{ Just Like a Baby }, Rating Misto

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~ Vampiraker
view post Posted on 27/12/2011, 23:14




{ Prefazione }


Stranamente sono riuscita a finire anche il 4° capitolo!
Bene, bene, si riparte in quarta, allora ;D.
Connie, Funny, grazie mille per i commenti, come al solito siete troppo buone... e Connie, davvero, i tuoi metodi di investigazione mi sorprendono sempre di più X°DDDD.
Ahahahahha!
Spero che aggiorniate presto le vostre fic, anche perché sto andando lentamente in astinenza D:
Perciò mi raccomando <3.
Parlando ora di questo capitolo voglio solo avvisare che, visto che non è proprio facilissimo descrivere i versi di un neonato, vi ho messo sotto spoiler una specie di riferimento audio, magari vi rendo le cose più facili.
E poi sono convintissima che riuscirete subito a capire da DOVE ho preso l'audio ;D (se non si vede è perché si sta ancora caricando, quindi magari se provate più in là partirà ;D)
Ahahha XD.
A parte questo spero che la storia sia di vostro gradimento!
Buona lettura!









{ Just Like a Baby }

Capitolo IV:
Dolcezza.




-Ahia!-
-Sanji, se non stai fermo non posso curarti la gamba!-
-Ho capito, ma fa male!-
-Te l’ho detto, quella creatura è strana, a quanto pare ci sono delle tossine, o qualcosa del genere, che ti hanno infettato la ferita, ecco perché ti fa così male, anche perché di solito non sarebbe tanto grave-, mi spiega Chopper tra un punto di sutura e l’altro. A quanto pare, tutto il dolore che sto provando è dovuto a un paio di graffi lunghi sei o sette centimetri e profondi appena uno, ma abbastanza intossicati da farmi vedere le stelle.
Con un sospiro, gli lascio fasciare la mia gamba, dopo avermi disinfettato con cura e pulito per bene, e , quando finisce, mi alzo.
-Dove vai?-
-In salone, voglio vedere cos’hanno da dire gli altri…-, spiego, rimettendomi una maglietta improvvisata. Lo vedo piuttosto in disaccordo, ma è curioso quanto me di sapere cosa stia succedendo, perciò mi lascia fare, imponendomi però di non poggiare l’arto ferito e di usare una stampella provvisoria.
Alzo gli occhi al cielo e mi limito ad annuire, saltellando fino in cucina. Non appena apro la porta, di fronte a me, tutti quanti sono intenti a parlare e a discutere su ciò che è successo fino ad adesso. Quando faccio la mia apparizione, i loro sguardi si posano su di me.
-Ehi, Sanji!-
-Come stai?-
-Tutto bene, tranquilli…-
-Guarirà entro una settimana, ma mi sono davvero preso un colpo-, dice subito il medico di bordo, lasciando intendere che si, sto bene e che si, sopravvivrò. Mi siedo accanto a loro, tra Robin e Usopp che mi lasciano un po’ di spazio.
-Sono contenta che tu stia bene, ci hai fatto spaventare!-
-Non dirlo a me… piuttosto… qualcuno ha qualche idea di cosa stia succedendo qui?-, domando istintivamente, cercando i loro sguardi. Rufy, malamente addormentato sul divanetto dall’altra parte del tavolo, russa sonoramente, lasciandomi scappare uno sbuffo di disaccordo.
Gli altri hanno più o meno tutti la stessa reazione: sospirano e si mettono comodi, probabilmente c’è molto da spiegare. Quella che prende la parola è la dolce Robin.
-Questa mattina, mentre giravamo per la città, noi siamo entrati in una locanda per mangiare qualcosa. Visto che tu non c’eri abbiamo dovuto improvvisare qualcosa-
-Desolato… dico sul serio, quel marimo idiota mi ha… tenuto impegnato-, cerco di difendermi, ricordando il litigio di questa mattina. Mi sembra passato un secolo. Le parole e le frasi che ci siamo urlati contro non sono proprio stati i soliti insulti velenosi, quindi faccio ancora fatica a digerirli, soprattutto dopo… l’attacco. Dal mio taschino prendo una sigaretta, l’accendo e la porto alle labbra, osservando interessato la donna al mio fianco.
