Summer Storm, Rating Rosso

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Clerith
view post Posted on 27/9/2009, 02:53




Ebbene si sono venuta a postarla pure qui.
Vi avviso subito dal secondo capitolo questa fanfiction è a rating rosso, sconcerie e sadicità gratuite se avete paura (e con me c'è da averne visto quanto male scrivo) evitate di leggere ^.-
Posto intanto i primi due capitoli e appena finirò di scriverlo anche il terzo xD
Beh se così si può dire buona lettura!


First Encounter



[ Lo trovo strano, quasi irritante, che proprio ora, durante l’unica pausa in tutta la giornata in cui posso fumarmi una sigaretta in santa pace, mi ritrovi a pensare proprio a te.
Non ci ho creduto, nemmeno per un istante, e ancora adesso se ripenso a quello che è successo non posso che paragonarlo ad un temporale estivo, violento ma passeggero.
Eppure...
Eppure, per la prima volta, aspetto il ritorno degli eterni temporali autunnali.]




Mare, mare, mare e ancora mare.
Erano giorni che non vedeva altro, solo un mucchio d’inutile e stupida acqua salata; eppure era sicurissimo di non essersi perso, aveva seguito alla lettera le indicazioni di Yosaku.
Sempre dritto a Nord, e lui era sempre andato avanti, non poteva di certo essersi sbagliato, semplicemente, quello stupido, aveva dimenticato di dargli le indicazioni esatte.
Era certo di essere nel posto giusto, quindi quel dannato ristorante in mezzo al mare lo dovevano aver spostato per forza, del resto che cosa poteva aspettarsi da una nave guidata da cuochi?
All’orizzonte poteva intravedere la sagoma di quella che, probabilmente, era una nave di svitati, considerando la sua forma decisamente fuori dal comune.
Poco male, in fin dei conti doveva chiedere solo informazioni, quindi svitati o meno non cambiava poi tanto.
Mentre si avvicinava notò un’imbarcazione della marina affiancata a quella nave, tanto meglio, avrebbe avuto più persone a cui chiedere le indicazioni di cui aveva bisogno.
Una volta affiancata la nave legò la cima, in modo da non perdere anche quella cadente scialuppa su cui viaggiava, e si avviò verso l’ingresso.
Non perse tempo a chiedersi che razza di nave fosse per avere un ingresso, si limitò a entrare da quella porta alla ricerca di qualcuno in grado di aiutarlo.
Si sarebbe aspettato di tutto all’interno di quella nave, anche un pinguino pronto a inseguire un cane, ma questo andava oltre ogni sua rosea aspettativa.
Un ristorante, ecco dov’era.
Era finito in un ristorante in mezzo al mare, che fosse il Baratie che stava cercando?
Non fece in tempo a domandarselo che uno strano tizio sorridente gli si parò di fronte.
-Cosa posso fare per lei gentile cliente?-
La prima reazione fu di prendere a pugni quella faccia da idiota, e di togliergli quel sorriso ebete che si ritrovava ma, considerando che così non avrebbe di certo ottenuto le informazioni che voleva, decise di trattenersi.
-Ecco, stavo...-
-Vuole mangiare! Prego si accomodi a questo tavolo.-
Senza che potesse replicare quello strano tizio lo accompagnò al tavolo.
-Ha i soldi per pagare il conto signore?-
Quella domanda, anche se posta nel modo più cordiale che Zoro avesse mai sentito, riuscì comunque a risuonare come una minaccia.
Comunque se non avesse dimostrato di possedere del denaro, non avrebbe ottenuto alcuna informazione, quindi...
-Questo basta?-
Le pronunciò quasi con sprezzo quelle due parole, mentre posava sul tavolo i soldi riscossi con le ultime taglie.
Lo sguardo del cuoco di fronte a lui parve illuminarsi a quella vista e l’aria, fino a poco prima minacciosa, mutò completamente.
-Certo signore. Cosa le porto signore?-
-Quello che ti pare, non è il cibo che mi interessa. Avevo bisogno di alcune informazioni.-
-Mi dica pure signore.-
Il sorriso del cuoco stava iniziando a dargli decisamente sui nervi, ma non poteva certo rovinare tutto ora che era ad un passo da ottenere ciò che voleva.
-Come si chiama questo ristorante?-
La sorpresa dipinta sul volto di quell’idiota era visibile anche a un moccioso col naso gocciolante, cosa che finì solo per irritare ulteriormente lo spadaccino.
-Beh signore, si trova al Baratie, il primo ed unico ristorante galleggiante dell’East Blue!-
Bene allora si trovava nel posto giusto, ora non doveva far altro che aspettare.
-Allora signore se non ha altro da chiedermi, andrei a prepararle il pranzo.-
-Si...-
Quando il cuoco se ne fu andato, iniziò a guardarsi intorno.
Sembrava, anzi lo era a tutti gli effetti, un ristorante di prima classe, eppure non sembrava esserci nemmeno un cameriere, e a servire ai tavoli erano tutti i vari cuochi, strano pensò, davvero strano.
Chissà quanto ancora avrebbe dovuto aspettare lì, Johnny e Yosaku non gli avevano accordato una data precisa, quindi poteva solo aspettare.
Considerando l’idiozia dei suoi compagni di viaggio avrebbe dovuto rimanere in quel posto nel centro del nulla, ancora a lungo, anche se ripensandoci, gli altri erano molto eccitati all’idea di passare per quel ristorante.
Se non ricordava male infatti, Johnny gli aveva detto qualcosa al riguardo...
“Dicono che il ristorante sia famoso, oltre che per l’ottimo cibo, anche per le risse che scatenano i cuochi...
Ma sono in molti a sostenere che la vera attrazione di quel posto, sia il vice-capo cuoco...
Cucina di prima classe, ma il suo corpo ha un sapore perfino migliore .”

