende e subito lo rimette al suo posto, sotto la scrivania, tra tanti di quei fogli che penso ci sia stata una deforestazione in zona, per poterli produrre così in massa.
Non aspetto indicazioni e mi avvio direttamente verso la palestra.
È una delle poche della scuola che si trovano al pian terreno, insieme al laboratorio di fisica/chimica, quello informatico e persino quello teatrale ha uno spazio al pian terreno, proprio vicino all’Aula Magna.
Meglio così, non devo faticare per arrivare all’ultimo piano (perché sì, la mia classe, oltre che a essere piccola e composta da circa 20 ragazzi, è al quinto piano, e ovviamente non si può usare l’ascensore. Quello è solo per persone che hanno problemi a salire, tipo il vicepreside, che lardoso com’è solo in quel modo può raggiungere le sue classi).
Percorro un lungo corridoio e svolto a destra, poi sempre dritto mi fermo un secondo. Oddio, quest’anno qual è lo spogliatoio maschile? L’anno scorso è successo un casino perché c’è stato uno scambio d’icone sulle porte, spero sinceramente per loro che siano stati più attenti questa volta, altrimenti prendo un bastone e glielo ficco su per il…
Mi decido ed entro dentro lo spogliatoio a destra, lancio il mio zaino su una delle tante panchine di legno e faccio in modo di nascondere bene l’Mp3, il telefonino, le chiavi di casa e quei pochi spicci che ho per il pranzo, dopodiché esco, tanto sono partito da casa in tuta, avendo visto l’orario più che improponibile.
Apro la porta della palestra quanto basta per sbirciare dentro: due classi stanno facendo stretching e il professor Kamei dà loro il tempo.
-Un, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, più veloci!- lo sento dire. Chiudo la porta alle mie spalle e gli faccio segno in silenzio di poter entrare. Mi lancia un’occhiata veloce e annuisce, continuando a impartire gli ordini, battendo le mani con forza.
-Su quelle gambe! Contrai questi muscoli! Fissali! Di nuovo!-.
Mentre faccio il giro largo, mi do un’occhiata intorno: sono tutti ragazzini di primo e mi viene da ridere. Porelli, li tratta così, ma questi già non hanno più fiato neanche per contare!
Mi siedo sulla cattedra a gambe incrociate come se niente fosse e guardo la scena. Kamei è un uomo basso, o per lo meno lo è più di me, ora come ora mi arriva appena alla spalla, quindi suppongo che sia... un metro e sessanta? Eppure vi posso garantire che la sua forza è mostruosa. Ha i capelli tra il bianco e il grigio, segno della giovinezza che ormai l’ha abbandonato quasi del tutto, corti, rasati dietro alla nuca.
-Stooop! D’accordo, prendete una palla e cominciate a giocare!- li lascia finalmente liberi di fare ciò che vogliono. Un sospiro di sollievo collettivo si alza nella palestra e tutti cominciano ad andare verso il ripostiglio degli attrezzi, mentre lui, invece, si avvicina verso di me. Mi guarda con quei suoi occhietti scuri e brillanti, prima di ridacchiare.
-Di solito non si viene in ritardo il primo giorno di scuola?-
-Lo sapete che sono strano, professore-
-Si, fin troppo-, mi dice, mettendosi vicino a me, sedendosi sulla cattedra, usata solo per poggiare il registro da qualche parte che non sia il pavimento, alla fine.
-Vedi di non combinare guai quest’anno. Non riuscirò più ad alzarti la media come gli anni scorsi, questo lo sai no?-
-Si, lo so bene…-
-Hai gli esami, l’ultimo anno è il più duro, vedi di darti una mossa, altrimenti rimani indietro come al solito e dovrò prenderti a calci per recuperare-, mi rimprovera severo, ma quel tono ormai lo conosco bene, è quello di un amico che ti dà un consiglio più che saggio e che si farebbe bene a seguire.
Faccio spallucce e rido.
-Vedrò del mio meglio- gli prometto.
-Ma se i professori fossero meno pallosi sarebbe una svolta…-
-Ehi, non è che parli di me, vero, ragazzino?!- mi dà uno scappellotto sulla spalla abbastanza forte da farmi sbilanciare e far cadere dalla scrivania. Ugh, dolore.
-…Io mi riferivo solamente a lei, il che è diverso!- ridacchio, rialzandomi, ma evitando di tornargli vicino per non beccarmi qualche scarica di pugni. Dopo il brutto risveglio muscolare che ho avuto questa mattina preferisco non traumatizzare il mio corpo ancora di più.
Come risposta mi becco un bel calcio in culo e l’ordine di cominciare a riscaldarmi alle sbarre. Insomma ha mangiato pane e simpatia questa mattina eh?
Inizio a correre intorno alla palestra, ancor prima di allenarmi all’asta e al quadrante, preferisco riprendermi un po’. Dopo circa cinque o dieci minuti di corsa lenta, calciata e laterale, faccio qualche scatto finale e comincio a stirarmi i quadricipiti.
Quest’ultima mezz’ora in palestra passa più velocemente di quanto avessi mai potuto immaginare. Forse è perché mi trovo molto più a mio agio qui dentro che in qualsiasi altro posto (certe volte persino più che a casa mia), e quindi c’è una concezione del tempo molto più veloce rispetto al normale.
Non mi fermo neanche al suono della campanella, continuo comunque ad allenarmi. Adesso sto facendo la terza di una serie di addominali da cinquanta ciascuna. Sembra difficile, ma se si respira con regolarità, vi posso assicurare, non lo è poi così tanto. Certo, non è una passeggiata, ma tutto si basa sulla respirazione.
È una delle cose che Kamei mi ha insegnato in palestra, e non parlo di quella nella scuola. Io lo conoscevo da molto prima, ormai saranno quasi sei anni che ci picchiamo dove capita. Mi ha aiutato molto, anche a superare la morte di mio padre.
Mentre sono nel mezzo della serie, qualcosa mi riporta bruscamente alla realtà, facendomi quasi sobbalzare. Una voce acuta, che supera, a mio parere, i 2.000.000 decibel.
-ZOROOOOOO! Sei in ritardo anche questa volta!!-
Una faccia buffa mi si para davanti agli occhi. Dei ciuffi neri di capelli mi cadono sulla fronte e un sorriso scintillante mi sta a meno di dieci centimetri dal viso.
-Rufy… EVITA!- e gli parto di capoccia, facendo scontrare la mia fronte con la sua.
Ci alziamo entrambi e lui cade a sedere accanto a me, massaggiandosi la parte dolente.
-Ahia! Ma che bisogno c’era di picchiarmi?!-
-Sei tu che mi hai disturbato, se non rompevi le balle non succedeva-
-Ma volevo solo salutarti!-
-Non saltandomi addosso in quel modo!-
-Rufy? Che succede…? Oh, Zoro, ciao!-
-Ciao Usopp…- saluto tranquillamente anche l’altro tipo che è arrivato a farci compagnia: un ragazzo della nostra stessa età (ovviamente, stiamo tutti in classe insieme). Capelli ricci, neri, un po’ mandati per aria, ma a lui piacciono così, occhi neri ed un naso tanto lungo quanto strano. Che sia la versione moderna di pinocchio? Comunque sia è uno dei pochi della nostra classe che, seppur essendo un cretino, ha un po’ di sale in zucca. Non mi dispiace.
Rufy, invece, è l’ingenuità fatta persona. Sarà che è più piccolo di noi di un anno (ha fatto la primina, credo, per trovarsi qui… anche se ha sempre passato tutti gli anni con la media risicata di un sei scarso. Una volta è arrivato al sette però), ma è il più scemo di tutti e fa cacchiate insieme ad Usopp durante ogni ora, in qualsiasi momento. Sono un associazione a delinquere quei due insieme. Sono pure compagni di banco, e vi ho detto tutto…
-Il primo ritardo per il terzo giorno di scuola, ti senti realizzato?-
-Si, direi di si-
-Bene! Bravo, così si fa!- il pollice alzato del naso lungo mi sventola davanti alla mano.
-Ragazzi, che si dice?- l’ennesima voce si aggiunge al coro. È ancora più acuta di quella di Rufy, ma è semplicemente perché si tratta di quella di una ragazza. Nami, capelli arancione fluo e talmente tante tette da sembrare una mongolfiera, ci ha degnato della sua presenza. Non fraintendete, non mi sta antipatica, solo mi diverto a sfotterla, seppur ogni volta ci rimedi un sacco di botte.
-Ehi, Nami! Niente, palavamo del fatto che Zoro ha già fatto il suo primo ritardo! Se l’è bruciato!-
-Oh bé non ci potevamo aspettare di meglio no?-
-Ohi, ohi! Piantatela di sfottere. ‘Azzo volete? È la sveglia che non ha suonato, altrimenti sarei stato puntuale!- ribatto prontamente, alzandomi in piedi e sovrastandoli. Tutti.
-Ma vaaa, dai, lo sappiamo tutti che sei restio ad alzarti la mattina!-

