{ Prefazione }
Premetto che questa parte è molto corta e sempre un po' "monotona".
Quindi mi spiace a prescindere, ma sarebbe dovuta essere il secondo continuo del primo capitolo (?!?).
(:
Buona lettura!!
{ Rimescoliamo le Carte 2}
Strenghtening a Love
2° Capitolo:
Fiori e decoro.
Ma quanto ci mette?
Ammetto che sì, sono arrivato piuttosto in anticipo
navigatore ti ringrazio, ma questo non impedisce di uscire fuori di tanto in tanto e almeno dirmi: “
Ehi, tranquillo, ho solo avuto un contrattempo!”.
Uff.
Mi stiracchio e attendo ancora un po’, poggiato sulla parte laterale della Vertek parcheggiata proprio di fronte al “
La vie en Rose”.
Leggo e rileggo quel nome inciso con eleganza su una lastra bianca proprio sopra la mia testa, e mi viene da sorridere. Ricordo ancora quando, quasi due anni fa, tornò a casa tutta trafelata, piena di pacchi e nastrini, urlando contenta: “
Tesoro, ho aperto un fioraio!!”. All’inizio lo presi per uno scherzo, e scoppiai a ridere.
Quando mi resi conto che la cosa era più che seria… mi prese un colpo. Insomma, come potevamo permetterci, tra i vari mutui, anche un negozio?!
Ciò che mi fece vacillare, fu il suo entusiasmo. Da tre buste, tirò fuori di tutto: colori, pattern per le pareti, progetti, mappe, riviste, qualsiasi cosa che le passava per la testa, l’aveva portata a casa. E poi, ovviamente, c’era il nome.
Già l’aveva deciso.
Fui così spiazzato che non riuscii a contrastarla ed ero piuttosto scettico, a dirla tutta.
Ora, invece, mi pare di che non avrebbe mai potuto fare una scelta migliore di questa.
Un lieve tintinnio mi fa tornare alla realtà.
Il mio occhio si sposta velocemente verso la porta del negozio, che si apre e fa intravedere due figure. La prima, una giovane donna, saluta e se ne sgambetta via, diretta verso una macchina a caso, tra le tante che ci sono qui intorno; la seconda, più bassa e minuta, si affretta a chiudere tutta la baracca, abbassando la saracinesca. È un po’ impacciata, forse perché tiene in mano un mazzo di fiori, alcune scartoffie e le chiavi, tutto insieme.
Non appena mi sposto e faccio per andarla ad aiutare, però, lei sorride soddisfatta e si alza, mette le chiavi nell’apposita tasca della borsa, e poi comincia a guardarsi intorno, come se non mi avesse già visto.
Ricordandosi poi dove sono
e aiutata dalla mia mano che sventola veloce in aria, si dirige verso di me con passo deciso e veloce. Sul suo volto maturo, compare uno splendido sorriso che si rivela essere ben presto contagioso. I suoi occhi neri brillano di felicità e soddisfazione e i lunghi capelli neri sono raccolti in uno chignon fermato “
rozzamente” da una penna, mentre qualche ciuffo ribelle le ricade di fronte agli occhi. Mi viene da ridere, a dire il vero: significa che ha avuto piuttosto da fare, eh?
-Ma ciaooooo!!!-, urlicchia già da lontano, sbrigandosi a venirmi incontro, facendo un passo e saltandone due, anche se la gonna azzurra che le fascia le ginocchia non dev’essere molto comoda. Alzo l’iride destro al cielo.
-Non ti chiedo neanche come stai, già lo so-
-Divinamente, grazie!!-, ridacchia senz’ascoltarmi, e finalmente mi raggiunge. Neanche a dirlo, lancia le sottili braccia intorno al mio collo e mi stringe così forte che quasi non respiro. Ridacchio e ricambio per un piccolo lasso di tempo.
-Tu invece, come stai?-
-Se la smetti di mettermi i fiori in testa, anche meglio-
-Ups!-, ridacchia sganciandosi da me e facendomi la linguaccia. Scuoto la testa in un silenzioso rimprovero. Non capisco perché più va avanti con l’età, più mi sembra che torni bambina.