Era proprio curioso di incontrarlo questo vice-capo cuoco, voleva proprio vedere la faccia di uno disposto a vendere il proprio corpo per dell’inutile denaro.

***
Era pieno, non poteva descrivere il stato fisico in modo migliore.
Quel dannato cuoco gli aveva portato pietanze fino alla nausea, per poi spillargli via tutti gli spiccioli possibili.
Del resto però non poteva lamentarsi, non che gli interessasse veramente, ma il cibo era decisamente buono.
Ora non gli restava che raggiungere la sua imbarcazione e farsi un pisolino in attesa dei suoi squinternati compagni di viaggio.
Rimaneva irrisolto un unico e piuttosto rilevante dettaglio...
Dove diavolo era l’uscita?
Era sicuro al cento per cento di aver imboccato il corridoio giusto, eppure di fronte a lui vedeva solo una lunga distesa di porte chiuse, a chiave per giunta.
Probabilmente avevano scoperto la sua fama di demone dell’est e avevano deciso di chiuderlo dentro,si doveva essere andata senza dubbio così.
Però era strano, aveva seguito quell’ufficiale della marina fino al piano superiore convinto di trovare l’uscita.
Del resto quel tizio aveva appena finito di mangiare, quindi stava senza dubbio uscendo dal locale.
Poco importava, con o senza l’aiuto di quel tizio sarebbe uscito da quel dannato posto, doveva solo trovare la porta giusta!
Ad allontanarlo definitivamente dai suoi pensieri però, non fu la coraggiosa decisione, quanto piuttosto il rumore sordo di uno schianto nella stanza di fronte a lui.
Non era di certo uno di quei rumori che si sentono comunemente, e le urla spaventate erano decisamente poco rassicuranti.
La mano destra scattò involontariamente sull’impugnatura della spada, pronto ad intervenire in un qualunque momento, ma non fece in tempo a fare un solo passo che la porta si spalancò.
Si scansò appena in tempo, poco prima che un’ombra volasse fuori dalla stanza finendo la sua corsa contro il muro.
Con una seconda occhiata riconobbe il militare che aveva seguito poco prima, ma in lui c’era qualcosa di decisamente diverso.
Gli occhi spalancati fissavano la porta, o meglio la figura nascosta nella penombra della stanza.
I capelli viola erano macchiati di rosso, e il viso era quasi irriconoscibile per le ferite che riportava.
Eppure nonostante le sue gambe tremassero dalla paura, l’orgoglio e la boria presero il sopravvento.
-Tu non sai chi sono io!!-
Il colpo fu talmente veloce, che nemmeno gli occhi esperti dello spadaccino riuscirono a seguirlo, vide solo l’ufficiale accasciarsi a terra con il respiro mozzato.
-Puoi essere chi ti pare, avresti fatto la stessa fine anche con qualche grado in più sulla divisa. Non mi lascio toccare da feccia come te!-
La figura, fino a poco prima nascosta, era ora di fronte a lui, e guardava l’uomo a terra con sguardo furente.
Non fece in tempo a squadrarlo bene che l’altro si era già voltato verso di lui.
-E tu chi diavolo sei?-
La prima cosa che riuscì a mettere a fuoco furono i capelli biondi, leggermente in disordine, che ricadevano su un viso chiaramente accaldato, anche se era impossibile sapere se il rossore fosse dovuto allo sforzo di calciare il tipo fuori oppure a stimoli di ben altra natura.
Quando però i suoi occhi incontrarono l’azzurro sguardo dell’altro si ritrovò a deglutire.
I lineamenti del viso erano delicati, fin troppo per un uomo, e la carnagione chiara, quasi nordica, portavano a pensare che il ragazzo non fosse dell’East Blue.
Il corpo era esile, quasi fragile all’apparenza, ma quell’apparenza era più che ingannevole, bastava spostare l’attenzione sull’uomo che ancora rantolava a terra.
La camicia bianca, aperta quasi completamente, lasciava intravedere un segno rosso sul collo, quasi sicuramente un morso.
I pantaloni neri fasciavano le gambe, che difficilmente un uomo non avrebbe trovato almeno un tantino interessanti, e Zoro non riuscì a non notare che erano sbottonati, porte aperte al paradiso dei dannati.
La sigaretta che stringeva fra le mani se la portò lentamente alle labbra in un gesto calcolato, e agli occhi dello spadaccino, quasi sensuale mentre, lo sguardo azzurro carico di sospetto, non lo lasciava un secondo.
Davanti a quell’immagine, davanti a quella bocca, Zoro non poté fare a meno di pensare che, almeno una volta nella vita, avrebbe voluto assaporare quel frutto proibito.


[Cucina di prima classe, ma il suo corpo ha un sapore perfino migliore.]








Sweet Bloody Dessert




[Più la nave si fa strada fra le onde, più si fa forte la strana sensazione di aver già navigato su questa rotta.
Sotto questo caldo sole di fine estate, mi ritrovo a pensare a quella notte di tempesta ancora una volta.
Un temporale, ecco cos’è successo fra di noi, un violento ma passeggero temporale.
Eppure...
Eppure mi ritrovo a desiderare di vedere presto, le ferme certezze invernali.]