-Restio?- domando subito.
-Già-

-Restio- ripeto.
-Significa che non lo fai volentieri, Zoro-
-Lo so che significa, ti pare?! Mi chiedevo solo perché dovessi usare parole così strane-, dico con una scrollata di spalle, incrociando le braccia sul petto, mentre ai miei lati quei cretini di Usopp e Rufy si divertono a fare delle facce strane. Che poi mi fanno quasi impressione.
Pian piano arriva tutta la classe, amici e nemici, che riempiono la palestra e cominciano a chiacchierare del più e del meno.
In effetti, l’ora di educazione fisica è l’unico momento in cui abbiamo più tempo per chiacchierare, tra un gioco e l’altro.
Si aggiunge a noi Bibi, la migliore amica di Nami. Tra le due non ho idea di chi ha i capelli più strani, visto che Bibi li ha azzurri e Nami arancioni fluo, ma comunque non posso dire niente a riguardo.
Io ho i capelli verdi, dopotutto.
-Allora, facciamo l’appello! Fate silenzio!- ci azzittisce subito il professore.
A dire il vero, per far chiudere la bocca a Rufy gli ci vuole un lancio di registro sulla testa e poi può cominciare a parlare.
I nomi li conosce a memoria, e anche i cognomi, ci ha sempre seguiti lui, dal primo all’ultimo anno di liceo, quindi ci si è anche affezionato.
L’elenco scorre veloce, fino a che non mi rendo conto che c’è troppa… calma? O meglio sono troppo rilassato, il che non è da me.
Mi guardo un po’ in giro e sì, ci ho visto giusto.
Sono rilassato ed è una sensazione troppo piacevole.
Peccato però che non appena stia per godermela a pieno, una sensazione tremendamente fastidiosa (quasi quanto il gesso intero sulla lavagna) mi fa rabbrividire e innervosire al contempo.
-Scusatemi, Sanji è assente?- chiede il professore.
-No, credo sia andato a cambiarsi!- spiega Bibi, accanto a me.
Mi basta un’occhiata di Kamei per capire che dovevo essere io a doverlo andare a cercare nello spogliatoio.
Ma porca Eva?
Alzo gli occhi al cielo e, ciondolando, sbuffo.
-Perché io?- domando retoricamente lanciandogli un’occhiata furiosa a dir poco.
-Subito, Roronoa- mi liquida il professore.
Sbuffo sonoramente e mi giro, avviandomi verso gli spogliatoi. –Vado a prendere quell’idiota, torno subito. Tu sei certa che sta lì dentro vero, Bibi?-
-Bé non ne sono sicurissima, dopotutto non sono entrata lì dentro, ma dove altro potrebbe stare?-. Non ha tutti i torti.
Ma comunque non c’è motivo per il quale dovrei essere io quello che deve alzare il sedere e andare a prenderlo. Potevano farlo benissimo anche Rufy e Usopp, va bene che in due non riescono a fare un cervello buono, ma potevano fare un tentativo!
E poi non ci vuole una scienza per arrivare fino agli spogliatoi no?!
Quando arrivo di fronte alla porta mi blocco un attimo prima di aprirla girando la maniglia quadrata.
-Ohi, biondino del cavolo? Sei qui? Stiamo facendo l’appe---.
Mi blocco, come pietrificato.
Forse ci ho ripensato.
Forse non sono io che sono strano.
Forse è tutto il mondo che è complicato ed è più fortunato di me.
Altrimenti non si spiega come, durante il terzo giorno di scuola, dopo essere entrato due ore in ritardo, mi ritrovo ad aprire la porta e a trovarmi di fronte l’ultimo dei ragazzi che avrei voluto vedere in tutta la scuola, completamente, o quasi, nudo.

