{ Prefazione }
Stranamente sono riuscita a finire anche il 4° capitolo!
Bene, bene, si riparte in quarta, allora ;D.
Connie, Funny, grazie mille per i commenti, come al solito siete troppo buone... e Connie, davvero, i tuoi metodi di investigazione mi sorprendono sempre di più X°DDDD.
Ahahahahha!
Spero che aggiorniate presto le vostre fic, anche perché sto andando lentamente in astinenza D:
Perciò mi raccomando <3.
Parlando ora di questo capitolo voglio solo avvisare che, visto che non è proprio facilissimo descrivere i versi di un neonato, vi ho messo sotto spoiler una specie di riferimento audio, magari vi rendo le cose più facili.
E poi sono convintissima che riuscirete subito a capire da DOVE ho preso l'audio ;D (se non si vede è perché si sta ancora caricando, quindi magari se provate più in là partirà ;D)
Ahahha XD.
A parte questo spero che la storia sia di vostro gradimento!
Buona lettura!
{ Just Like a Baby }
Capitolo IV:
Dolcezza.
-Ahia!-
-Sanji, se non stai fermo non posso curarti la gamba!-
-Ho capito, ma fa male!-
-Te l’ho detto, quella creatura è strana, a quanto pare ci sono delle tossine, o qualcosa del genere, che ti hanno infettato la ferita, ecco perché ti fa così male, anche perché di solito non sarebbe tanto grave-, mi spiega Chopper tra un punto di sutura e l’altro. A quanto pare, tutto il dolore che sto provando è dovuto a un paio di graffi lunghi sei o sette centimetri e profondi appena uno, ma abbastanza intossicati da farmi vedere le stelle.
Con un sospiro, gli lascio fasciare la mia gamba, dopo avermi disinfettato con cura e pulito per bene, e , quando finisce, mi alzo.
-Dove vai?-
-In salone, voglio vedere cos’hanno da dire gli altri…-, spiego, rimettendomi una maglietta improvvisata. Lo vedo piuttosto in disaccordo, ma è curioso quanto me di sapere cosa stia succedendo, perciò mi lascia fare, imponendomi però di non poggiare l’arto ferito e di usare una stampella provvisoria.
Alzo gli occhi al cielo e mi limito ad annuire, saltellando fino in cucina. Non appena apro la porta, di fronte a me, tutti quanti sono intenti a parlare e a discutere su ciò che è successo fino ad adesso. Quando faccio la mia apparizione, i loro sguardi si posano su di me.
-Ehi, Sanji!-
-Come stai?-
-Tutto bene, tranquilli…-
-Guarirà entro una settimana, ma mi sono davvero preso un colpo-, dice subito il medico di bordo, lasciando intendere che si, sto bene e che si, sopravvivrò. Mi siedo accanto a loro, tra Robin e Usopp che mi lasciano un po’ di spazio.
-Sono contenta che tu stia bene, ci hai fatto spaventare!-
-Non dirlo a me… piuttosto… qualcuno ha qualche idea di cosa stia succedendo qui?-, domando istintivamente, cercando i loro sguardi. Rufy, malamente addormentato sul divanetto dall’altra parte del tavolo, russa sonoramente, lasciandomi scappare uno sbuffo di disaccordo.
Gli altri hanno più o meno tutti la stessa reazione: sospirano e si mettono comodi, probabilmente c’è molto da spiegare. Quella che prende la parola è la dolce Robin.
-Questa mattina, mentre giravamo per la città, noi siamo entrati in una locanda per mangiare qualcosa. Visto che tu non c’eri abbiamo dovuto improvvisare qualcosa-
-Desolato… dico sul serio, quel marimo idiota mi ha… tenuto impegnato-, cerco di difendermi, ricordando il litigio di questa mattina. Mi sembra passato un secolo. Le parole e le frasi che ci siamo urlati contro non sono proprio stati i soliti insulti velenosi, quindi faccio ancora fatica a digerirli, soprattutto dopo… l’attacco. Dal mio taschino prendo una sigaretta, l’accendo e la porto alle labbra, osservando interessato la donna al mio fianco.