Il silenzio aleggiava nell’aria affilata come la lama di un coltello, interrotto soltanto dal tossire instabile del marine.
-Allora, hai intenzione di rispondermi o devo perdere tempo con te ancora a lungo?-
Lo sguardo corrucciato, il tono quasi sprezzante e un ritmico ticchettare del piede destro, non lasciavano presagire nulla di buono.
Ma le parole erano come frenate in gola e, per quanti sforzi facesse lo spadaccino, queste non sembravano intenzionate ad uscirgli di bocca.
Avrebbe voluto dirgliene quattro per il tono fin troppo arrogante che aveva usato nei suoi confronti, ma l’azzurro così chiaro nell’occhio dell’altro gli impediva un qualunque pensiero coerente.
-Devo forse pensare che sei un ladro? Oppure...-
Fu istintivo, quando vide il biondo avvicinarsi con un andamento quasi felino, non riuscì a non fare un passo indietro, e a voltare la sua attenzione altrove.
-Oppure...-
Eppure non poté fare a meno di fissarla quella dannata lingua mentre, con un gesto lento e calcolato, si inumidiva le labbra.
-...sei il cliente che stavo aspettando?-
Sussurrò quelle parole sul suo orecchio, facendo scivolare il respiro sulla pelle in una calda e sensuale carezza.
Zoro per tutta risposta non poté che deglutire, cercando la forza di spirito necessaria ad allontanare quel dannato biondino e rispondere seccamente alle sue domande.
-Allora, signor spadaccino?-
Quei sussurri sembravano quasi penetrargli, lasciando brividi caldi, elettrizzanti, e gli impedirono di accorgersi per tempo della mano diafana dell’altro fra i capelli.
-Nemmeno un nome? Dovrò tirartelo fuori a forza...-
Fece appena in tempo a voltarsi verso il viso dell’altro, che sentì un leggero tocco sulle labbra, così leggero che pensò di esserselo immaginato, ma sicuramente era vero il calcio che lo colpì violentemente allo stomaco facendolo volare contro il muro.
-Allora dannato bastardo, ti decidi a dirmi chi diavolo sei?!-
Non ci mise molto, il tempo di rimettere a fuoco la vista dopo l’impatto, e già si stava rialzando.
Si leccò via il sangue che era sfuggito alle labbra, in mano già una delle katane.
- Roronoa Zoro...-
Fu un attimo e già la spada sfiorava il candido collo del biondo.
-...e non dimenticarlo.-
Il ghigno beffardo sul volto dell’altro colse di sorpresa lo spadaccino, che diavolo aveva in mente?
-Decisamente un nome troppo sofisticato per uno come te...–
Ai suoi occhi attenti non sfuggì la luce sarcastica che illuminava lo sguardo del biondino.
-Marimo lo trovo molto più adatto!-
Fece appena in tempo a schivare il calcio che puntava al suo fianco sinistro, e si preparò per bloccare il secondo attacco del biondo, quando una voce in fondo al corridoio li costrinse a fermarsi.
-Che diavolo è tutto questo casino quassù?!-
In fondo al corridoio apparve uno strano tizio, indubbiamente un cuoco vista la sua divisa, ma allo stesso tempo si differenziava completamente da quelli che Zoro aveva visto servire in sala.
I baffi erano legati in due lunghissime trecce bionde, mentre sul capo indossava un capello di dimensioni decisamente esagerate.
Il suo sguardo furibondo non lasciava comunque presagire qualche lieta notizia per i due litiganti.
-Moccioso! Avrei dovuto immaginarlo che dietro a tutto questo casino c’eri tu!-
A quelle parole il biondino si avvicinò rabbioso al cuoco, fermandosi a pochi centimetri dal volto dell’altro.
-Cosa hai detto vecchiaccio?!-
Si sentiva la rabbia nel tono di voce del ragazzo, ma allo stesso tempo Zoro avvertì un certo timore, quasi rispetto nei confronti del più anziano, chissà quali erano i rapporti tra i due.
Il calcio che colpì il biondino arrivò in aspettato agli occhi dello spadaccino, ancora perso nei suoi pensieri.
-Non permetterti di parlarmi così moccioso!-
Gli occhi del cuoco andarono verso la figura ancora agonizzante del marine poco lontano da loro.
Fu un attimo ma Zoro non poté fare a meno di notare l’ombra che aveva oscurato lo sguardo del più anziano.
-Quando la smetterai Sanji?-
Fu un sussurro, quasi si stupì di se stesso nell’essere riuscito a sentirlo, ma era più che sicuro che fosse arrivato anche alle orecchie del ragazzo, che aveva abbassato leggermente il capo, un gesto quasi accennato.
Il vecchio si avvicinò al marine caricandoselo sulle spalle, per poi riavviarsi verso il corridoio da dove era arrivato, senza però tralasciare uno sguardo di profondo disappunto.
-Quando lo capirai che non ho bisogno della tua pietà moccioso?! E vedi di andarti a sistemare, non ti voglio conciato in quel modo indecente mentre servi i clienti!!-
Quando lo strano cuoco fu scomparso in fondo al corridoio, lo sguardo di Zoro tornò a posarsi su Sanji ancora a terra.
I capelli gli coprivano il volto, ma vedeva distintamente i denti che affondavano con rabbia nel labbro inferiore.
-Dannato vecchiaccio!-
Alle orecchie dello spadaccino quello apparve quasi un urlo liberatorio, l’esplosione del nervoso covato dall’inizio della discussione, che però aveva le radici in qualcosa di ben più profondo.
Il biondino si alzò irritato e, prima che Zoro potesse anche solo fiatare, si richiuse nella stanza da cui era uscito, non uno sguardo, non una parola, come se non gli importasse più della sua presenza in quel posto, come se della sua presenza non gliene fosse mai importato.
Non sapeva ben definire ciò a cui aveva appena assistito ma, sentiva distintamente nell’aria quel vago sapore d’irrisolto, lo sottile strato di polvere che nasconde risentimenti covati da tempo, ma che non riuscivano ad essere portati alla luce nel modo giusto.
Qualunque fosse il problema che intercorreva tra i due, Zoro era più che sicuro di non volerne rimanere invischiato.