*End Part One


 
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Kerena93
view post Posted on 9/10/2011, 11:30




Cosa...?
Ma...?
Finito così...?
# fissa lo schermo con aria contrariata e nefasta#
#lo schermo rabbrividisce e la rifissa a sua volta#
NOOOOOO! (posa da disperazione totale) VOGLIO IL SEGUITOOOO SEI GRANDE!
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 9/10/2011, 14:18




O____O E-ehi... m-ma ciao ^^'''. G-grazie cara X°DD, ma stai tranquilla, è solo l'inizio di tante peripezie.
BUAHAHAHHA XDD
 
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Kerena93
view post Posted on 9/10/2011, 16:30




yeeiii me felice!
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 9/10/2011, 17:57




Ahahahah, per così poco X°D. Dai, forse sta sera finisco il secondo capitolo, ok? °-°.
Comunque sono contenta che piace. Speriamo che questo esperimento continui alla meglio
 
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FunnyPirate
view post Posted on 9/10/2011, 20:10




UUUUH ma che pariata!! *-* (che forza) xD
è da un sacco che volevo scrivere una fiction di zoro e sanji a scuola, mi hai battuto sul tempo xD
Non divaghiamo...
Che devo dire? Mi sono proprio appassionata a leggere *-*
Voglio il bis!!! ><
Complimenti, mi piace un sacco come l'hai scritta usando il punto di vista di zoro (anke perchè io di solito scrivo usando quello di sanji)
Però davvero, super bella! Voglio leggere il seguitooooo!!! D:
^^
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 9/10/2011, 21:28




Oddio grazie *____*... sono contenta che vi piaccia. Domanda, pensate che sia troppo OOC?
Non fatevi problemi a farmelo sapere, perché altrimenti devo cambiare radicalmente il modo di scrivere ed evito di scrivere cavolate ;D comunque per domani dovrei avere pronto il secondo capitolo.
Grazie a tutte *___* davvero!!!
 
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kuroi.ren
view post Posted on 9/10/2011, 23:21




Wow! Complimenti! Mi piace moltissimo il modo in cui scrivi, trovo che questo stile si adatti benissimo a Zoro!
Poi mi piace che tu abbia scelto di usare il suo punto di vista^^.
Che finale **! Ora sono davvero davvero curiosa! Spero di poter leggere presto il seguito~
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 10/10/2011, 15:58




{ Spazio dell'Autrice }


Grazie mille per i vostri commentiiiiii, mi hanno fatto moooolto piacere!!
kuroi.ren, grazie millissime *ò*
FunnyPirate, oddio scusa non volevo fregarti l'idea DDDDD: non lo faccio più >___<, ma grazie comunque *ò*
Kerena93, quanto sei tenera pure tu, grazie *ò*
Uso troppo la faccia *ò*... cambiamo :DDDDDDDD XD.
Okay, bando alle ciancie! Mi accingo a postare questo nuovo capitolo. Spero di non risultare noiosa D:
Ecco a voi!

Buona lettura!!






{ Rimescoliamo le Carte }

** Capitolo:
Pioggia.




È poco distante da me, mi dà le spalle e sembra non essersi minimamente accorto della mia presenza.
Oppure semplicemente m’ignora.
Credo che sia un bene, perché penso che ci farei la figura dell’idiota.
Scuoto la testa ed evito di continuare a guardare la sua schiena con così tanta insistenza, prima di ripetermi.
-Ehi, sopracciglio strano, stiamo facendo l’appello, devi venire- dico lapidario, incrociando le braccia al petto con fare incurante, dando un taglio netto alla mia affermazione, sperando che non si accorga del mio tono un po’ traballante.
Ecco, ora ha avuto una reazione, perché, sorpreso, si volta verso la mia direzione e subito mi lancia un’occhiata a dir poco famelica.
-Verza, sta zitto, non vedi che mi sto cambiando? E poi chiudi quella porta, non ho intenzione di prendermi un raffreddore a causa tua-, mi zittisce.
Il suo tono di voce mi dà letteralmente ai nervi e sento che potrei andare a spaccargli la faccia senza problemi, ma sto calmo, dopotutto non ho intenzione di attaccare briga con un tipo qualunque. Neanche ne vale la pena.
Gli lancio un’occhiata indifferente però: alto, biondo, capelli lisci come la seta corti ma folti, al massimo gli arriveranno fino all’inizio del collo, con quel cacchio di ciuffo che gli copre l’occhio sinistro, neanche avesse da nascondere chissà cosa. Sopra l’occhio destro, un sopracciglio a ricciolo svetta come un faro in una tempesta e mi viene da ridere, ma ovviamente mi copro la bocca con un gesto casuale della mano destra.
Il suo corpo longilineo e snello (per non dire gracilino rispetto al mio, ovviamente) è semi nudo sotto i miei occhi… e quello dei passanti, ovviamente. Ammetto però che rispetto all’anno scorso pare essersi rafforzato, e anche di un po’. Le spalle sono più larghe e persino i muscoli della schiena sono ben visibili adesso.
Alzo lo sguardo al cielo.
-Povero, il principino ha la salute fragile?- lo sfotto sbuffando.
Per un po’ di freddo non è mica morto nessuno. Per lo meno parlando nel ventunesimo secolo.
-Ti piacerebbe-
-Molto devo dire- rispondo piccato. Silente, comincia a vestirsi ma non prima che io abbia chiuso la porta alle mie spalle. Mi rendo conto che aveva cercato di coprirsi fino a quel momento come più poteva, infilandosi sopra i boxer neri, dei pantaloni di una tuta che penso, sarà costata qualcosa come un occhio della testa: nera anch’essa, con delle strisce bianche sulle maniche della felpa e ai lati dei calzoni decorando il tutto con la scritta “Scorpion” in alto a sinistra, il tutto con una velocità impressionante.
È anche schizzinoso eh?
Un bel quadretto di schifo.
-Ti vuoi dare una mossa?!-
-Arrivo, imbecille, non avere la prescia al culo- dice con una nota di tensione.
Queste sono le nostre conversazioni quotidiane. Non che siano vere e proprie conversazioni, in verità, sono più qualcosa che definirei “convivenza civilmente violenta”, anche perché se non ci prendiamo a cazzotti noi…
Si allaccia i pantaloni in vita e chiude la zip della felpa, si aggiusta il colletto con un movimento fluido e poi chiude la sua cartella.
-Ecco, ho finito, sei contento?-
-Non fossi dovuto venirti a prendere lo sarei stato ancora di più, credimi- dico, prima di aprire la porta di nuovo e uscire fuori. Non ho intenzione di aspettarlo un minuto di più.
Se ve lo state chiedendo sì, lo odio a morte e penso che sia l’ultima persona con cui passerei più delle solite cinque ore in cui ci sopportiamo a scuola. Tuttavia, nelle nostre uscite pomeridiane, è spesso presente, quindi mi tocca subirlo, anche se nessuno mi costringe.
Non farò l’asociale per lui.
Posso anche passare sopra a un cretino con la puzza sotto il naso e figlio di papà. Viene da una famiglia aristocratica molto ben agiata (ovviamente), e può permettersi qualsiasi cosa, basta che la chieda.
Non ho idea di come sia finito in una scuola come la nostra, non che sia inferiore alle altre, sia ben chiaro, ma è pubblica. Di solito, questi tipi se ne vanno alle private, dove possono pagarsi il diploma senza muovere un dito. Probabilmente è per far vedere quanto siamo inferiori.
Sfortunatamente, gli altri non la pensano come me: Rufy e Usopp vanno molto d’accordo con lui, dicono che è un tipo in gamba, sinceramente non so come possano pensarlo.
Bibi e Nami lo sfruttano in tutti i modi possibili e immaginabili, dato che lui stesso si dichiara uno “schiavo dell’amore”, finendo così per essere usato come uno zerbino.
Il loro ragionamento mi piace di più, dopotutto, da uno che ha tutto, non ti puoi aspettare se non il peggio. Dietro di me sento i suoi passi decisi tenermi testa. Istintivamente velocizzo la mia andatura, raggiungendo con poche falcate la palestra.
-Sanji, fai di nuovo ritardo e ti faccio fare cinquanta flessioni extra, sono stato chiaro?-
-Si, mi scusi professore, non succederà p— Nami cara! Bibi adorata! Come state mie dolcissime fanciulle??-
-Ehi, ma mi stai ascoltando?!-
Ed ecco così che ricomincia a fare il cascamorto. Se devo essere preciso, lo fa con tutte le ragazze che esistono su questa terra. Mi sembra un morto di fig—
Un tocco sulla spalla mi fa girare di scatto. Usopp, accanto a me, ridacchia e mi fa vedere un gioco cretino che hanno appena fatto lui e Rufy. Sospiro sommessamente, portandomi una mano sulla fronte. Perché sono venuto? Potevo andarci questo pomeriggio in palestra e non mi sarei sorbito questi idioti qui accanto.
Per fortuna, a salvarmi, c’è il fischio del professore.
Si comincia a fare riscaldamento.
Usciamo nel cortile e cominciamo a correre e contemporaneamente mi perdo in un mondo di pensieri. Ormai la corsa mi viene talmente automatica che posso persino permettermi di volgere ad altro la mia attenzione.
Alzando gli occhi al cielo sempre più plumbeo (io ne sono sicuro, pioverà questo pomeriggio, ne sono certo) mi ritrovo a pensare a pensare all’unica cosa che mi fa rilassare: il nulla.