-Appena entrati abbiamo fatto conoscenza con il barista e un gruppo di camerieri dall’aria socievole che ci hanno spiegato un po’ le tradizioni e le usanze dell’isola. Tra le tante, ci ha attirati una certa legenda, secondo la quale ogni notte vaga per la città un essere terrificante, dagli occhi bianchi e le ossa contorte…-
-Il tipo di prima, vuoi dire?-, le chiedo. Al suo cenno del capo positivo, sbuffo il fumo nell’aria, facendo attenzione a non puntarglielo contro.
Franky la interrompe.
-Pensavamo fosse solo una legenda, anche se i tipi che ce l’hanno raccontato sembravano super-impauriti dal fatto-
-Franky ha ragione, quando ha cominciato a calare la sera, tutti si sono rifugiati nelle loro case, e più di uno ci ha consigliato di tornarcene sulla nave e di chiudere i boccaporti! Mi hanno messo una paura che neanche t’immagini!-, si lamenta naso lungo, prima di vantarsi subito di quanto la sua forza, tuttavia, sarebbe riuscita a contrastare il possibile mostro. Ovviamente l’unico a credergli è Chopper.
Alzo gli occhi al cielo, e cerco di concentrarmi di più sul fatto.
-Comunque sia siamo tornati sulla nave giusto perché non c’era molto da fare, e pensavamo di ritrovarvi lì… quando siete arrivati e c’è stato quel trambusto, allora sai benissimo cos’è successo-, continua il suo discorso la bella Robin, massaggiandosi delicatamente il collo e spostandosi i capelli corvini da una parte all’altra del corpo.
-E’ stato così terrificante che mi sono sentito morire!! Oh… ma aspettate un secondo… Io sono già morto!! Yo-oh-oh-oh-oh!-
-E basta con queste battutacce!-
-Non fare così, Usopp-san…
Skull Joke!-
-Capisco… ma quell’affare… cos’
era esattamente? Che diceva la legenda? E soprattutto perché l’alga marina è ridotta in quello stato?-
-Da ciò che ci hanno raccontato i tizi sull’isola pare che qui sorgesse, tempo fa, una specie di laboratorio segreto che faceva esperimenti sugli umani. Seppur sia stato distrutto dalla stessa marina, che lo trovò a suo tempo, uno dei risultati di quegli esperimenti è riuscito a fuggire, e da allora gira sull’isola-
-Trovo questa storia super-impossibile!-
-Almeno sembra più veritiera di quella che dice che quest’essere sia un demone asceso dagli inferi per distruggere il mondo umano-
-…Decisamente super-non-credibile!!-, sorrido un pochino a ciò che dice il cyborg, ma ovviamente non posso are altro se non spegnere la sigaretta ormai finita, e cominciarne un’altra, troppo agitato da questa storia, e soprattutto confuso.
Perché credo che ci sia dell’altro?
-Sempre affidandosi sulle poche notizie che abbiamo pare che l’essere umano modificato geneticamente, ossia l’essere di poco fa, si nutra di sangue-
-Fatemi capire bene-, dico interrompendola un secondo, sbuffando via il fumo, mettendomi più comodo sulla sedia, osservandoli uno per uno, facendo il punto della situazione.
-In questa città gira un mostro, probabilmente modificato geneticamente, ultra forte e veloce, che si nutre di sangue come un vampiro, che ha appena morso un nostro compagno diventato
neonato, e che non sappiamo abbia un punto debole, mi sfugge qualcosa?-, domando, ripensando al quadretto che ho appena descritto. Tutti mi danno improvvisamente ragione.
Sbuffo del fumo dalle mie labbra e faccio spallucce.
-Bene, siamo fottuti-
-Esatto! Quindi tanto vale andarcene via fino a che siamo in tempo!!-
-Non se ne parla!-, un Rufy improvvisamente sveglio e arzillo si tira su a sedere e dice la sua, come se non avesse dormito per tutto il tempo, durante la spiegazione dei ragazzi.
-Dobbiamo far tornare Zoro normale! Non possiamo andarcene così!-
-Rufyyyy ma l’hai visto quel coso?! Che possibilità abbiamo di batterlo?!-
-Non si abbandonano i compagni in difficoltà!! Noi andremo a trovare quel tipaccio e gliene suoneremo così tante che alla fine dovrà per forza farlo tornare come prima!-
-Rifletti un secondo, come può un essere che non ha probabilmente più una coscienza, aiutarci?! È praticamente impossibile!-
-Non mi interessa!-
-Magari non dobbiamo cercare lui, magari c’è un antidoto, o qualcosa del genere-, ipotizza Chopper, pensandoci seriamente. Mi sento tremendamente in colpa. Se mi fossi sbrigato a salire sulla Sunny, a questo punto, sarei io in quello stato, e di certo non quell’alga marina. L’immagine del suo corpo che cade a terra mi fa rabbrividire e mi scuote un attimo. Tornando alla realtà, mi rendo conto che tutti mi osservano con insistenza. Sospiro alzando gli occhi al cielo.
