{ Prefazione }
PERDONATEMI PER IL RITARDISSIMO >_<.
Ma la scuola è un orribile incubo .___.
Comunque sia ecco per voi il nono capitolo, scusate ancora ^^''', ah e grazie a tutti per i commenti, come al solito! (Funny, perdonami ma davvero non l'avevo proprio visto il tuo O__O è la vecchiaia D: comincio a diventare un caso disperato!! Scusami >__< però grazie mille, ti adoro <33333)
Eeee niente da dire, come al solito:
Buona lettura!!
{ Just Like a Baby }
Capitolo IX:
Risveglio.
A parte uno strano ticchettio, non sento niente.
Né ciò che proviene dal mondo intorno a me, né tantomeno dal mio corpo.
Mi fa male la testa, ma non in maniera eccessiva, perché, pian piano, comincio a sentirmi meglio. Tento disperatamente di aprire gli occhi, ma mi risulta difficile.
Infinite domande mi trapassano la testa come aghi taglienti, e mi rendono, possibilmente, ancora più stanco di quanto non sia già.
Ho la bocca impastata, e la gola mi fa piuttosto male. Temo di non aver più salivazione. Persino respirare è diventato difficile, tanto che non riesco più a sentire il mio petto, e il bello è che non ho la minima idea del
perché.
Tutto mi sembra così confuso…
Che sta succedendo?
Dove sono?
Sforzandomi in maniera più che eccessiva, oserei dire, per un movimento così semplice, tento di sollecitare la mia mano destra a fare qualcosa. Qualsiasi cosa mi andrebbe bene, basta che mi dia segni di vita!
Niente.
È frustrante.
Insomma, che cazzo mi succede?! Comincio seriamente a preoccuparmi!
Okay, calma, Sanji, rifletti… cosa ricordi?
Vediamo…
L’incubo! Quello me lo ricordo!! Anzi direi che non me lo scorderò per tutta la vita.
Un momento, perché ho detto “
incubo”?
Cioè era… un sogno? Davvero? Mi pareva così reale… però… significa che dopo mi sono svegliato?
Cavolo, non ricordo…
Quindi… quello non era Zoro. Ovvio che non lo era… la testa di muschio non si comporterebbe mai così… d’accordo, appurato questo…
Aspetta un secondo!
Zoro! Quell’idiota si è fatto trasformare in un bambino! Chissà che diavolo starà facendo ora! Sicuramente starà urlando come un disperato perché vuole la sua colazione!
…
“
Urlare”…?
Un brivido mi percorre il corpo, e finalmente qualcosa riesco a sentire. Piccole spine di ghiaccio che si conficcano sulla mia schiena, facendomi tremare. Il mio corpo ricomincia a prendere sensibilità.
Riconosco che sono schiacciato tra qualcosa di morbido e qualcosa di caldo, più leggero. Sarebbe una sensazione piacevole, se non avessi improvvisamente così freddo. Qualcuno ha urlato. Anzi, non “
qualcuno”, ma tutti.
Le immagini dei loro volti preoccupati mi passano davanti agli occhi, e in un istante la mia memoria si riempie di urla. Alcune acute, più agitate, altre più pacate, per quanto possano esserlo, ma decise, secche. Credo di aver urlato anche io…
E anche Zoro urlava… Nami lo ha portato via dalla stanza perché… oh cazzo…
Un flash veloce, rosso e acceso mi passa davanti gli occhi. Sangue. La mia camera era piena di sangue. Le lenzuola, il materasso, il pavimento, le loro mani,
tutti erano ricoperti di sangue… e poi… l’
inferno.
Con uno scatto che mi sembra disumano, apro gli occhi, e una luce intensa mi fa sussultare. Ansimo pesantemente, tentando di coprirmi come posso, ma poi, pian piano, si affievolisce, e io riesco a mettere a fuoco il mondo.
Sono in una stanza chiara, di un giallo tenue, molto semplice, ma che riesce ancora a darmi fastidio. Guardandomi intorno, voltando la testa di poco verso destra, riconosco un tavolo di lavoro, alcune mensole e un enorme armadio alla destra di quella specie di scrivania. Ah. Sono in infermeria.