Le ore passano più lente del solito dopo educazione fisica e lo capisco perfettamente, ma mi pare il colmo che dopo cinque volte che guardo l’orologio e pare passata un eternità, siamo ancora a metà della lezione di Fisica.
Mi viene da piangere.
Sposto lo sguardo intorno a me, mentre la professoressa (una donna talmente bassa, che potrebbe far compagnia ai nani da giardino di Usopp, perché sì, lui ha una collezione di nani da giardino, o meglio, la madre) spiega qualcosa su elettroni e protoni alla lavagna. Credo, ma non ne sono sicuro, che oggi abbiamo cominciato l’elettrostatica.
Intorno a me, poche persone stanno attente, alcune nei primi banchi e alcuni stranamente nelle retrovie.
Del mio gruppo di amici le uniche che stanno attente sono Nami e Bibi, compagne di banco, nel penultimo posto della fila centrale, come al solito d’altronde. Ammetto che io Rufy e Usopp abbiamo sempre superato gli anni passandoci a vicenda i loro appunti e chiedendo consigli a loro su come impostare le interrogazioni.
Oppure più semplicemente copiano dai compiti in classe.
Ah, c’è pure il biondino di fronte a loro che prende appunti con talmente tanta foga che sto cominciando a pensare che se li sia inventati, da un certo punto in poi.
Ha la media del 8.28, tanto per dire.
Roba che io se prendo un 7- mia madre organizza una festa a casa con parenti e vicini. Non è che vado male di mio, è solo che non ho la minima voglia di studiare.
Alzo la testa (io mi trovo all’ultimo banco della fila di sinistra su cinque) e, al terzo banco, cappello di paglia e naso lungo stanno ridendo sottovoce dopo che si sono impiastricciati le bocche con delle gomme.
Sorrido un po’. In effetti, se ci penso bene, grazie a loro questi anni del liceo sono sempre stati bellissimi. Se non fosse per loro che mi colorano la giornata, molto probabilmente avrei sempre vissuto in un mondo buio, proprio come il cielo di questa giornata uggiosa.
La pioggia non mi dispiace, anzi, solo ci sono momenti in cui penso sia meglio essere toccati da un raggio di sole, piuttosto che da qualche goccia solitaria che non fa altro che farti salire i brividi. Sono dell’opinione che se guardi il mondo con occhi pieni di positività e d’iniziativa, di voglia di fare, allora già sei a metà strada.
Forse è anche per questo che mi sono trovato bene con loro piuttosto che con altri tizi della nostra classe.
Sono tipi che partono dal presupposto che non sono le giornate che sono speciali, ma che siamo noi a renderle tali. Quei due cretini si accorgono che sto ridendo sommessamente con loro e Usopp scribacchia qualcosa su un cartoncino, prima di lanciarmelo. Lo prendo al volo, prima che quella vecchia decrepita possa dirci qualcosa e lo apro di nascosto. Accanto a me, sento il mio compagno di banco, Saga (un vecchio amico d’infanzia, tra l’altro) che dà una sbirciatina attraverso la mia spalla, svegliandosi improvvisamente dal torpore che lo avvolgeva.
-Mh? Che è?-
-Un messaggio da Usopp- spiego, leggendo e ridacchiando. Dentro c’è una frase scarabocchiata che dice: “Le rose son rosse, le viole son blu… e noi buttiamo la prof giù dalle scale!!”. Che cretini!
Accanto a me, Saga scoppia a ridere silenziosamente, accasciandosi sul bancone di nuovo. Io riscrivo velocemente qualcosa, facendoci una freccia accanto.
Idioti, non fa neanche rima”. Ci penso un secondo, poi aggiungo: “Che ne dite di questa: le rose son rosse, le viole son blu, leghiamola a testa in giù?”.
Richiudo il tutto e lo lancio a quei due sconsiderati di fronte a me. Manco a dirlo, scoppiano a ridere attirando l’attenzione della professoressa e della classe. In fretta e furia, Rufy mette quel biglietto nei pantaloni e poi fa finta di niente.
Io e Saga svagheggiamo, facendo finta di nulla e scrivendo qualche scarabocchio qui e là su un pezzo di carta qualsiasi per far finta di prendere appunti.
Dopo una bella strigliata, tutto torna alla normalità. Ovviamente, il biglietto non viene trovato, e quindi la prova per incastrarli non c’è.
Ghigno divertito. Che imbecilli, ma sono contento che si siano fatti due risate. Ritorno ai miei pensieri, guardando fuori dalla finestra. Piccole gocce di pioggia sbattono sul vetro in maniera sempre più insistente, fino a che un fulmine non squarcia il cielo, facendoli diventare improvvisamente azzurro.
Apro un quaderno intonso, che sarebbe dovuto essere quello di Fisica, in teoria, ma in pratica è quello del cazzeggio, la mia materia preferita.
Scrivo la data in alto a destra e poi sotto:
Le rose son rosse, le viole son blu, leghiamola a testa in giù”.
Ora di Fisica, sclero time: On.
Pioggia.
.
Ammiro per un secondo quella scritta e sorrido, poi lo richiudo, fantasticando sulla fine della lezione e il mio ritorno a casa.
Non avrei mai potuto immaginare che entro la fine dell’ora, quel biglietto si sarebbe fatto il giro di tutta la classe.