-Uno spadaccino bambino non serve a niente, dobbiamo fare qualcosa-, rispondo, e loro si rianimano un pochino.
-Io proporrei di tornare sull’isola quando è giorno, e di allontanarci quando è sera, cercando di prendere più informazioni possibile dagli abitanti. Qualcosa dovranno pur sapere-
-Che super-idea, Robin! Faremo così!-
-C-che?! Torniamo sull’isola?!-
-Massì… dai Usopp, ci divertiremo! E poi se anche dovessimo rincontrarlo ci basterà pestarlo a sangue!-
-Rufyyyyy…-
-Yo-oh-oh-oh-oh! Un amico non si abbandona! Perciò userò il mio fascino da scheletro per potervi aiutare!-
-La vedo scura, allora!-, una voce, alle nostre spalle, attira la nostra attenzione. Voltandoci di scatto, osserviamo la sagoma di Nami entrare dentro la cucina, tenendo in braccio un fagotto tutto coperto da lenzuola e una coperta piccola, ma di lana.
-Nami!-
-Ohi… tutto bene?-
-Si, più o meno si… non ha fatto altro se non divincolarsi tutto il tempo. Non credo di stargli particolarmente simpatica…-
-Non capisce niente nemmeno da bambino allora!-, mi ritrovo a sbuffare. Che idiota.
Mentre si volta a guardarmi, mi sorride un pochino. –Stai bene?-
-Si, grazie mille, mia adorata!!-
-Sono contenta, ci hai fatto prendere uno spavento, lo sai?-
-Si… scusami tanto, non volevo farti preoccupare!-, mi scuso, massaggiandomi il collo con una mano. Mentre si avvicina, vediamo il piccolo fagotto cominciare ad agitarsi, e lo sentiamo mugugnare qualcosa senza senso, parole inventate, molto brevi e acute.
-Ehi, ehi! La smetti di tirarmi calci?!-, si avvicina al tavolo e fa poggiare il piccoletto su di esso, lasciandolo libero di muoversi. Istintivamente, tutti si avvicinano per osservare Zoro, io vorrei semplicemente tirargli una sberla. Come si permette di picchiare la mia Nami?!
Avvicinandomi con la sedia a grande velocità, sbuffo.
-Ehi, tu, marimo! Anche se sei tornato bambino non credere che cambino le cose! Non ti azzardare a fare del male a Nami hai cap…ito…?-, la frase mi muore sulle labbra quando un lenzuolo che gli copriva la testolina, cade giù e, probabilmente incuriosito dalla mia voce, si volta a guardarmi. Di nuovo quelle due perle grigiastre mi osservano silenziose, contemplandomi dapprima confuse, poi improvvisamente curiose.
-Gah… nga!-, mugugna, come a dirmi qualcosa che dovrebbe essermi ovvio ma che, posso assicurarvelo, non lo è per niente. Si agita un pochino, come a togliersi di dosso la lana che lo tiene al caldo. Probabilmente gli dà fastidio il tessuto, peccato per lui, ma dovrà tenerselo, a meno che non voglia morire di freddo!
-Chopper, ascoltami un secondo, se domani dobbiamo davvero andare in città, ho paura che dovremmo comprare anche qualcosa… per lui, non so se mi spiego-, dice Nami indirizzata verso Chopper che, ovviamente annuisce serio. –Si, hai ragione…-
-Cosa dovremmo comprargli, scusate?-
-Rufy… è un bambino, se non te ne sei ancora accorto! Mangia pappe passate, latte, e se non vogliamo farlo morire di freddo qualcosa dovrà pur indossare, fino a che non troviamo qualcosa per risolvere questa faccenda!-
-E’ vero! Potremmo comprargli dei super-pantaloncini!-
-…O un body, semplicemente-, lo rimbecca Robin lanciandogli un occhiata piuttosto seriosa. Mi ritrovo a sospirare, prima di domandare istintivamente:
-Scusate… quanto pensate che abbia?-
-Come?-
Osservo un pochino il piccolino di fronte a me, avvicinando un dito al suo braccino. Incuriosito, si volta e lo afferra con la mano sinistra, stringendolo forte come può e agitandolo.