Non c’è nessuno.
Che sia un altro sogno?
No… devo essere sveglio, perché i sensi, pian piano, iniziano a tornare.
Le lenzuola, calde e confortevoli, mi coprono fino a sotto il mento, e non nascondo che, passato il gelo dei ricordi, comincio quasi a sentire caldo. La mia mano, debole, ma ormai sveglia, si muove di poco, alzandosi e poggiandosi sul mio petto.
Ahi!
I muscoli sono fin troppo intorpiditi… quanto sono stato a letto?
E soprattutto quando mi hanno portato qui?
Respiro piano, e lentamente riesco persino a sentire il battito del mio cuore. Se non ci credete, non m’interessa… ma sono contento di sapere di essere vivo. Sembra scontato, ma non è proprio così. Nell’aria c’è un tenue odore d’erbe che non mi dispiace, e mi rilassa, almeno un po’.
Decido che non ho la minima intenzione di rimanere a letto, così faccio per mettermi
almeno a sedere. Peccato che i miei muscoli non abbiano la stessa intenzione, perché per fare un gesto così semplice mi sembra di dover sollevare una montagna. Non ci riesco ancora, a muovermi, o meglio, non a sedermi… e non riesco neanche a muovere la gamba destra.
Stringo le coperte, e mi ritrovo a sperare vivamente che sia andato tutto bene.
Ora ricordo… la cauterizzazione.
Oddio, non è che abbia in mente tutti i particolari dell’operazione, anzi, ma sono sicuro di averla chiesta io.
Che m’avrà detto il cervello, io non lo so.
Però almeno sono vivo, e quindi significa che non ho perso tutto il mio sangue… ma credo di esserci andato vicino, perché, attaccato al mio braccio destro, un tubicino piccino piccino di colore rosso è collegato a ben due sacche S Rh-, ormai praticamente vuote. Il mio rarissimo
(che culo, eh?) sangue. Sospiro quasi rassegnato.
Per esser stato costretto a usarle, di certo non dev’essere stata una passeggiata. Dovrò chiedere scusa a Chopper…
Un rumore mi fa rabbrividire e, voltandomi verso la sua sorgente, mi rendo conto che qualcuno ha appena aperto la porta dell’infermeria, e se ne sta lì, fermo a guardarmi.
Ho un sussulto.
Cavolo… non avrei mai creduto d’incrociare quegli occhi in
questo modo.
Nami mi guarda come se avesse appena visto un fantasma tornato dall’oltretomba. Appoggiata allo stipite della porta, con una mano stretta al petto e il corpo appena tremante, mi fissa con sorpresa, confusione, tristezza e… felicità. Velocemente, li vedo inumidirsi, prima che la sua figura si avvicini, con grazia tremante, a me.
-Sanji…?-, perché mi sembra che quella voce provenga da un angelo caduto dal cielo?
Forse perché in effetti lo è.
-Sanji, mi riconosci?? Sono io, Nami! Stai bene?!-, adesso mi chiedo
perché quella stessa voce sia incrinata da corde di
paura. Una paura fino a quel momento, temo, nascosta, o per lo meno non mostrata.
Come potrebbe chiedermi una cosa del genere? Se anche volessi, non riuscirei
mai a dimenticare il suo volto, la sua persona, la mia prima e bellissima principessa.
Tuttavia non ho la forza di rispondere. Quando dischiudo le labbra non ne escono suoni, così mi limito a farle un debole sorriso e ad annuire piano. Mi sento davvero stanco, ma non voglio farla sentire così ancora.
Velocemente, sul suo volto si apre un bellissimo sorriso. Si asciuga velocemente gli occhi, poggia una mano sulla mia e mi dice: -Non azzardare ad addormentarti! Resta qui con noi! Vado a chiamare gli altri, okay?!-, domanda prima di lasciarmi andare e di schizzare via verso la porta, aprendola e fermandosi ancora, lanciandomi quella che dovrebbe essere un’occhiataccia di rimprovera, ma che si rivela come una specie di muta preghiera.