Non faccio in tempo a mettere un piede fuori dal portone della scuola che sento uno “splash” e una sensazione di umido mi avvolge le scarpe. Sbuffo e guardo per aria.
C’è un diluvio universale in atto e non sto scherzando. Gocce grandi quasi quanto la falangetta del dito medio cadono dal cielo a fiotti, allagando le strade, tuoni e fulmini si stagliano di fronte a noi, illuminando il cielo plumbeo e greve. L’aria è elettrica a dir poco. Sento i capelli dietro alla nuca rizzarsi e con il freddo che c’è oggi, non è la sensazione migliore del mondo.
Intorno a noi qualcuno tira giù una bestemmia, qualcun altro impreca sottovoce. Gli unici che paiono essere allegri di questo tempo sono naso lungo e cappello di paglia che, intonando una canzoncina idiota, camminano come se niente fosse, andando a saltare in tutte le pozzanghere che trovano. Bibi e Nami, al contrario, sono nere come le nuvole che ci sorvolano.
-Basta cantare voi due! Smettetela!-
-Che c’è, Nami?-
-Come fate a essere così allegri con questo tempaccio?-
-Ma a me la pioggia piace…-, si discolpa Usopp.
-Bah, scemi voi, se poi vi prendete una polmonite non è colpa mia!-
-Eddai, non farla tanto lunga- le dico con spensieratezza, alzando il cappuccio della mia felpa e mettendomela sopra la testa con non curanza.
-Si tratta solo di un acquazzone, al massimo si prendono un raffreddore…-
-Sei il solito imbecille. Nami si sta solamente preoccupando di quei due cretini, ma a quanto pare la sua gentilezza non è ricambiata!-
-Finalmente uno che capisce qualcosa…-
-Grazie amore mio dolcissimo!!-.
Mi blocco e alzo gli occhi al cielo, guardando quel principino che sbraita sotto la pioggia. Ci lanciamo un occhiata in cagnesco, ma prima che io possa rispondergli lui già sta porgendo alle ragazze il suo giacchetto.
-Tenete miei amori!-
-Ma Sanji, e tu?-
-Stai tranquilla- le dico io intromettendomi nel discorso. –Sarà solo un capo firmato di qualche marca multimiliardaria. Cosa vuoi che sia?- le domando retoricamente ridacchiando.
-Almeno io non vado vestito con degli stracci come i tuoi!-
-Allora dillo che vuoi fare a botte!-
-Con piacere!-. Faccio per tornare sui miei passi, andando a cercare l’ennesimo scontro con quel figlio di papà, e sto anche per assestargli un bel cazzottone in faccia, se non fosse per Usopp che ci ferma prontamente.
-D-dai ragazzi, non picchiatevi ancora!-
-Sangue! Sangue!-
-RUFY MA SEI IMPAZZITO?!-
-Io me ne vado, non voglio stare sotto la pioggia un minuto di più-
-Vado anch’io ragazzi, scusate. Ci vediamo domani!-
-Ciao ragazze!! Ci vediamo domani, mi raccomando, fate attenzione per la strada!-
-Imbecille…-, gli sussurro tra i denti, mentre con un cenno saluto le altre due che se ne vanno per conto loro. Riprendo il mio zaino, me lo piazzo sulla spalla destra e poi sbuffo. –Vado anch’io, oggi ho gli allenamenti presto-, spiego, lasciando perdere quell’imbecille e guardando Rufy e Usopp. Quei due mi sorridono allegri e annuiscono. –D’accordo, ma non dimenticarti che dopodomani si va a mangiare in centro, capito?!- mi ricorda con la sua solita enfasi il nostro capo banda. Annuisco, certo che me lo ricordo, anche perché sarà sabato, quindi avrò più tempo per dormire. Prima di andarmene e di dar loro le spalle lancio un’ultima minaccia silenziosa al principino, trattenendo un sospiro. I nostri sguardi s’incrociano per pochissimo tempo e un brivido mi percorre la pelle.
Se fosse stato possibile ci saremmo fulminati a vicenda sul momento, ma non m’importa più di tanto. Comincio a camminare e pian piano le loro figure diventano sempre più piccole e lontane. Sposto lo sguardo di fronte a me, e poi, arrivato alla fermata, verso il cielo. Piccole gocce di pioggia mi bagnano le guance e una riesce pure a prendermi di striscio il naso, sfiorando il solco che forma con la gota e cadendo giù.
Socchiudo le palpebre e cado in un limbo nero. Per qualche istante non percepisco il mondo intorno a me, né i suoni, né gli odori. Riesco solo a concentrarmi sui miei pensieri e mi estranio completamente da ciò che è intorno a me, ma per poco, perché qualcosa mi scuote e torno alla realtà. Già è arrivato il 25.
Mi sorprende la sua puntualità, ma non mi faccio domande e salgo tranquillo insieme ad altri dieci o undici ragazzi. Scalpitando, riesco a riprendermi il mio fedele posto in fondo al trabiccolo tenendomi lo zaino tra le gambe.
Solo adesso riesco a vedere che sono bagnato fracico e che il freddo mi è entrato fino nelle ossa. Credo di avere le labbra viola, perché non le sento molto. Cerco di non farci caso, e tento di distrarmi prendendo Citofono dalla tasca della cartella, infilandomi le cuffie nelle orecchie. Tutto, a questo punto, diventa musica, ma non basta questo a riscaldarmi. Poggio la tempia sul vetro appannato e socchiudo gli occhi, tentando di immaginare qualcosa di caldo e di appagante: una cioccolata calda, una coperta, il fuoco… un abbraccio. Magari dato da un amico. Un familiare. Un’amante.
Il mio pensiero fila dritto verso qualcuno e mi maledico subito. Sospiro e scuoto la testa, tornando al mio posto e alla realtà.
Piuttosto che quel calore, preferisco dieci, cento, mille aghi ghiacciati contro la mia pelle.