-Scusa! Non me ne sono resa conto… non si sono rovinati, vero?!-
-Non saprei dire, credo di no. Piuttosto, che sono tutte quelle scartoffie?-
-Ordini, mio caro! Stai parlando con la proprietaria di uno dei migliori fiorai della zona-, e fa un lieve inchino, come a presentarsi. Rido e le apro la portiera.
-Dai, salta su, “
Flower-woman”, che ti riporto a casa-
-Agli ordini!-, e detto questo s’infila nel sedile del passeggero in men che non si dica, piegando le scartoffie dentro la sua borsa e poggiandola tra i suoi piedi. I fiori, invece, li tiene stretti in mano. Faccio il giro e mi metto alla guida.
-Allora… come và la vita?-
-Bene, anche se all’ospedale ci stanno uccidendo, praticamente… doppi turni, tripli turni, a volte riesco a stento ad andare in negozio, e non è possibile una cosa del genere-, mi dice indignata.
-Infatti non capisco come tu riesca a fare due lavori insieme così pesanti. Insomma, ti alzi la mattina alle cinque per iniziare alle sei il turno, poi stacchi alle tre e vai al negozio, non ti sembra di esagerare?-
-Ma no! Io sono una donna fortissima! E poi mi piace fare la fioraia! È un lavoro bellissimo, e guai a chi dice che è umile! È meraviglioso! E poi avere intorno tutte quelle piante, tutti quei magnifici colori… sembra una favola!-
-A me viene mal di testa, entrando lì dentro-
-Ah-ah-ah, spiritoso!-
-No, giuro, è vero. Troppi profumi insieme!-, la sfotto, ridacchiando, mentre mi fermo al semaforo rosso, per far passare gli altri.
-Qui gira a destra, mi raccomando-
-No, prenderò una scorciatoia, è meglio se vado dritto-
-…Zoro, tesoro, il tuo senso dell’orientamento è così tremendo anche per andare a casa?-
-Che dici?! Se vado avanti mi ritrovo direttamente alla rotatoria, e da lì vado a destra, poi a sinistra e siamo arrivati-
-Oh cielo, ma sei matto?! Così vai verso l’autostrada, dobbiamo rifarcela tutta indietro!!-
-
Autostrada!?-
-Esatto. Sai, quella lunghiiiiissima strada, a tre corsie, con i cartelli verdi? Ecco, quella si chiama autostrada-
-Lo so che cos’è, ma non è da quella parte!!-
-Ah no eh?-
-No!!-, mi imbroncio lanciandole un’occhiataccia. Certo che no! Non sono messo così male, cavolo! Ricordo perfettamente quella strada, ci andavo spesso per andare a vedere come si allenavano le altre squadre per le nazionali!-
-Bene, allora se sei convinto vai avanti, non dar retta a tua madre che abita qui da oltre trent’anni, su!-
-Esatto, farò come voglio io-, le dico sinceramente. Lei ridacchia e annuisce.
-Tanto non ho fretta-
-Neanche io-, le rispondo, premendo l’acceleratore e schizzando in avanti non appena il semaforo si fa verde. Sospiro e faccio spallucce.
-Bene.
Mentre ti porto a casa da dove dico io, mi dici come mai hai quei fiori?-, domando incuriosito, indicandole il mazzo che tiene in mano.
Improvvisamente ridacchia allegra.
-E’ semplicemente un piccolo bouquet che mi sono divertita a comporre tra un cliente e l’altro-
-Come mai? Ti serviva l’ennesima pianta in salone?-, le chiedo e non resisto alla tentazione di ripensare a come casa mia e, in parte, anche la mia ex camera, siano state praticamente invase da fiori e piante.
Non che lo spettacolo mi dispiaccia, anzi, però è… completamente diversa da com’è sempre stata, e un po’ mi fa ancora effetto, seppur siano passati parecchi anni. Scoppia a ridere e scuote la testa. Poi si fa improvvisamente maliziosa.