-Appena entrati abbiamo fatto conoscenza con il barista e un gruppo di camerieri dall’aria socievole che ci hanno spiegato un po’ le tradizioni e le usanze dell’isola. Tra le tante, ci ha attirati una certa legenda, secondo la quale ogni notte vaga per la città un essere terrificante, dagli occhi bianchi e le ossa contorte…-
-Il tipo di prima, vuoi dire?-, le chiedo. Al suo cenno del capo positivo, sbuffo il fumo nell’aria, facendo attenzione a non puntarglielo contro.
Franky la interrompe.
-Pensavamo fosse solo una legenda, anche se i tipi che ce l’hanno raccontato sembravano super-impauriti dal fatto-
-Franky ha ragione, quando ha cominciato a calare la sera, tutti si sono rifugiati nelle loro case, e più di uno ci ha consigliato di tornarcene sulla nave e di chiudere i boccaporti! Mi hanno messo una paura che neanche t’immagini!-, si lamenta naso lungo, prima di vantarsi subito di quanto la sua forza, tuttavia, sarebbe riuscita a contrastare il possibile mostro. Ovviamente l’unico a credergli è Chopper.
Alzo gli occhi al cielo, e cerco di concentrarmi di più sul fatto.
-Comunque sia siamo tornati sulla nave giusto perché non c’era molto da fare, e pensavamo di ritrovarvi lì… quando siete arrivati e c’è stato quel trambusto, allora sai benissimo cos’è successo-, continua il suo discorso la bella Robin, massaggiandosi delicatamente il collo e spostandosi i capelli corvini da una parte all’altra del corpo.
-E’ stato così terrificante che mi sono sentito morire!! Oh… ma aspettate un secondo… Io sono già morto!! Yo-oh-oh-oh-oh!-
-E basta con queste battutacce!-
-Non fare così, Usopp-san… Skull Joke!-
-Capisco… ma quell’affare… cos’era esattamente? Che diceva la legenda? E soprattutto perché l’alga marina è ridotta in quello stato?-
-Da ciò che ci hanno raccontato i tizi sull’isola pare che qui sorgesse, tempo fa, una specie di laboratorio segreto che faceva esperimenti sugli umani. Seppur sia stato distrutto dalla stessa marina, che lo trovò a suo tempo, uno dei risultati di quegli esperimenti è riuscito a fuggire, e da allora gira sull’isola-
-Trovo questa storia super-impossibile!-
-Almeno sembra più veritiera di quella che dice che quest’essere sia un demone asceso dagli inferi per distruggere il mondo umano-
-…Decisamente super-non-credibile!!-, sorrido un pochino a ciò che dice il cyborg, ma ovviamente non posso are altro se non spegnere la sigaretta ormai finita, e cominciarne un’altra, troppo agitato da questa storia, e soprattutto confuso.
Perché credo che ci sia dell’altro?
-Sempre affidandosi sulle poche notizie che abbiamo pare che l’essere umano modificato geneticamente, ossia l’essere di poco fa, si nutra di sangue-
-Fatemi capire bene-, dico interrompendola un secondo, sbuffando via il fumo, mettendomi più comodo sulla sedia, osservandoli uno per uno, facendo il punto della situazione.
-In questa città gira un mostro, probabilmente modificato geneticamente, ultra forte e veloce, che si nutre di sangue come un vampiro, che ha appena morso un nostro compagno diventato neonato, e che non sappiamo abbia un punto debole, mi sfugge qualcosa?-, domando, ripensando al quadretto che ho appena descritto. Tutti mi danno improvvisamente ragione.
Sbuffo del fumo dalle mie labbra e faccio spallucce.