**End Part Two




 
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Kerena93
view post Posted on 10/10/2011, 17:08




ma a chi starà pensando il nostro caro marimo eh...?
Perche tra tutte le ipotesi d'abbraccio proprio a quella dell'amante...
#crea filmino mentale a luci rosse grazie al quale gongolerà felice per tutta la sera ... e probabilmente anche il giorno dopo...#
Comunque è magnifica e credimi i personaggi io non li trovo per niente OCC (anche se ad essere sincera non sono molto esperta in merito... sono pochissime le ff in cui riscontro questa caratteristica...)
Attendo il seguito con fervido ardore!
uh? ma che diavolo ho detto? mah... sarà la troppa cioccolata che mi fa dare i numeri...
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 10/10/2011, 18:15




Oddio non mi aspettavo una risposta così veloce *____*.
Ma gracchie xD. Scusate se in questi capitoli c'è poca "azione" ma sono introduttivi, prometto che andando avanti sarà meglio <3
 
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Kerena93
view post Posted on 10/10/2011, 18:36




No problem me aspetta...
#si accuccia davanti a computer (computer la guarda indifferente) e ... aspetta da brava pampina! u_u)#
 
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FunnyPirate
view post Posted on 10/10/2011, 18:49




Concordo con Kerena per l'OCC...
Penso solo che sia straordinaria, mi piace un sacco, e sono curiosa di sapere come continua!
Grazie per il ringraziamento all'inizio, Vampiraker.
E non preoccuparti, non mi hai rubato l'idea, io avevo altri progetti in mente per i Mugiwara da liceali. xD
Voglio leggere il seguito!!! ^^
Ciao! <3
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 10/10/2011, 19:18




CITAZIONE
No problem me aspetta...
#si accuccia davanti a computer (computer la guarda indifferente) e ... aspetta da brava pampina! u_u)#

Ma quanto siete tenere? X°DDD comunque sia... oddio no non aspettare così! Almeno portati qualcosa da mangiucchiare... magari ci pensa Sanji eh? X°D.
CITAZIONE
Concordo con Kerena per l'OCC...
Penso solo che sia straordinaria, mi piace un sacco, e sono curiosa di sapere come continua!
Grazie per il ringraziamento all'inizio, Vampiraker.
E non preoccuparti, non mi hai rubato l'idea, io avevo altri progetti in mente per i Mugiwara da liceali. xD
Voglio leggere il seguito!!! ^^
Ciao! <3

Ah meno male!!! Allora leggerò anche quella *___* appena la scriverai, certo ;D
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 11/10/2011, 21:12




{ Spazio dell'Autrice }

Ooookay e si è arrivati al terzo capitolo di questa penosa splendida ff U__U''. Spero, come al solito, di non fare troppi danni.
Vi chiedo ancora scusa se sono i capitoli introduttivi, ma abbiate pazienza, ci saranno altre sorprese in futuro :D.
Grazie a tutteeee!!!

Buona lettura!!






{ Rimescoliamo le Carte }

*** Capitolo:
Chi non ha il pane, non ha i denti. Chi ha i denti, non ha il pane.




-Mà? Sono tornato!-.
Lancio la borsa sul pavimento di casa con stanchezza: mi fanno male tutti i muscoli, anche quelli che non sapevo di avere e l’unico desiderio che ho è quello di buttarmi sul materasso o, in caso non dovessi riuscire nell’impresa, sul divano.
Mi passo una mano dietro alla nuca e butto giù il cappuccio, sospirando. Percorro il corridoio di fronte a me e giro alla prima porta a destra, entrando nella cucina (piuttosto modesta, a mio parere… come del resto tutta la casa).
Non ricevendo nessuna risposta deduco che non ci sia. I miei dubbi vengono confermati quando, avvicinandomi al lungo bancone di fronte ai fornelli, trovo un biglietto:

Ciao tesoro,
Scusa se non ti ho avvertito, ma ho il doppio turno oggi.
La cena è nel frigo se vuoi.
Non bruciare tutto come al solito!
Ti voglio bene, a domani.

Baci, Mamma".