-No. A dire il vero l’ho fatto per te e Sanji-.
Un brivido mi percorre la colonna vertebrale in modo così fulmineo che quasi non inchiodo in curva, non appena giro a destra.
-EEH?!-
-Perché, non si può?-, domanda facendo improvvisamente l’innocentina. Sé, con me non attacca! La conosco troppo bene.
-Non ce ne è affatto bisogno! Non penserai davvero che gli porti dei fiori, spero!-
-Eddai!! Ci ho messo tutta la giornata! Ho scelto accuratamente sia il tipo di fiori, che il colore, il numero, il collarino e persino il fiocco!-
-Mamma…-, mi viene voglia di sprofondare sul sedile e istintivamente stringo di più il volante, prima di rallentare e di beccarmi un clacson fisso dal coglione che mi sta alle spalle. Vorrei mandarlo a quel paese, ma ho altri pensieri per la testa.
-Non puoi pretendere che io vada da lui così e gli dia dei fiori! Eddai-
-Ma perché?! Sareste così carini! E poi sono sicura che gli farebbe piacere ricevere qualcosa di così dolce! Dopotutto lui è un romanticone, no?-
-C’è ancora quel piccolissimo dettaglio che noi siamo uomini, sempre che tu non te lo sia dimenticato, ovvio-, le faccio presente, riprendendo la marcia con la macchina che brontola impaziente. Le ho sgarato il motore, ne sono sicuro, con questa frenata me la sono giocata del tutto. Addio mia Vertek!
-Guarda che ne ho tenuto conto sai? Agli uomini vanno regalati fiori sfavillanti, con significati dirompenti, e di certo non romantici, quindi ho scelto tre tulipani arancioni, tre gialli e uno rosso!-
-E cosa significherebbero, scusami tanto?!-, lei ci pensa un istante, poi sorride e risponde come se niente fosse:
-Dunque… “
Amore appagante e duraturo”, “
Il sole nei tuoi occhi” e “
Ti amerò per sempre”-
-E QUESTI NON SAREBBERO ROMANTICI?!-, quasi non urlo, arrossendo dall’imbarazzo. Oddio santo, questa donna è impossibile! Ma le pare normale che io dia qualcosa del genere a quel cuoco da terza classe?! Che poi, anche se non conoscesse i significati dei fiori (che però lui sa
perfettamente), li andrebbe a cercare di certo, e alla fine mi ritroverei sputtanato a vita!
No, grazie.
Scuoto la testa.
-Non se ne parla-
-Facciamo così, se adesso, svoltando a sinistra, c’è casa, allora me li riprenderò indietro-
-…Se il contrario?-
La sento ridacchiare, e per una volta, la sua risata cristallina mi mette i brividi. Mi pare alquanto sadica…
-Vorrà dire che assumerai le tue responsabilità e gli darai questi fiori-, scuoto la testa come a dire che no, non glielo darò neanche sotto tortura. È ridicolo!
Tuttavia, ormai mia madre sembra convinta della sua idea, così mi tocca far finta di niente. Improvvisamente, non so per quale motivo, a dirla tutta, ho l’adrenalina a mille, così, quando giro a sinistra, lo faccio velocemente, più di quanto non avrei dovuto fare.
-Mi raccomando, dagli dell’acqua, altrimenti non si sentono bene. Ah! E poi spruzzaci sopra questo, così saranno perfettamente lucidi!-
-…-
-… Io te l’avevo detto che lì c’era l’autostrada, però…-
-…-
-Eddai, non essere così imbronciato! Per un mazzo di fiori!-
-
Non è per il mazzo di fiori, ma è per il rendersi ridicoli!-
-Ahahah! Sei orgoglioso tanto quanto tuo padre-, mi dice, e mi limito voltare lo sguardo di lato, mentre lei mi sorride dal finestrino della macchina, dalla parte del passeggero. Si appoggia con dolcezza sulla portiera e ridacchia.