***

Passarono i giorni, e lo spadaccino non si era mosso dal ristorante nemmeno per un attimo.
La notte dormiva nella sua imbarcazione, anche se Sanji faticava a considerarla tale visto che assomigliava molto di più a quattro tronchi intrecciati, mentre il giorno lo passava mangiando al ristorante e guardando svogliatamente i cuochi lavorare.
Non sapeva perché ma quel dannato marimo lo infastidiva veramente tanto e solo con la sua presenza.
Più volte si era sentito osservato da quei suoi occhi neri, erano sguardi che sembravano scavare nel profondo, e per questo li detestava.
Detestava tutto di quell’idiota, dal modo di porsi verso le persone al colore dei suoi capelli.
Forse era per questo che ogni qualvolta si incrociavano per i corridoi o nella sala da pranzo non si risparmiavano battutine acide da zitelle cinquantenni e provocazioni.
Riscuotendosi dai suoi pensieri, prese i dessert che aveva appena finito di decorare e si avviò verso la sala per servire i clienti.
Appena entrato, sentì gli occhi neri dello spadaccino su di lui, ma resistette alla tentazione di insultarlo e si avviò a passo deciso verso i clienti da servire.
Mentre tornava in cucina la sua attenzione venne rapita dall’entrata in sala di un nuovo cliente, decisamente non una persona ordinaria.
La figura era esile, eppure la sua sola presenza trasmetteva un certo timore.
I capelli neri erano coperti da un cappello invernale, e per via della testa china non si potevano vedere i suoi occhi, anche se il ghigno disegnato sul suo volto parlava al posto loro.
In una mano stringeva una spada e sulle dita si potevano vedere chiaramente tatuate delle lettere.
L’aria era diventata stranamente pesante, e nella sala era calato il silenzio.
Anche se era uno sconosciuto nel mare dell’Est, quel ragazzo aveva tutta l’aria di essere un pericoloso pirata, e tutti nella stanza parevano averlo notato.
Lo stesso Zoro seduto al tavolo guardava con interesse il nuovo arrivato.
Sanji non fece in tempo a muovere un passo, che il moro alzò lo sguardo mostrando due freddi occhi grigi solcati da occhiaie, il pungente profumo di qualcosa di letale.
Fu accompagnato al tavolo da Paty, ma durante tutta la cena non poté non sentire quegli occhi di ghiaccio seguirlo come una seconda ombra.
Finita la serata, quando ormai tutti i clienti si erano congedati, gli unici due rimasti erano lo spadaccino e quello strano cliente.
Entrambi sorseggiavano un alcolico, beh almeno per quanto riguarda lo straniero, Zoro si limitava a scolare il bicchiere e riempirlo fino a finire la bottiglia.
Il moro era diverso, decisamente diverso.
I suoi occhi grigi percorrevano il corpo del biondo, mentre lasciava scorrere la lingua sulle labbra, ancora impregnate del sapore amaro del liquore appena bevuto.
-Quanto viene la merda che servite?-
Un brivido freddo gli percorse la schiena nel sentire quella voce intrisa di malizia, sapeva perfettamente dove stava cercando di arrivare.
Si voltò per guardarlo dritto negli occhi ma l’unica cosa che riuscì a notare fu lo sguardo vizioso dell’altro e un ghigno bieco che avrebbe fatto rabbrividire perfino Zeff.
-Dipende.-
-Da cosa? Dal prezzo di chi la serve?-
Lo sentiva nell’aria, quella sensazione di pericolo, quella puzza che ti avverte che stai andando incontro a qualcosa di fin troppo rischioso.
Il cuore batteva anche troppo veloce per i suoi gusti, mente a passi lenti e calcolati si avvicinava al tavolo.
Passi sensuali, come un predatore che seduce la sua preda prima di mangiarla, ma sapeva perfettamente che la vera preda in quella situazione era proprio lui.
Arrivò al tavolo posando la mano come a provocare e si avvicinò al viso dell’altro.
-E’ forse interessato a qualcuno in particolare, caro cliente?-
Ebbe appena il temo di realizzare che la mano tatuata dell’altro gli aveva afferrato il braccio che si ritrovò a pochi millimetri dalle sue labbra.
Poteva sentire il respiro di liquore solleticargli la pelle del collo e arrivare fino alla cute.
Le labbra del moro si avvicinarono all’orecchio, sfiorandolo in una rude carezza.
-Cosa offre la casa?-
Mormorò con voce roca, prima di iniziare a mordicchiare il lobo color latte del cuoco, provocando un improvviso disagio nel biondino.
Aveva avuto molti clienti, ma nessuno di questi era stato talmente spudorato da sedurlo proprio in sala, e , tra le altre cose, proprio sotto gli occhi di un cliente più che mai deciso a godersi la scena.
Gli occhi neri dello spadaccino, non li avevano lasciati un momento, fissi quanto quelli di una bambola.
Quando sentì le labbra dell’altro arrivare al collo, fu sorpreso da dei brividi di piacere che gli corsero lungo la schiena, quel tipo non era di certo un dilettante.
Si avvicinò all’orecchio dell’altro, posando la mano libera sulla sua spalla per non perdere quel precario equilibrio.
-Non qui. Ti aspetto al secondo piano. Prendi il corridoio sulla destra, l’ultima porta in fondo.-
Fece per allontanarsi, ma la mano del moro lo trattenne in quella posizione.
Quando l’altro gli morse il collo non riuscì a trattenere un lamento strozzato.
-Spero che il dessert sia davvero buono come dicono.-
Soffiò quelle parole sul collo candido ora arrossato.
Con la lingua raccolse il sangue che fuoriusciva dalla ferita, prima di lasciare il braccio del biondo.
Una volta libero, Sanji perse quel precario equilibrio che lo aveva mantenuto in piedi fino a quel momento e cadde ai piedi del pirata.
Gli occhi grigi del moro erano ormai rivolti al suo liquore, del tutto incurante di quello che era appena successo, e ancora meno del ragazzo ai suoi piedi.
Mentre si rialzava, il cuoco incontrò lo sguardo di Zoro.
Gli occhi neri dell’altro lo guardavano con freddezza, come se nascondessero un sibillino giudizio basato su ciò che era appena accaduto.
Senza trattenersi oltre si avviò verso le scale che conducevano al secondo piano, ma sapeva che quello sguardo freddo l’avrebbe seguito fino all’ultimo gradino.