-Bene, siamo fottuti-
-Esatto! Quindi tanto vale andarcene via fino a che siamo in tempo!!-
-Non se ne parla!-, un Rufy improvvisamente sveglio e arzillo si tira su a sedere e dice la sua, come se non avesse dormito per tutto il tempo, durante la spiegazione dei ragazzi.
-Dobbiamo far tornare Zoro normale! Non possiamo andarcene così!-
-Rufyyyy ma l’hai visto quel coso?! Che possibilità abbiamo di batterlo?!-
-Non si abbandonano i compagni in difficoltà!! Noi andremo a trovare quel tipaccio e gliene suoneremo così tante che alla fine dovrà per forza farlo tornare come prima!-
-Rifletti un secondo, come può un essere che non ha probabilmente più una coscienza, aiutarci?! È praticamente impossibile!-
-Non mi interessa!-
-Magari non dobbiamo cercare lui, magari c’è un antidoto, o qualcosa del genere-, ipotizza Chopper, pensandoci seriamente. Mi sento tremendamente in colpa. Se mi fossi sbrigato a salire sulla Sunny, a questo punto, sarei io in quello stato, e di certo non quell’alga marina. L’immagine del suo corpo che cade a terra mi fa rabbrividire e mi scuote un attimo. Tornando alla realtà, mi rendo conto che tutti mi osservano con insistenza. Sospiro alzando gli occhi al cielo.
-Uno spadaccino bambino non serve a niente, dobbiamo fare qualcosa-, rispondo, e loro si rianimano un pochino.
-Io proporrei di tornare sull’isola quando è giorno, e di allontanarci quando è sera, cercando di prendere più informazioni possibile dagli abitanti. Qualcosa dovranno pur sapere-
-Che super-idea, Robin! Faremo così!-
-C-che?! Torniamo sull’isola?!-
-Massì… dai Usopp, ci divertiremo! E poi se anche dovessimo rincontrarlo ci basterà pestarlo a sangue!-
-Rufyyyyy…-
-Yo-oh-oh-oh-oh! Un amico non si abbandona! Perciò userò il mio fascino da scheletro per potervi aiutare!-
-La vedo scura, allora!-, una voce, alle nostre spalle, attira la nostra attenzione. Voltandoci di scatto, osserviamo la sagoma di Nami entrare dentro la cucina, tenendo in braccio un fagotto tutto coperto da lenzuola e una coperta piccola, ma di lana.
-Nami!-
-Ohi… tutto bene?-
-Si, più o meno si… non ha fatto altro se non divincolarsi tutto il tempo. Non credo di stargli particolarmente simpatica…-
-Non capisce niente nemmeno da bambino allora!-, mi ritrovo a sbuffare. Che idiota.
Mentre si volta a guardarmi, mi sorride un pochino. –Stai bene?-
-Si, grazie mille, mia adorata!!-
-Sono contenta, ci hai fatto prendere uno spavento, lo sai?-
-Si… scusami tanto, non volevo farti preoccupare!-, mi scuso, massaggiandomi il collo con una mano. Mentre si avvicina, vediamo il piccolo fagotto cominciare ad agitarsi, e lo sentiamo mugugnare qualcosa senza senso, parole inventate, molto brevi e acute.
-Ehi, ehi! La smetti di tirarmi calci?!-, si avvicina al tavolo e fa poggiare il piccoletto su di esso, lasciandolo libero di muoversi. Istintivamente, tutti si avvicinano per osservare Zoro, io vorrei semplicemente tirargli una sberla. Come si permette di picchiare la mia Nami?!
Avvicinandomi con la sedia a grande velocità, sbuffo.
-Ehi, tu, marimo! Anche se sei tornato bambino non credere che cambino le cose! Non ti azzardare a fare del male a Nami hai cap…ito…?-, la frase mi muore sulle labbra quando un lenzuolo che gli copriva la testolina, cade giù e, probabilmente incuriosito dalla mia voce, si volta a guardarmi. Di nuovo quelle due perle grigiastre mi osservano silenziose, contemplandomi dapprima confuse, poi improvvisamente curiose.