-Bru bu…-
-Intendo dire… quanti mesi avrà?-
-Bé… a giudicare dal fatto che non parla, non cammina e soprattutto dalla dimensione del suo corpo… non direi più di cinque mesi-, mi fa presente Chopper.
-Come mai chiedi?-, mi domanda Usopp.
Sospiro.
-Se davvero dovrà rimanere così per un giorno o due, dovrò cambiare radicalmente il modo di cucinare, per lui, quindi a seconda di quanto ha, posso decidere cosa dargli e soprattutto
come darglielo-
-Biberon?-
-E ti sembra che noi abbiamo un biberon qui a bordo?!-, chiedo sospirando.
-Comunque sia direi che è tardi per parlarne oggi, è meglio andare a dormire e di rinfrescarci un po’ le idee, domani mattina vedremo sul da farsi-, propone Nami, e tutti siamo d’accordo con lei. Faccio per alzarmi, prendendo la mia fedele stampella e andando verso la porta, quando qualcosa mi fa fermare all’istante.
Una specie di… pianto?
Voltandomi di scatto, osservo, come tutti gli altri, del resto, il piccolo Zoro, intento ad agitarsi e a urlicchiare.
-Che gli prende?-, domanda subito Usopp, incuriosito, mentre Brook, accanto a lui, tenta di prendere in braccio il piccolo e di tranquillizzarlo.
-Dai, dai piccino, c’è lo zio Brook con te… ti prometto che mi prenderò cura di te fino a consumarmi le ossa! Yo-oh-oh-oh!-
Dire che il pianto si intensifica, dopo quel dire, è semplicemente un eufemismo. Se prima Zoro si lamentava, adesso urla e piange, agitandosi e tirando piccoli calci sulle costole dello scheletro.
Sospiro alzando gli occhi al cielo. Già ci dà grane?
-Ascoltate, io ho il turno di guardia sta sera-, dico semplicemente, indicando la porta.
-Quindi ci penso io a stare fuori-
-Ma dico sei matto?! Tu hai bisogno di riposo, con quella gamba!-
-Posso riposare domani, non penso che scenderò a terra, quindi puoi stare sereno, Chopper-
-Come medico di bordo non posso assolutamente lasciartelo fare!!!-
-Volete farla finita di urlare? Ci basta già Zoro!-.
Sospiro e mi massaggio la nuca, aprendo la porta. Un urlo atroce mi trapassa i timpani, tanto che debbo tapparmi le orecchie.
-Ma che cazzo…?!-
-Spegnetelo!!!-
-E’ UN BAMBINO, RUFY! NON SI SPEGNE!-
-Oh, peccato…-
-RUFY!-
-Fatelo smettere!!-
-E’ un super-disastro questo ragazzino!-
-Che abbia fame?-
Preso dal casino generale, chiudo la porta, ritornando dentro alla stanza per capire di cosa abbia bisogno quell’alga scatenata, avvicinandomi un pochino al tavolo, dopotutto se ha bisogno di latte glielo devo scaldare, altrimenti gli uccido lo stomaco. Ed ecco che, improvvisamente sembra acquietarsi. Tutti lo guardiamo un po’ confusi, ma pronti a tapparci le orecchie se mai dovesse ricominciare, mentre lui, tra le braccia di Nami, punta lo sguardo verso di me.
Gli occhi castani della nostra bella navigatrice, prima si posano su di me, poi sul piccolo per un paio di volte, prima di domandargli: -Vuoi andare da Sanji?-, domanda indicandomi. Le lancio un occhiata confusa.
-Come prego?!-
-E’ questo che vuoi? Vuoi stare con lui?-, gli chiede, cercando di attirare la sua attenzione. L’unica risposta che ottiene, dopo un mezzo mugugno incomprensibile, è la manina di Zoro che si allunga verso di me, tentando di prendermi come può agitandosi, ovviamente non riuscendoci.