Sospiro, ma sorrido un po’, prendo il biglietto e lo cestino immediatamente. Quella scema. Già gliel’ho detto che non c’è bisogno di fare questa storia. Potrei lavorare benissimo io al posto suo, magari saltando qualche giorno di scuola in più, oppure alternandomi tra studio e sport. Quasi non mi si è mangiato quando gliel’ho proposto.
Piuttosto”, ha detto “Mi trovo un altro lavoro!” e infatti così è stato.
Lavora come infermiera in ospedale, la mattina e il pomeriggio (qualche volta fino a sera, se c’è qualche paziente che ha ancora bisogno di cure) e quando può, tenta di arrotondare con il nuovo lavoro alla farmacia notturna. E tutto questo solo per permettermi di vivere senza preoccupazioni inutili. Quella donna ha tutta la mia stima, ma sono in pensiero: sono giorni che non torna a un orario decente.
Vorrei poter passare più tempo con lei, ma le uniche che posso, di solito sono la mattina di sfuggita oppure le domeniche.
Vado verso il frigo con passo altalenante e mi prendo la cena: pasta con pomodorini e tonno. Non capisco, perché mi ha scritto di non bruciare niente? Non è pasta fredda? Bah, io comunque vado sul sicuro e non tocco neanche il microonde. La butto su un piatto e accendo la tv mettendola sul giornale locale. Non appena faccio per portare alla bocca il primo morso, sento i muscoli andare in tensione e faccio una smorfia.
Sono stanchi anche loro, il maestro questa sera ci è andato giù pesante ed è già un miracolo che sia riuscito a farmi la doccia lì senza cascare dal sonno.
Non ho avuto neanche il tempo per mettermi a paro con i compiti… è vero che è appena la prima settimana, ma essendo al quinto anno non perdono tempo.
Già abbiamo fissati i primi due compiti di matematica e fisica.
Mentre mando giù un boccone di pasta fredda (o meglio, ghiacciata, ma non ho voglia di alzarmi per scaldarmela… la sedia è così comoda…), ascolto alla tv che succede nel mondo. Neanche a dirlo sono tutte pessime notizie, e quando danno buone notizie, per la maggior parte sono stronzate di livello galattico.
Trovato un cane che ha un dente in più, si suppone uno sviluppo del DNA” ma per favore!
Magari non gli è caduto un dente da latte? Dio quanto odio queste cose. In più, ci speculano sopra in una maniera mostruosa. Possibile che nessuno pensa a fare il volere della giustizia, piuttosto che il proprio?
Mio padre lo diceva sempre: “Ciò che manca nel mondo, di certo non è la stupidità umana. Di quella ce n’è pure in abbondanza.
La potremmo dare ai pianeti vicini, peccato che nessuno la vuole, nemmeno lì
”.
Sono sicuro che lui avesse capito tutto del mondo… peccato che non ha avuto il tempo per insegnarmi.
È morto quando avevo appena compiuto i dieci anni, ricordo appena il suo viso dalle tante foto che abbiamo in casa di lui con me e la mamma. Lei dice che ho ripreso tutto da lui, ma io mi ci ritrovo solo nel fisico. Anche lui era uno spadaccino, come lo sono io, ed è stato lui a insegnarmi le basi della spada quando avevo appena otto anni. Poi è andato tutte a puttane, ed ho cominciato a esercitarmi da solo, per tenere alto il suo ricordo e il suo sogno.
Lui voleva diventare il migliore schermidore del mondo. Tirava di scherma come nessun altro. La notte che morì aveva in programma una sfida, l’ultima. Se l’avesse vinta, avrebbe potuto festeggiare insieme a noi il suo trionfo. Non riuscì nemmeno a vedere le luci dell’alba.
Non riuscivo a credere che mio padre fosse morto. L’avevo sempre visto indistruttibile, fortissimo. Era il mio eroe. Poi il suo antagonista me l’ha portato via.
Improvvisamente non ho più così tanta fame. Le notizie al tg passano veloci e non le riesco a cogliere tutte. Ho solo un grande vuoto dentro. Scuoto la testa, non voglio pensarci più. Mi alzo e rimetto in frigo quella poca pasta lasciata lì, prima di lavare i piatti e di scolarmi una lattina di birra. Non è la migliore qualità, ma mi devo accontentare.
Spengo la tv e accendo quella in salone, un po’ più grande dell’altra e la sintonizzo su un canale a caso, poi mi preoccupo di buttare a lavare le cose sporche dello sport e mi butto sul divano, finalmente.
Mi circondo di cuscini e mi metto di lato cominciando a fare zapping tra un canale e l’altro. Neanche ho il tempo di trovare qualcosa di decente da vedermi, che il mio cellulare (un Samsung Corby. È stato il regalo di quest’estate per esser stato promosso senza debiti. Fu una svolta!) comincia a vibrare. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo, allungo la mano e prendo quel coso. Sullo schermo del display appare: “Un nuovo messaggio da: Cappello di Paglia”. Lo apro con un tasto veloce.

Messaggio da: Cappello di Paglia.
Testo: Ragazziiiiii!!
Domani chi mi passa i compiti di fisicaaa? +w+


Scoppio a ridere. Ah, ecco, non sono l’unico allora. –Che imbecille…-. Non faccio in tempo a rispondere che lo fanno gli altri.
(I nostri telefonini hanno una chat attiva 25 ore su 24, purtroppo per me).

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: Perché per una volta non te li fai da solo? =__=’’

Messaggio da: Cappello di Paglia.
Testo: Ma non ci capisco niente ç___ç… dai dai dai, chi mi aiuta? *-* Namiii??? Bibiii?? Usop—, no, lui no…

Messaggio da: Naso Lungo.
Testo: No, adesso mi spieghi, perché io no?! È___é

Messaggio da: Cappello di Paglia.
Testo: Perché tu hai chiesto aiuto a me :S

Messaggio da: Naso Lungo.
Testo: Ugh, hai ragione D:



Ma che cavolo?! Sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Meglio chiudere la conversazione qui.

Stai mandando un messaggio.
Testo: Non contate su di me. Ho sonno e voglio dormire Z__Z

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: Il solito idiota dormiglione :S


Sbuffo. Eh certo!!! Uno si fa tre ore di esercizi e deve pure essere in torto, ma non ho capito…

Stai mandando un messaggio.
Testo: Ahahahah! Sei simpatico come un riccio nelle mutande, ricciolo -____-

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: E tu come una martellata tra i denti è___é

Messaggio da: Strozzina.
Testo: Smettetela di litigare voi due!! È___é, comunque te li passo io se vuoi…

Messaggio da: Cappello di Paglia.
Testo: Davvero Nami?!?! Grazie *____*

Messaggio da: Strozzina.
Testo: Certo… basta che mi paghi +w+!

Messaggio da: Strozzina.
Testo: … ç\\\\\ç Bibi…? Ti prego…

Messaggio da: Naso Lungo.
Testo: Ahahahahaha, che faccia x°D

Messaggio da: Bibi.
Testo: Dai, Nami! Non fare la tirchia! Rufy, se vuoi te li passo io, basta che li copi in prima ora che vorrei ripassare poi, ok? ;D

Messaggio da: Cappello di Paglia.
Testo: Siiii *___* grazie mille Bibi, grazie!!