***

Chiuso nella penombra della sua stanza era riuscito a riprende il controllo delle sue emozioni, riprendendo l’usuale indifferenza con cui affrontava certe situazioni.
La stanza non era grande, ma lo era abbastanza per accogliere i suoi ospiti, del resto quello che veramente serviva era un semplice letto, o poco altro.
La lampada, malamente sistemata sula scrivania, emanava una luce soffusa, la più adatta al genere di incontri che avvenivano lì dentro.
Sanji aspettava l’arrivo del pirata seduto sul letto, che anche se per poco era ancora intatto, e sperava che il suo ospite avesse un senso dell’orientamento migliore della testa di verza che negli ultimi tempi infestava il locale.
Quando senti un lieve ma deciso bussare alla sua porta, si tolse la giacca, lasciandola con cura sull’unica sedia della stanza e andò ad aprire.
Il moro era in piedi di fronte alla porta, con l’aria piuttosto annoiata, e si batteva ritmicamente la spada sulla spalla.
-Entra.-
La pronunciò meccanicamente quella parola, quante volte l’aveva sentita uscire dalle sue labbra?
L’altro non si fece certamente pregare ed entrò silenziosamente nella stanza, lasciandosi alle spalle il biondo intendo a chiudere a chiave la porta.
Fece appena in tempo a raggiungere il moro al centro della stanza, che la mano tatuata lo afferrò per il mento.
Con le dita carezzava senza troppa convinzione la pelle del biondo, mentre i suoi occhi di ghiaccio, erano immobili, intenti ad osservare il viso dell’altro.
A Sanji non sfuggì il luccichio che era passato negli occhi del pirata ma, si accorse, non era solo lussuria.
-Tu non sei di questi mari, non è vero? Non hai l’aspetto di chi è nato nell’Est.-
Un lampo di agitazione colse gli occhi azzurri del biondo, subito soffocati dalla maschera di indifferenza che era solito indossare.
Non poteva negare di essere rimasto sorpreso da quell’affermazione, non si aspettava di certo un atteggiamento simile da quel pirata.
-Non pensavo fosse salito fin qui per chiacchierare, signor cliente.-
Aveva pronunciato le ultime parole con un ghigno malizioso sul volto, come se la domanda di prima non l’avesse nemmeno sfiorato, mentre dentro sperava che quel bastardo si dimenticasse delle sue affermazioni.
-Su questo non posso proprio darti torto.-
In un attimo il moro aveva lanciato spada e cappello sul letto, mentre con la mano che prima bloccava il mento del biondo, gli afferrò la cravatta tirandolo verso di sé.
Non fu un delicato unirsi di labbra, fu più simile ad uno scontro, fu violento e senza il minimo pudore o premura, un bacio puramente passionale.
Poteva ancora sentire quel retrogusto liquoroso sulle labbra del moro, quell’odore di alcool tra i loro respiri.
Sanji posò le mani sulle spalle dell’altro, nel flebile tentativo di allontanarlo e riprendere fiato.
Per tutta risposta una mano raggiunse il suo collo color latte, spingendolo indietro verso la porta.
Una volta raggiunta, le labbra del pirata si staccarono, mentre con la lingua assaporava i resti di quel bacio.
L’ennesimo ghigno illuminò il viso del biondo, mentre guardava il gesto lussurioso dell’altro.
-Sbaglio o ancora non ho avuto l’onore di conoscere il suo nome, signor cliente?-
Nella luce soffusa della stanza, il lento muoversi delle labbra ancora umide del cuoco era un’ipnosi estremamente sensuale.
-Trafalgar Law, se è un nome da urlare che ti serve. -
Con la mano che ancora teneva saldamente il collo del biondo, scostò leggermente la camicia, mettendo a nudo il segno del morso di prima.
Le labbra di Law si posarono su quel segno sfiorandolo appena.
-Anche se...-
Un gemito soffocato uscì appena dalle labbra del biondo mentre i denti dell’altro affondavano ancora una volta nel suo collo.
-...mi accontento solo delle urla.-
A quelle parole un brivido attraversò la schiena di Sanji, mentre le mani dell’altro lentamente allentavano la cravatta e si insinuavano al di sotto della camicia.
Il respiro del moro gli solleticava la ferita mentre la lingua calda che raccoglieva lascivamente il poco sangue che fuoriusciva mandava scosse di adrenalina in tutto il corpo.
Portò le mani bianche alla schiena dell’altro afferrando la maglia con forza, mentre era scosso da brividi di piacere fin troppo intensi per così poco.
Quel tizio ci sapeva fare, non si era sbagliato, era decisamente bravo a trovare i punti migliori.
Avvicinò le labbra all’orecchio dell’altro, sfiorandole con delicatezza, mentre i capelli neri gli solleticavano il naso.
Profumavano, di un profumo fresco e aspro, di quelli che senti pizzicare in gola.
Iniziò a mordicchiare con i denti il lobo dell’altro, passando con la lingua sugli orecchini che portava.
Si sentì sfilare la cravatta con movimenti bruschi, mentre le mani scendevano rudi sul suo petto sbottonando lentamente la camicia.
Fu troppo tardi quando sentì una delle mani tatuate afferrarlo per i capelli e riportarlo sulle sue labbra.
Per quanto gli sembrasse impossibile, quel bacio fu anche più violento dell’altro, Law non si risparmiava i morsi mentre seduceva le sue labbra con la lingua.
Il sangue iniziò a fluire alle guance del biondo, mentre l’odore di liquore nel respiro dell’altro iniziava a farlo sentire accaldato.
Non fece in tempo a riprendere un minimo di autocontrollo che si sentì strattonare dal pirata verso il letto.
La delicatezza non era di certo tra le qualità di spicco di Trafalgar Law, si ritrovò a pensare Sanji mentre veniva spinto sul letto con malcelata lussuria.
Riuscì appena al alzarsi sui gomiti che il moro gli era già a seduto sopra a cavalcioni bloccandolo al letto.
Sanji fece per avvicinarsi, e prendere, anche se per poco, un minimo di iniziativa, ma il moro lo spinse giù, bloccandogli le braccia sopra la testa con una mano.