Okay… decisamente, non è quello che mi aspettavo da un ammasso di alghe come lui. Chopper mi spinge lentamente verso Nami e verso il piccolo, dicendomi: -Proviamo a vedere, magari, avendo visto per primo te, ti ricollega a qualcosa di conosciuto-, mi spiega. Sospiro e alzo gli occhi al cielo. Eh certo!
Ci manca solo che diventi suo padre e abbiamo finito con i giochi!
Puntando lo sguardo su di lui, mi avvicino al piccolo, zoppicando, facendo cenno a Nami di passarmelo. Con delicatezza, lei me lo porge, ma come al solito, essendo irruento di natura, Zoro si fionda tra le mie braccia e quasi non mi cade per terra. Fortunatamente ho una presa salda, ma davvero ci è mancato poco.
-A’ matto!! Ma dove pensavi di andare??-, lo rimprovero, sentendo le sue manine attaccasi intorno al mio collo. Alquanto sorpreso da quel gesto, lo lascio fare, sentendomi
decisamente a disagio, insomma da quando è così attaccato a me, tanto da fiondarmisi al collo??
-Questa poi…-, commenta infatti Nami.
Sospiro e tento di staccarlo un pochino da me, per osservarlo meglio, ma a quanto pare trova particolarmente comodo lo stare sotto al mio collo, appoggiato appena sul mio petto, e sembra che stringermi la camicia sia diventato divertente.
-Okay, abbiamo capito chi dovrà tenerlo vicino a sé ‘sta notte-
-Cosa?!-
-Senti, voglio dormire oggi, quindi vedi di tenerlo buono, chiaro?!-
-Nonono, buoni tutti, perché io?!-
-Ma non lo vedi come si comporta?-
-Per quanto mi riguarda possiamo dargli un po’ di sonnifero!!-
-Sanji!-
-Che c’è?!-, domando lanciando un occhiataccia a Chopper.
-Sentite, io ho il turno di guardia!-
-E vabbé, lo farà Usopp oggi-
-CHE COSA?! Io l’ho già fatto ieri sera, quindi ve lo scordate!-
-Allora Ruf— dorme di già?!-
-Lo faccio io-, si offre volontariamente Robin, accanto a me. Scuoto immediatamente la testa.
-Non ci pensare nemmeno! Non posso lasciarti prendere il mio posto, che razza di cavaliere sarei?!-
-Ma questa è un emergenza, no? Vorrà dire che mi restituirai il favore in seguito-, mi dice sorridendomi. Mi ritrovo a sospirare. Ho capito, mi tocca sul serio.
-Mi raccomando, fallo dormire!-
-Sisi! Buon divertimento, Sanji!-
-Stronzi…-
-Non dire parolacce davanti a Zoro! Magari cresce in maniera diversa!-, mi dice Nami e mi ritrovo a sorridere. Se… magari?
Sospirando, abbasso la testa e osservo il piccino, dolcemente accoccolato su di me, intento a guardarsi intorno con aria curiosa e apparentemente serena… almeno per ora.
-Forza… è meglio andare a dormire-
-Lo sai che sei davvero una seccatura?-, domando con un sospiro, chiudendo la porta alle mie spalle, accendendo la luce del comodino, sedendomi sul letto e poggiandolo su di esso, facendolo distendere giù. Dapprima lo vedo guardarsi intorno mentre le sue due perle grigie si sgranano, brillando come gemme, alla vista della mia camera, molto probabilmente perché è un posto tutto nuovo, e quindi vuole capire dove si trova.
Poi, non appena sembra essersi calmato un pochino, fa una risatina acuta, che dura poco, ma che si trasforma in un brivido caldo e scivola per tutta la mia schiena, regalandomi una dolce sensazione di… felicità?
Chissà cosa ci trova di tanto divertente nello stare in una stanza tutta nuova.
-Mh? Che c’è?-, domando, riscoprendomi ad usare un tono piuttosto smielato e sorprendentemente dolciastro.
Lui mi risponde con un mugugno che assomiglia moltissimo ad un: “
Mhhh??”, poi però sembra calmarsi e la sua attenzione si posa su di me. Mi tolgo le scarpe, salgo sul letto e mi siedo a gambe incrociate di fronte a lui.
-Bé? Sono così interessante?-, domando portando il mio viso di fronte al suo e soffiando piano sul suo nasino, un poco umido. Come risposta ottengo uno splendido starnuto, e mi tocca allontanarmi per tossire. Lo stesso fa lui.