-Gah… nga!-, mugugna, come a dirmi qualcosa che dovrebbe essermi ovvio ma che, posso assicurarvelo, non lo è per niente. Si agita un pochino, come a togliersi di dosso la lana che lo tiene al caldo. Probabilmente gli dà fastidio il tessuto, peccato per lui, ma dovrà tenerselo, a meno che non voglia morire di freddo!
-Chopper, ascoltami un secondo, se domani dobbiamo davvero andare in città, ho paura che dovremmo comprare anche qualcosa… per lui, non so se mi spiego-, dice Nami indirizzata verso Chopper che, ovviamente annuisce serio. –Si, hai ragione…-
-Cosa dovremmo comprargli, scusate?-
-Rufy… è un bambino, se non te ne sei ancora accorto! Mangia pappe passate, latte, e se non vogliamo farlo morire di freddo qualcosa dovrà pur indossare, fino a che non troviamo qualcosa per risolvere questa faccenda!-
-E’ vero! Potremmo comprargli dei super-pantaloncini!-
-…O un body, semplicemente-, lo rimbecca Robin lanciandogli un occhiata piuttosto seriosa. Mi ritrovo a sospirare, prima di domandare istintivamente:
-Scusate… quanto pensate che abbia?-
-Come?-
Osservo un pochino il piccolino di fronte a me, avvicinando un dito al suo braccino. Incuriosito, si volta e lo afferra con la mano sinistra, stringendolo forte come può e agitandolo.
-Bru bu…-
-Intendo dire… quanti mesi avrà?-
-Bé… a giudicare dal fatto che non parla, non cammina e soprattutto dalla dimensione del suo corpo… non direi più di cinque mesi-, mi fa presente Chopper.
-Come mai chiedi?-, mi domanda Usopp.
Sospiro.
-Se davvero dovrà rimanere così per un giorno o due, dovrò cambiare radicalmente il modo di cucinare, per lui, quindi a seconda di quanto ha, posso decidere cosa dargli e soprattutto come darglielo-
-Biberon?-
-E ti sembra che noi abbiamo un biberon qui a bordo?!-, chiedo sospirando.
-Comunque sia direi che è tardi per parlarne oggi, è meglio andare a dormire e di rinfrescarci un po’ le idee, domani mattina vedremo sul da farsi-, propone Nami, e tutti siamo d’accordo con lei. Faccio per alzarmi, prendendo la mia fedele stampella e andando verso la porta, quando qualcosa mi fa fermare all’istante.
Una specie di… pianto?
Voltandomi di scatto, osservo, come tutti gli altri, del resto, il piccolo Zoro, intento ad agitarsi e a urlicchiare.
-Che gli prende?-, domanda subito Usopp, incuriosito, mentre Brook, accanto a lui, tenta di prendere in braccio il piccolo e di tranquillizzarlo.
-Dai, dai piccino, c’è lo zio Brook con te… ti prometto che mi prenderò cura di te fino a consumarmi le ossa! Yo-oh-oh-oh!-
Dire che il pianto si intensifica, dopo quel dire, è semplicemente un eufemismo. Se prima Zoro si lamentava, adesso urla e piange, agitandosi e tirando piccoli calci sulle costole dello scheletro.
Sospiro alzando gli occhi al cielo. Già ci dà grane?
-Ascoltate, io ho il turno di guardia sta sera-, dico semplicemente, indicando la porta.
-Quindi ci penso io a stare fuori-
-Ma dico sei matto?! Tu hai bisogno di riposo, con quella gamba!-
-Posso riposare domani, non penso che scenderò a terra, quindi puoi stare sereno, Chopper-
-Come medico di bordo non posso assolutamente lasciartelo fare!!!-
-Volete farla finita di urlare? Ci basta già Zoro!-.