Con la mano libera aprì totalmente la camicia, scoprendo la pelle diafana del biondino.
Partendo dal collo iniziò a scendere con le labbra lungo il corpo del ragazzo, leccava e mordeva quella pelle candida, troppo candida per i suoi gusti, qualche macchia rossa non poteva che renderla più affascinante.
Arrivò fino ai pantaloni neri, ancora completamente abbottonati, ancora per poco ovviamente.
Con la mano libera sfiorò con estrema leggerezza la pelle sopra la linea di quei pantaloni, mentre lentamente alzava lo sguardo verso il viso del cuoco.
I suoi occhi grigi incontrarono il rossore che imporporava le guance del biondo, il respiro affaticato donava un ritmo irregolare al petto del ragazzo, e Law non poteva che guardare con morbosa lussuria la scena.
Con calcolata lentezza passò le dita al di sotto dei pantaloni accarezzando rudemente la pelle nascosta, e sotto i suoi occhi il biondo trattene un gemito, mentre una sfrontata goccia di sudore scendeva lungo la pelle delle guance.
Un ghignò si formò sul viso del pirata mentre avvicinava il viso a quello del ragazzo sotto di lui.
Soffiò il suo respiro sulla pelle arrossata del cuoco, che sentì distintamente l’odore dell’alcool ancora imprigionato nelle labbra del moro.
Sotto lo sguardo freddo di Law, Sanji sentì il suo cuore iniziare a galoppare con fin troppa foga, eppure non era la prima volta che si trovava in questa situazione, ma c’era qualcosa in quegli occhi di ghiaccio, qualcosa di indefinito che lo spaventava e lo attirava allo stesso tempo.
Quando sentì la lingua calda dell’altro percorrergli la guancia, fu inondato da un piacere inaspettato.
Il moro arrivò fino all’orecchio iniziando a mordicchiarlo, e soffiando il suo respiro caldo fino a far rabbrividire il biondino.
-Che ne dici di movimentare un po’ le cose?-
Prima che potesse anche solo prendere il respiro, Law aveva già sbottonato i suoi pantaloni e li stava calando con impazienza insieme ai boxer.
Senza nemmeno avere il tempo di realizzarlo Sanji si ritrovò nudo sotto lo sguardo lussurioso dell’altro.
Per un motivo a lui sconosciuto il biondo si ritrovò a deglutire sotto l’intensità di quello sguardo, lo stava divorando con gli occhi.
Una luce quasi malata illuminava quello sguardo, che non si lasciava sfuggire nemmeno un centimetro di quella pelle diafana.
Il moro si avvicinò al viso del cuoco, mentre si leccava vogliosamente le labbra.
-Ci sarà da divertirsi.-
Lo sussurrò con voce roca sulle sue labbra, prima di affondare in un bacio morboso, in grado di soffocare i gemiti del biondo.
Gemiti più che giustificati dal momento che la mano tatuata del pirata era scesa fin troppo in basso perché riuscisse a trattenere quel dannato piacere che provava.
Il suo corpo fu colto da uno spasmo incontrollato, sotto le premure del moro, che Sanji sentiva ghignare nonostante le sue labbra fossero impegnate in ben altro.
Quando la bocca dell’altro scese a stuzzicare il collo, il suo respiro si fece pesante e i gemiti gli sfuggivano tra le labbra nonostante cercasse in tutti i modi di trattenerli.
Nel frattempo la mano che lo tratteneva per i polsi, aveva lasciato la presa, così come quella impegnata fino a poco prima a stuzzicarlo.
Lo sguardo di Law era indecifrabile in quel momento, illuminato da una perversione sadica, attenta ad ogni minimo cambiamento nelle sue espressioni.
Senza il minimo pudore, il moro si tolse la maglia, gettandola in qualche angolo remoto della stanza, mostrando i muscoli scolpiti nonostante il fisico magro.
Sanji si ritrovò ad osservare il corpo dell’altro, mentre lentamente cercava di stabilizzare il respiro.
L’ennesimo sguardo lussurioso colpì il cuoco, mentre la mano tatuata gli sfiorava lentamente le labbra con le dita.
-Penso che uno come te non abbia bisogno di spiegazioni, vero?-
No le spiegazioni non servivano, sapeva bene qual’era il suo ruolo in questi momenti.
Senza farselo ripetere due volte, iniziò ad accarezzare le dita dell’altro con la lingua, mentre queste forzavano le labbra per avere accesso.
Succhiava con calcolata lentezza quelle dita, mentre con la lingua ne definiva i contorni, e vedeva il viso dell’altro arrossarsi leggermente, finalmente iniziava a sentirlo pure lui quel calore che permeava la stanza come una nebbia leggera e a stento visibile.
Non trattenne un gemito quando a sorpresa la mano dell’altro era arrivata a stuzzicargli il petto.
Graffiava, senza unghie ma graffiava, come se volesse affondare quelle dita nella carne, e sorrideva nel vedere le reazioni trattenute difficilmente dal biondo.
-Sai il sesso ha molti risvolti interessanti.-
Pronunciò quelle parole, con voce roca, vagamente sadica, mentre lentamente sfilava via le dita dalle labbra del biondino.
-Il primo tra questi è sicuramente il piacere.-
Un gemito sfuggì alle labbra del biondino quando la mano che fino a poco prima gli graffiava l’addome andò ad insinuarsi fra le sue gambe, in una lunga ed estenuante carezza.
-Quando una persona prova piacere, ne è soffocata, e anche le persone con un forte autocontrollo finiscono miseramente per crollare.-
Sanji fu costretto a stringere tra le mani le lenzuola, e il labbro inferiore tra i denti per impedirsi di urlare, mentre sentiva le dita entrare senza la minima premura.
Quando il moro iniziò a muoverle, con movimenti alternati tra un lento opprimente e una brusca violenza, si ritrovò inconsciamente ad inarcare la schiena e soffocare tra i morsi i lamenti che gli raschiavano la gola.
-Allora non trovi che il piacere e il dolore si uniscano in un binomio perfetto?-
Gli soffiò quella domanda sulle labbra, mentre guardava con occhi freddi le espressioni cambiare sul volto del biondo.