-Ahiahi… scusa-, gli dico, tornando ad osservarlo. Dopo un paio di colpi di tosse, lo vedo calmarsi, chiudere gli occhi un paio di volte e poi scoppiare a ridere, allungando le braccine verso di me. Inarco il sopracciglio a queste improvvise dimostrazioni d’affetto a cui, da parte sua, non sono per niente abituato, così, prima di riprenderlo nuovamente in braccio, lo lascio fare per un pochino.
Una volta preso tra le braccia, mi guarda e mi studia, toccandomi la faccia per capire come sono fatto, tirandomi, a volte, anche qualche ciocca di capelli.
-Ehi, no! Non si tirano i capelli!-, mi ritrovo a rimproverarlo, prendendogli la manina sinistra per fermarlo. Come se avessi fatto la cosa più dolce del mondo, lui mi regala un sorriso che oserei dire meraviglioso, prima di concentrarsi sulla mia mano. Decido di poggiarlo tra le mie ginocchia, leggermente piegate, anche se quella ferita mi dà non pochi problemi, e poggio sulle sue gambe l’arto che lo incuriosisce così tanto.
A un suo mugugno che sembra molto simile ad un: “
Uuuuuuh!!”, mi viene da ridere, e mi ritrovo a sorridere con una dolcezza che non esprimevo da tempo. Chissà, magari essendo tornato bambino, tutta la vivacità che aveva prima di diventare adulto, adesso la sta esprimendo proprio perché ne ha la possibilità.
-Waaah-.
Sentendosi osservato, alza la testolina, e mi osserva. Dio mio quanto è…
carino!
È l’esserino più tenero che abbia mai visto in vita mia! Cavolo… neanche riesco a credere che sia Zoro! Mi sembra impossibile che il piccolo che adesso mi sta sorridendo e ridacchia accanto a me è lo stesso che entra nel mio letto di notte, e di certo
non per dormire. Ridacchiando, gli tocco la punta del nasino con il dito indice e lui sorride di nuovo, tra le lenzuola e la lana. È un piccolo batuffolino che se ne sta accoccolato al calduccio tra le mie gambe, dagli occhi di un color perla meraviglioso, genuino oserei dire, e dal sorriso più bello che abbia mai visto in vita mia.
Non credo avrei potuto immaginare che una cosa del genere sarebbe mai accaduta... e ancora adesso non riesco a crederci, a dire il vero.
Ora che ci penso, osservandolo meglio, sono sorpreso di vedere che i pozzi di pece che sono abituato a vedere, in origine, erano chiarissimi, e di un colore così particolare che mi attira quasi magneticamente a loro, come fossero due piccole ma potenti calamite. Suppongo che anche io li avessi più chiari di quanto non lo siano adesso, ma lui ha completamente cambiato tonalità!
Un tocco un po’ più pesante mi fa tornare bruscamente alla realtà. Abbassando lo sguardo, mi ritrovo ad osservare una piccola alga che si appoggia sul mio addome, stringendo la stoffa della mia camicia con un dolce sorriso sulle labbra, strofinandoci piano la testa e lasciandocisi abbandonare, probabilmente per la stanchezza.
Sorrido dolcemente. –Si, sarai stanco-, dico, prendendolo delicatamente in braccio, infagottandolo per bene tra le coperte, la lana e gli asciugamani, mettendolo al centro del mio letto. Mentre mi cambio e metto i vestiti sporchi nella cesta da lavare, osservo quel piccolo alter ego del mio amante, dolcemente addormentato.
Mi chiedo cosa stia sognando, per essere così sorridente e sereno.
Ficcandomi sotto le coperte, faccio attenzione a non schiacciarlo, né a svegliarlo. Mi limito a stringerlo a me e ad abbassare la luminosità della bajour, dandomi così la possibilità di tenerlo comunque sempre d’occhio. Tiro il piumone fin sopra le mie spalle e gli lascio il volto scoperto per respirare. Spero solo che dorma tranquillo.
Socchiudo gli occhi e mi riscopro improvvisamente stanco.
L’ultimo pensiero che mi ronza per la testa mi fa rendere conto che oggi sarebbe una delle poche volte che, stando a letto, io e Zoro non facciamo
nulla, se non dormire.
End Part IV