-Resta. Qui-, poi si dilegua.
Mi ritrovo a sorridere quando, in preda all’euforia, sento i suoi passi calpestare veloci il pavimento fino a sentire, in lontananza, alcune parole del tipo: “
Sanji si è svegliato! Sanji si è svegliato!! Sta bene!!”.
Adesso, i rumori che sento sembrano quelli di una mandria inferocita che si avvicina alla sua preda, e, da lì a quel momento, la porta, già spalancata, si ritrova ad essere ferocemente attaccata da alcuni
loschi individui che non ricordavo essere così buffi.
-RUFYYYY TOGLITI!-
-Usopp! Non vedo niente!!-
-FINITELA! Sono io il dottore qui! Fatemi passareeee!!!-
-Ehi, ehi, ehi!! Smettetela con questa super-bisticciata, altrimenti vi tolgo la cola, chiaro?!-
-Franky, credo che tu sia l’unico che vada a cola qui dentro…-
-Yo-oh-oh-oh! SANJI-SAAAAN! Stai bene?!-
-Sei sveglio! Cavolo, sei sveglio!!-.
…
Anche idioti, oltre che buffi.
Mi ritrovo a ridacchiare a quella scena, anche se non giova moltissimo alla mia gola. Chopper, con le lacrime agli occhi, si avvicina veloce, superando la barriera umana Rufy-Usopp e vola da me.
-Saaaanjiiii!!-, mi chiama piangendo.
-Come ti senti?!-
-Ci hai fatto prendere un colpo!!-
-NON FARLO MAI PIU’!!-
-Senza di te i pasti non sono più gli stessi!-
-Rufy! Ma a te interessa solo quello?!?!-
-Ho avuto così paura che credevo il mio cuore non avrebbe retto!! Ah! Ma io il cuore non ce l’ho!! Yo-oh-oh-oh!!-
Sorrido un poco e poi mi sforzo, cercando di far uscire qualche parola.
-Tutto bene… cough!-, tossisco. Ahia… la mia gola è davvero rovinata.
-Non ti sforzare, se ancora non ti senti! Meglio che tu stia a riposo!-
-No… cosa… cos’è
cough successo?-, chiedo poi con un po’ di fatica. Usopp è il primo a rispondere.
-E’ STATO TERRIBILE! Terribile ti dico!! Non sono mai stato così spaventato in vita mia!-
-Si… okay ma cos—
-Orribile orribilissimo! Non c’è mai stato un momento in cui ho avuto i brividi così a crepapelle!-
-
Cough Usopp—
-E’ stato davvero terrib—
-USOPP SMETTILA!-, un coro di tre persone (Franky, Rufy e Chopper), lo fermano, e lui, rendendosi conto, ridacchia e si calma. Tornata la normalità, è il medico di bordo a spiegarmi cosa mi è capitato.
-Hai perso moltissimo sangue e ci hai chiesto di cauterizzare la ferita… però… insomma… sei svenuto dal dolore a metà dell’operazione. Sono comunque riuscito a chiuderla, anche se la cicatrice che hai è piuttosto grande-
-E’ per questo che non riesco a muovere la gamba?-
-Ti ho dato un antidolorifico molto forte, altrimenti non te la saresti cavata con così poco…-
-Capisco
cough, mi spiace…-
-Chiedi un’altra volta scusa e ti appiccico al muro!-, se ne esce il mio capitano, a questo punto, lanciandomi un’occhiataccia.
-L’importante è che tu stia bene adesso, il resto non conta-
-Lo dici solo per la carne, vero?-
-… Anche-
-RUFYYYY! Sei incorreggibile!-
-Ad ogni modo dovrai fare un sacco di riabilitazione, lo sai, vero?-, mi dice di nuovo Chopper catturando la mia attenzione. Io annuisco e faccio spallucce. –Non è un problema, mi eserciterò molto… piuttosto
cough quanto sono stato
cough a letto?-
-60 ore esatte!-, dice Nami entrando dentro alla stanza con un sorriso.