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: Oh, Bibi cara!!! Sei così dolce ed altruista ♥♥♥♥♥♥♥♥

Stai mandando un messaggio.
Testo: Finiscila, con tutti questi cuori intasi la chat, imbecille

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: …

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: ♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥
♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥♥

Messaggio da: Ricciolo inutile.
Testo: Che dicevi, scusa? ♥


Digrigno i denti e lancio il telefono dall’altra parte del divano, nascondendolo sotto il cuscino, non prima di avergli risposto con un “’Fanculo” diretto. Non voglio pensare a quegli idioti. Tanto Bibi ha risolto il problema no? Ecco, allora non rompessero i coglioni. Sospiro e mi volto a guardare la tv. C’è un film d’azione che non è un granché e soprattutto, non mi attira quanto vorrei, perché comincio a pensare a tutto fuorché al cortometraggio. Prendo un bel respiro e poi mi rilasso. Pian piano, la morbidezza del divano mi avvolge e i suoi cuscini, anche se vecchi, sono talmente comodi che mi fanno venire la tentazione di dormire. Altro che compiti!
Pian piano mi si chiudono gli occhi e nel buio… squilla il telefono, di nuovo.
-AAAArg! Ma chi cacchio è?!- sbraito, andando verso il cellulare e guardando lo screen.
Oltre agli scleri di quegli scemi c’è una chiamata in corso. Rispondo.
-Pronto, Saga?-
-Oi, Zoro? Disturbo?-
-Oi… no, tranquillo, dimmi-
-Senti, so che sono le undici ed è tardi… ma mi devi aiutare…-, sento dall’altra parte della cornetta dei suoni strani.
Delle macchine stanno passando, ma non sembra esserci qualcun altro con lui. C’è il vento, perché lo sento soffiare sulla cornetta, e in più lui ha il fiato corto.
-…Saga, che sta succedendo?-
-Niente di che, tranquillo, ma posso passare a casa tua, un secondo? Ti citofono e tu scendi-. Sospiro e mi passo la mano sopra la faccia.
-Si, certo-
-Grazie, sei un amico, cinque minuti e sono lì da te- e poi attacca.
Possibile che non posso neanche riposarmi in pace?! Chiudo la chat, disconnettendomi di colpo. Non ho intenzione di fare preamboli.
Passano esattamente cinque minuti da quando mi ha chiamato e mi citofona. Gli apro la porta, prendo le chiavi e scendo con il cellulare nell’altra mano. Ho il passo accelerato e neanche me ne rendo conto. Quando arrivo al portone del condominio, lo apro con l’apri-porta ed esco.
Mi volto verso sinistra e mi stringo di più le mani nelle tasche. Una folata di vento gelido mi attraversa la pelle e mi fa sussultare. Cavolo, siamo ai primi di settembre e già fa così freddo? Pensa a Dicembre!
Mi avvicino verso il cancello principale e piano piano intravedo sempre di più una figura alta, dai capelli grigiastri (viva le tinte strane) e con il corpo snello. È lui, ma qualcosa non va. Man mano che la sua figura diventa sempre più grande la mia teoria si consolida, fino a che, poi non mi ritrovo a sbiancare completamente.
-Cazzo, Saga! Che ti è successo?!- domando aprendogli il cancello con il pulsante e fiondandomi fuori, accanto a lui. Non appena incrocio il suo sguardo, rabbrividisco. Sta tremando, probabilmente dal freddo, sotto le luci bianche dei lampioni della strada, riesco a intravedere chiazze di sangue incrostato un po’ ovunque. Ha il labbro inferiore spaccato a metà, e si tiene un braccio con fare dolorante.
-Buono, buono, non è niente…-
-Non dirmi che non è “niente” che m’incazzo solo! Chi ti ha ridotto così?!-, gli domando, avvicinandomi a lui e facendolo sedere vicino al marciapiede. Lui mi spiega in poche parole: -Sai che i miei sono separati no?-
-Si, quindi?-
-Oggi stavo con mio “padre”-, sputa quella parola come se fosse il peggiore degli insulti. Sospiro e mi siedo accanto a lui.
-Che è successo?-
-Niente, semplicemente mi ha ammazzato di botte perché non apprezzo che si sia risposato-, fa spallucce guardandomi.
-Scusa se ti ho fatto scendere così tardi, ma vorrei che mi aiutassi con queste ferite… devo tornare da mia madre domani mattina e non voglio che veda ‘sta roba…-, aggiunge.
Annuisco immediatamente. Mi pare il minimo. Gli scompiglio i capelli, dandogli un piccolo pugno sul braccio buono. –Cretino, vedi di non fare danni con tuo padre-.
-Quello non è mio padre-, mi ferma, lapidario.
Rimaniamo in silenzio per qualche istante, a guardare il cielo. –Non lo è mai stato-.
Non rispondo, mi alzo semplicemente e gli allungo una mano.
-Sarà meglio muoversi, più aspettiamo, più tempo ci metto a curarti quella roba…- spiego. Non che sia un dottore esperto, ma per questo ci vuole poco. Incrocia la mano con la mia e si tira su. Traballa, ma sta bene per il resto. Dovrà comunque farsi vedere da un dottore, la mia tesi è solamente blanda, ma penso che si sia slogato la spalla, più che il braccio.
Mentre lui si avvia verso il cancello sospiro.
E’ proprio vero.
Chi ha il pane, non ha i denti e chi ha i denti, non ha il pane.
O forse dovrei dire che chi ha il padre, non se lo gode e chi non ce l’ha, farebbe di tutto per riprenderselo? Il mondo è ingiusto, ne sono più che convinto.
Io non credo in Dio. Non ho mai creduto in un “Al di là”, e ho ferme prove della mia teoria che le persone che ti lasciano rimangono fisse nei tuoi ricordi.
Se mai esistesse, un Dio non sarebbe così spietato da far morire mio padre e da far vivere uno stronzo come quello di Saga. È del tutto illogico, e Dio, per definizione, non lo è. E non venitemi a raccontare che “Dio ha il suo piano”, perché non ci trovo niente di utile, per Saga, essere abbandonato dal padre, e avere due famiglie invece che una.
Ha il doppio dei problemi e la metà dei vantaggi.
Per quanto mi riguarda, siamo noi che decidiamo il nostro destino.
Certo, magari questo presunto Dio ci dà le carte, ma la mano la giochiamo noi, e siamo noi a scegliere cosa fare per vincere la partita della vita. Dobbiamo solo sperare nella mano vincente. Poi, certo, in una partita ci sono più match, si vince e si perde, ma l’importante è che quando si arriva all’ultima carta, non si hanno rimpianti.
O almeno è così che la vedo io.



***End Part Three




 
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