Ma nonostante la vicinanza quella domanda giunse alle orecchie del cuoco come un sussurro lontano, troppo preso dalle sensazioni contrastanti che stava provando per comprendere anche solo lontanamente cosa sussurrasse quel profumo di liquore.
Un gemito uscì violentemente dalle labbra del biondo, quando le dita dell’altro colpirono un punto particolare capace di far sciogliere tutti i suoi muscoli nel piacere.
-La senti? Senti questa tua impotenza di fronte al piacere?-
Le sue labbra si avvicinarono a mordere quelle ancora boccheggianti del cuoco, leccando e succhiando quelle labbra rosse di passione.
Nonostante la vista offuscata da quel piacere improvviso, Sanji vide distintamente le mani di Law impegnate ad abbassare i suoi pantaloni.
In quel momento fu colto da un insensato timore, come se questo non fosse successo altre volte, come se fosse la prima volta che qualcuno si preparasse a possederlo completamente.
Senza chiedere il suo consenso il moro lo costrinse a passargli le gambe sui fianchi, mentre con l’altra mano, posava le sue mani bianche sulle sue spalle.
E quella volta non bastarono le unghie infilzate nella schiena dell’altro, l’inconscio inarcare la schiena e le labbra sigillate nel suo stesso morso a trattenere l’urlo, mentre con un ghigno puramente sadico il moro distruggeva tutte le sue barriere con una violenza ricercata.
-Lo vuoi sapere il secondo aspetto interessante del sesso, caro il mio cuoco?-
Le sue mani percorrevano lentamente, con le unghie che penetravano nella pelle, il corpo tremante del biondo.
Le labbra erano a pochi centimetri dalle sue e sussurravano parole che Sanji non riusciva nemmeno a sentire, perso nelle sensazioni che provava.
Una mano del moro raggiunse la spada sul pavimento, caduta a terra nel momento in cui si erano ritrovati nel letto.
Con calcolata lentezza la sfilò dall’elsa, lasciandola scintillare nella penombra della stanza, mentre il bagliore malato si rifletteva nei suoi occhi.
Prima ancora che Sanji potesse reagire una spinta colpì il fascio di nervi al suo interno facendolo ricadere in un soffocante piacere.
-Il secondo aspetto interessante, è che il piacere è talmente soffocante da impedirti qualunque reazione istintiva che non sia il gemere o il tremare sotto le spinte dell’altro.-
Le spinte erano un alternarsi di dolore e piacere ogni qualvolta colpivano quel punto particolare, eppure il ghigno che macchiava il viso del moro sembrava lasciar intendere che il più delle volte quel punto lo evitava apposta, solo per vedere la sofferenza trasparire dagli occhi azzurri del biondino.
Senza che se ne accorgesse prima Sanji si ritrovò la spada del moro a sfiorargli la pelle candida del collo per poi scendere fino all’incavo della spalla, e raggiungere l’altezza del cuore.
-Vedi in questo momento sei come una bambola in preda al piacere, così fragile che potrei ucciderti in un battito di ciglia, senza che tu te ne accorga.-
Il cuore di Sanji batteva talmente forte tra paura e piacere che temeva potesse esplodere da un momento all’altro.
Vedeva una luce di sadico piacere infiammare lo sguardo dell’altro, sapeva quanto lo divertisse quella situazione.
Il moro si avvicinò all’orecchio del biondo, con una lentezza quasi estenuante, in netto contrasto con le spinte ora sempre più insistenti che davano movimento alla scena.
-Non lo trovi dannatamente eccitante?-
Un altro urlo risuonò nel silenzio della stanza in cui fino a prima si udivano solo i gemiti dell’atto che si stava compiendo.
La spada era penetrata appena dentro la carne del biondo macchiando la pelle chiara di rosso.
Con la mano libera il moro pulì la punta della lama, prima di richiuderla nuovamente nell’elsa, per poi portare le dita macchiate di sangue alle labbra, assaporandone il retrogusto ferroso.
-Allora è vero che il tuo corpo, ha un sapore decisamente migliore della merda che servite al tavolo.-
Disse con voce roca, e un ghigno stampato sul volto.
Avvicinò poi le labbra alla ferita del biondo, leccando via il sangue che fuoriusciva con una certa insistenza.
Rialzando il capo andò a sigillare le labbra in quelle del cuoco che lo guardava con sguardo sofferente.
Un bacio, violento ma allo stesso tempo quasi dolce se confrontato con quelli di prima.
Sanji poteva sentire l’odore di sangue mischiato al liquore nel suo respiro, e il sapore soffocante di ferro tipico del liquido vermiglio che macchiava la bocca dell’altro.
Quando dopo le ultime due spinte sentì spegnersi tra le sue labbra un gemito quasi animale pronunciato con la voce roca dell’altro, capì che doveva essere arrivato al suo limite ormai.
Non si stupì infatti di sentire, poco dopo, un liquido caldo bagnarlo fin nel profondo, mentre anche lui si abbandonava nel piacere conclusivo di quell’atto.
Si lasciò andare esausto sul cuscino, mentre l’altro cadeva senza troppa enfasi al suo fianco.
Le mani del moro lo afferrarono per i capelli costringendolo nell’ennesimo bacio di pura lussuria della nottata.
Quando si staccarono, il pirata non perse tempo, alzandosi e recuperando i pochi vestiti lasciati per la stanza.
Della persona ancora ansimante nel letto sembrava non importargli più nulla.
Solo una volta rivestitosi si riavvicinò al ragazzo seduto sul letto che si rivestiva a sua volta, gli prese il viso con una mano costringendolo ad alzare lo sguardo e ad incontrare i suoi freddi occhi grigi per l’ennesima volta.
-Sappi soltanto che la prossima volta non te la caverai con una scopata, principino.-
Un bacio, un morso quasi rubato allo scadere del tempo, per poi uscire come se nulla fosse successo da quella stanza, lasciandosi alle spalle dubbi che almeno per il momento era giusto lasciare tali.