-Nami-swan…
cough, coguh Sessanta ore?!-
-Stai calmo, su-, mi dice subito ridacchiando. Sono… contento che tutti siano più tranquilli adesso. Mi sento un’idiota.
-Ehi, mi aiutate a mettermi seduto?-, chiedo. Con un sorriso, si offre Franky, aiutandomi a fare ciò che, fino a qualche minuto fa, mi era praticamente impossibile (che sia l’effetto dell’antidolorifico?). Anche se i miei muscoli sono piuttosto indolenziti, sono deciso a vedere la mia ferita.
Con un sospiro, prendo la coperta e, lentamente, la spingo via. Sotto dei pantaloncini, la mia gamba è fasciata, o meglio, non proprio la gamba, ma la coscia, e quasi per intero. Saranno circa quindici centimetri di cicatrice… porca puttana…
-Non è messa tanto male-, mi volto verso il medico di bordo, che mi guarda apprensivo.
-Era solo molto infetta. Con il fuoco siamo riusciti a neutralizzare la maggior parte delle tossine che aveva. Le ultime le ha espulse il tuo corpo con una bellissima febbre di due giorni-
-Febbre?-
-Hai avuto 40.5 per un giorno e mezzo circa, non proprio due giorni-, mi spiega.
-Cavolo… e non mi sono accorto di niente?-
-Meglio così, almeno non hai sofferto troppo-, mi dicono gli altri con un sorriso. Rufy mi viene vicino e mi da una pacca sulla spalla.
-Ti rimetterai in un attimo!-
-Sei tu che parli
cough o è il tuo stomaco?-
-… Entrami ti auguriamo la migliore delle guarigioni!-
-Rufyyyy-, si lamenta Nami con un sospiro.
-Piuttosto… che mi sono perso in sessanta ore?-
-A parte i vari lavori per attuare il nostro piano, niente, te l’assicuro-
-Piano?-
-Si, ricordi? Robin e io siamo scese a terra a cercare qualche informazione utile, e abbiamo trovato un alleato che credo ci sarà molto prezioso, e grazie al suo aiuto Brook ha dovuto faticare di meno per poter trovare tra le montagne il nascondiglio dell’amico-mostro!-, spiega Nami mettendosi vicino a me, in ginocchio.
La guardo un secondo (quant’è bella!!), e poi annuisco ricordando.
-Ah! Già… aspetta, alleato?! E… avete trovato il nascondiglio?!
Cough, cough, cough!!-
-Già., e Franky ha finito di costruire le tute, ma ti spiegheremo tutto più tardi, con calma. Adesso cerca di riprenderti un attimo-
-Non voglio stare a letto!-, dico lamentandomi.
-Da quando è iniziata questa storia
cough, cough non è che mi sia mai reso troppo utile
cough, non ho intenzione di restare in panchina!-
-Non resterai in panchina, te lo prometto, Sanji, ma per farlo devi aiutarmi e devi stare a letto. Se ti beccassi un’altra febbre così alta il piano salterebbe. Già sono sette giorni che siamo su quest’isola, se vogliamo evitare che il log pose registri male la rotta, sarebbe meglio andarcene al più presto-, continua la mia bellissima principessa. Sospiro e annuisco, ormai mi tocca stare buono qui ad aspettare.
…
-Permettetemi almeno di cucinare-, dico rivolto a tutti, ma soprattutto a Chopper.
-Sanji…-
-Per favore! La cucina è la miglior medicina per un cuoco… Chopper, prometto che mi coprirò e starò al caldo, non sforzerò la gamba… ma
per favore-, sottolineo, voltandomi verso di lui. La culinaria è tutto per me.
Non posso starmene qui fermo a non fare niente!
Se potessi anche solo cucinare dei pasti nutrienti per loro… allora sarei guarito per metà.
Mi specchio negli occhi della piccola renna che, dopo una lunga meditazione e un sospiro, annuisce.
-D’accordo, ma ti terrò d’occhio-.
Nella stanza un boato s’innalza alto, e io quasi sussulto. Mi volto a guardarli sorpreso. Che cavolo?!