-Il tuo comportamento mi sorprende: state insieme da sette anni, non sarebbe poi la prima volta che vi dimostrate cosa provate, no? Poi fammi sapere com’è andata. Cerca di rilassarti, vedrai che andrà meglio-.
Segue un attimo di silenzio nel quale annuisco un po’ passivamente e poi le sorrido. –Ti faccio uno squillo quando sono arrivato-, lei annuisce, poi si allontana e mi lancia un bacio.
-Non andare troppo forte! E grazie per il passaggio, prometto che andrò dal meccanico presto!-.
Annuisco e aspetto di vederla entrare dentro al portone principale, prima di rimettere in moto e immettendomi nella strada, solo dopo aver digitato sul navigatore la via di casa mia. Per un secondo poi, osservo il bouquet accanto a me, dove prima c’era Lili. Il pensiero è stato carino… e avrebbe ragione a parlare in questo modo, se non fosse per il fatto che… bé, a parte la notte, dove diamo il meglio di noi, non ci siamo mai stati a soffermare sui i nostri sentimenti.
O meglio, sappiamo che siamo legati, e anche profondamente, sappiamo anche da cosa siamo legati… ma non ce lo siamo mai detto apertamente. La nostra filosofia è che non servono parole, perché sono inutili. Sono meglio i fatti, con i quali puoi confutare la verità.
Non ci sono mai serviti gesti estremi per far capire qual è la nostra posizione, viviamo delle piccole cose, e ad entrambi è sempre stato bene così.
Sospiro.
Meglio non pensarci, magari è tutta una mia impressione.
Infondo parliamo solo di fiori, no? Li ammasso da qualche parte e il gioco è fatto!
Non appena arrivo sotto casa, trovo parcheggio, prendo fiori e quant’altro, e chiudo la macchina, poi mi volto verso il condominio. È un quartiere giovane, ma non nuovissimo, perciò i prezzi sono ancora abbordabili, e i servizi perfettamente funzionanti. Dovreste vedere che magnifico ascensore abbiamo, è velocissimo! Il che è strano.
Peccato però che io non lo usi così spesso, soprattutto perché devo fare solo cinque piani su nove, perciò mi sembrerebbe una cosa idiota, soprattutto per uno spadaccino di fama internazionale. Anzi, lo prendo come allenamento per i gemelli!
Con le chiavi in mano, avanzo e arrivo al primo cancello. Con un sonoro “
clank” lo apro e poi lo richiudo alle mie spalle. Entro nella hall, percorrendola poi velocemente, poggiando i piedi sulla moquette rossa, e arrivo alle scale. Prendo un respiro d’istinto e comincio a salire. Una volta, Rufy cronometrò quanto tempo ci mettevo a salire dieci rampe di scale: un minuto e dieci secondi. Fu un tempo record, e mi chiedo se anche adesso riuscirei a batterlo. Purtroppo non sono nella posizione, viste le mani occupate, ma conoscendomi non rinuncerei a fare un tentativo.
Cinque piani passano subito, tanto che quasi non me ne rendo conto. Il respiro è leggermente alterato, ma è cosa da niente. Sono abituato a molto, molto, molto di più.
Mi stiracchio un secondo e poi percorro il piccolo corridoio alla fine del quale c’è la porta di casa mia. Prendo le chiavi dalla tasca del giacchetto e sospiro.
Cavolo, se fa caldo. Non vedo l’ora di farmi una doccia fresca… poi mi toccherà rimettere a posto il casino che ho lasciato questa mattina, ovviamente. Metto la chiave nella toppa e faccio mezzo giro, per poi entrare.
Bene, adesso dove li metto i fiori?
Forse ci trovo un vaso, da qualche pa—
Un momento.
C’è qualcosa che non va. Mentre la porta si chiude alle mie spalle, mi rendo conto di due cose strettamente legate una con l’altra.
La prima: questa mattina ho chiuso la porta a doppia mandata.
La seconda: … perché adesso l’ho aperta con mezza?
End Chapter 2