[“Tu non sei di questi mari, non è vero? Non hai l’aspetto di chi è nato nell’Est.”
“Sappi soltanto che la prossima volta non te la caverai con una scopata, principino.”]



 
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Morathi
view post Posted on 30/9/2009, 21:41




waaaa a quando il seguito? *_*
 
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view post Posted on 1/10/2009, 07:53
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ma...ma ...Sanji che si diverte con qualcuno che non è Zoro?! :blink:
ma...ma...il marimo era lì disponibile :cry:
...è una ZoroSan vero?..vero? :blink:

comunque è bellissima come tutti i tuoi lavori Clerith ^_^
attendo con ansia il prossimo capitol...anche se non è una ZorSanji :B):
 
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Clerith
view post Posted on 1/10/2009, 14:20




CITAZIONE (giallofluorescente @ 1/10/2009, 08:53)
attendo con ansia il prossimo capitol...anche se non è una ZorSanji :B):

Non preoccuparti è una ZoSan anche se può non sembrare dal secondo capitolo.
Altrimenti non l'avrei postata qua xD

Il terzo e ultimo capitolo lo sto scrivendo e non preoccupatevi arriva anche la rivincita del caro marimo xD

Cmq grassie >////>
 
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La_Baby_Divah_Rulez
view post Posted on 1/10/2009, 21:01




Io aspetto con ansia ç___________________________ç
Devo sapere come continuaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!
x3
 
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keiko_86
view post Posted on 19/10/2009, 22:36




wow
scrivi benissimo **
non vedo l'ora di sapere come finisce *__*
 
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5 replies since 27/9/2009, 02:53   295 views
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