Rendendosi conto di aver urlato troppo, tutti e quattro (Brook, Usopp, Rufy e Franky), cominciano a sgagheggiare, fischiettando o guardando altrove. Nami lancia loro un’occhiata omicida.
Oh.
Ha cucinato lei fino ad ora eh…? Non che i suoi piatti siano meno buoni dei miei (sono deliziosi!!!), ma deve averglieli fatti pagare caro… (amo la mia Nami!!).
Ridacchio un poco, poi faccio spallucce.
-Va bene ragazzi, allora andiamo ad organizzarci bene per domani, sarà una giornata lunga-, così, lentamente, si dissipano, e io rimango solo con Chopper.
-Grazie
cough-, gli dico con un mezzo sorriso. Lui ricambia e fa spallucce. –Sono veramente contento che tu stia bene… mi hai fatto preoccupare moltissimo… hai fatto preoccupare tutti-, si avvicina e, prendendo il mio braccio destro, mi toglie delicatamente l’ago delle flebo, sorridendo.
-Queste non servono più-
-Mi spiace
cough di averti fatto sprecare due sacche…-
-Due? Questa è la seconda coppia che uso-
-Eh?!-, la mia faccia lo fa ridere, poi cambia discorso, prendendo le sacche e buttandole, prendendo l’ago e mettendolo sul tavolo da lavoro, chiuso da un beccuccio.
-Vuoi farti un bagno caldo?-
-Si… sarebbe l’ideale, e poi a cucinare!-, ribadisco più sollevato.
-Ah, Chopper, per le sigare—
-Non se ne parla! Per un giorno stai senza-
-EEEH?!-
-No. Oggi no-
-Eddai!!-
-O le sigarette o la cucina, scegli!!-, mi dice lanciandomi uno sguardo severo.
…
Renna bastarda, conosce la mia criptonite!
-…Cucina-
-Ottima scelta!-, e così, con un sorriso sornione sulle sue labbra, fa per avviarsi verso la porta dell’infermeria.
-Vado a prepararti la vasca-
-Dottore, potrebbe aspettare dieci minuti, prima di prepararla?-.
Una voce femminile irrompe nella nostra conversazione, e mi ritrovo a sorridere. Voltandomi, vedo il bellissimo viso di Robin (e la sua siluette, ovviamente), far capolino nella stanza. Con passi delicati, si avvicina a me e mi sorride.
-Cook-san, mi hai fatto spaventare-
-Robin-chan… scusami, non era mia intenzione-, le dico con dolcezza, prima di notare che, in braccio, stringe qualcosa che comincia ad agitarsi piano non appena le rispondo.
-Qui c’è qualcuno che vorrebbe vederti-, aggiunge, scoprendo il fagottino semovente. Dapprima sussulto, poi sospiro alla vista di quel batuffolo che, ormai, riconosco benissimo.
Piccole manine si allungano verso di me, e un paio di occhioni grigiastri mi cercano preoccupati. Alcune mani spuntate dal pavimento, si accingono a passarmi la baby-alga. Anche se con riluttanza, l’afferro delicatamente dopo il consenso di Chopper e, piegando l’unica gamba buona con un po’ di fatica, poggio il frugoletto su di essa, per far sì che non cada.
Le mani scompaiono in una miriade di fiori, e la voce di Robin cattura di nuovo la mia attenzione.
-Dottore, venga, è meglio lasciare il piccolo da solo per un po’, non crede?-
-Non sono un dottore, bastardaaaa!! Però si, hai ragione… torno a chiamarti dopo per il bagno-, dice Chopper ondeggiando dalla felicità. Non sa proprio contenere le sue emozioni eh?
Con un sorriso, li vedo avviarsi verso la porta e, prima di chiuderla alle loro spalle, l’archeologa mi fa presente una cosa:
-Cook-san, vedi di farlo stare buono. Ha atteso questo momento da sessanta ore-, e poi svanisce, con una risata enigmatica e misteriosa.
Abbasso lo sguardo e mi ritrovo a osservare il fagottino tra le mie braccia, poggiato appena sulla mia gamba.
-Ciao…-, lo saluto quando Zoro si avvicina agitato e poggia le manine sulle mie labbra. Emette versetti strani e senza senso, ma mi sembrano davvero confusi… e preoccupati. Alzo gli occhi al cielo.
-Non dirmi che sei stato preoccupato anche tu. Quando mai lo spadaccino più forte del mondo dovrebbe essere in pensiero per qualcuno?-, chiedo retoricamente, lasciandolo fare, afferrandogli una manina e accarezzandola piano.
-Idiota-, sussurro, mentre lo stringo al petto e lui si attacca alla mia maglietta, stringendola più forte che può. Anche io lo stringo, in un silenzio rotto solamente da qualche sua dichiarazione no-sense.
Voglio che torni normale, Zoro.
Ho bisogno di parlarti.
Anche se so che mi mancherà il modo in cui mi guardi ora. È come se non esistesse nient’altro d’importante se non me. È una bella sensazione, ma non credo tu sia pienamente cosciente di quello che tu stia facendo. Di solito non mi cerchi con così tanta insistenza… e al massimo, quando lo fai è per “
divertimento”.
Certo magari mi sono innamorato di te forse
anche per quel motivo. Per la tua focosità, per la tua passionalità, la tua voglia del mio corpo… ma c’è
molto di più.
I rari sorrisi che regali al mondo, la tua dedizione nel seguire il tuo sogno, la tua lealtà verso le promesse, verso il tuo capitano, i tuoi amici, il tuo pessimo senso dell’orientamento, l’innata abilità che hai nell’usare le spade
(tutte e quattro, lo ammetto), e la tua stupidità da testa di muschio. Mi sono innamorato di
tutto questo. Delle tue stupidi abitudini, delle nostre continue litigate, i nostri giochi di sguardi, dei tuoi difetti e dei pochi pregi che hai. Della tua filosofia di vita, della tua sensibilità nascosta, del tuo coraggio, del tuo modo di essere
semplicemente te stesso.
È questo ciò di cui ho quotidianamente bisogno. E tu?
Devo capire, ma ho bisogno di te.
Perciò per favore…
-Torna da me-, sussurro massaggiandomi la fronte, lasciando andare la presa sul piccolo non appena l’ho poggiato di nuovo sulla mia gamba. Mi guarda non capendo, ma non m’importa. Non c’è bisogno che questa parte di te risponda. Scuoto la testa e, voltando improvvisamente la testa di lato, mi riscopro a tossire un paio di volte. Cavolo… gola secca…
-Buebe-
… Eh?
Facendo tornare la mia attenzione sulle piccole sfere argentate che mi guardano con insistenza, lo guardo piuttosto… sconcertato.
-Cosa… hai detto?-
-Bueeeebe!-, si lamenta quasi, tirandomi la maglietta e stropicciandola un po’.
...
Okay, ho un dubbio
atroce…
-Zoro…?-, lo chiamo e lui alza gli occhi su di me, incuriosito.
Tralasciando l’espressione dolcissima che ha sul viso, tanto che mi verrebbe da mangiarlo, mi avvicino e, guardandolo, domando: -Ma… tu… insomma… capisci ciò che dico? Tutto ciò che dico?-.
La sua faccina mi sorride e poi risponde solamente: -Buebe!-.
Con un sospiro sconfortato, ma anche sollevato, faccio spallucce, massaggiandomi la nuca.
Ma come mi è venuta in mente una cosa simile?
Un bussare continuo mi fa alzare gli occhi.
-Sanji, è pronto il bagno!-
-Oh… si, arrivo…-, gli dico, prima di osservare ancora una volta Zoro. Gli tocco la punta del naso e sussurro: -Sei un cosino senza speranze, lo sai, vero piccolo?-.
La sua risatina diventa contagiosa e alimenta i miei dubbi, ma ci penserò più in là. Ho già abbastanza problemi da risolvere, ma soprattutto, un bagno caldo che mi aspetta.
End Part IX