Sospiro e mi massaggio la nuca, aprendo la porta. Un urlo atroce mi trapassa i timpani, tanto che debbo tapparmi le orecchie.
-Ma che cazzo…?!-
-Spegnetelo!!!-
-E’ UN BAMBINO, RUFY! NON SI SPEGNE!-
-Oh, peccato…-
-RUFY!-
-Fatelo smettere!!-
-E’ un super-disastro questo ragazzino!-
-Che abbia fame?-
Preso dal casino generale, chiudo la porta, ritornando dentro alla stanza per capire di cosa abbia bisogno quell’alga scatenata, avvicinandomi un pochino al tavolo, dopotutto se ha bisogno di latte glielo devo scaldare, altrimenti gli uccido lo stomaco. Ed ecco che, improvvisamente sembra acquietarsi. Tutti lo guardiamo un po’ confusi, ma pronti a tapparci le orecchie se mai dovesse ricominciare, mentre lui, tra le braccia di Nami, punta lo sguardo verso di me.
Gli occhi castani della nostra bella navigatrice, prima si posano su di me, poi sul piccolo per un paio di volte, prima di domandargli: -Vuoi andare da Sanji?-, domanda indicandomi. Le lancio un occhiata confusa.
-Come prego?!-
-E’ questo che vuoi? Vuoi stare con lui?-, gli chiede, cercando di attirare la sua attenzione. L’unica risposta che ottiene, dopo un mezzo mugugno incomprensibile, è la manina di Zoro che si allunga verso di me, tentando di prendermi come può agitandosi, ovviamente non riuscendoci.
Okay… decisamente, non è quello che mi aspettavo da un ammasso di alghe come lui. Chopper mi spinge lentamente verso Nami e verso il piccolo, dicendomi: -Proviamo a vedere, magari, avendo visto per primo te, ti ricollega a qualcosa di conosciuto-, mi spiega. Sospiro e alzo gli occhi al cielo. Eh certo!
Ci manca solo che diventi suo padre e abbiamo finito con i giochi!
Puntando lo sguardo su di lui, mi avvicino al piccolo, zoppicando, facendo cenno a Nami di passarmelo. Con delicatezza, lei me lo porge, ma come al solito, essendo irruento di natura, Zoro si fionda tra le mie braccia e quasi non mi cade per terra. Fortunatamente ho una presa salda, ma davvero ci è mancato poco.
-A’ matto!! Ma dove pensavi di andare??-, lo rimprovero, sentendo le sue manine attaccasi intorno al mio collo. Alquanto sorpreso da quel gesto, lo lascio fare, sentendomi decisamente a disagio, insomma da quando è così attaccato a me, tanto da fiondarmisi al collo??
-Questa poi…-, commenta infatti Nami.
Sospiro e tento di staccarlo un pochino da me, per osservarlo meglio, ma a quanto pare trova particolarmente comodo lo stare sotto al mio collo, appoggiato appena sul mio petto, e sembra che stringermi la camicia sia diventato divertente.
-Okay, abbiamo capito chi dovrà tenerlo vicino a sé ‘sta notte-
-Cosa?!-
-Senti, voglio dormire oggi, quindi vedi di tenerlo buono, chiaro?!-
-Nonono, buoni tutti, perché io?!-
-Ma non lo vedi come si comporta?-
-Per quanto mi riguarda possiamo dargli un po’ di sonnifero!!-
-Sanji!-
-Che c’è?!-, domando lanciando un occhiataccia a Chopper.
-Sentite, io ho il turno di guardia!-
-E vabbé, lo farà Usopp oggi-
-CHE COSA?! Io l’ho già fatto ieri sera, quindi ve lo scordate!-
-Allora Ruf— dorme di già?!-
-Lo faccio io-, si offre volontariamente Robin, accanto a me. Scuoto immediatamente la testa.
-Non ci pensare nemmeno! Non posso lasciarti prendere il mio posto, che razza di cavaliere sarei?!-
-Ma questa è un emergenza, no? Vorrà dire che mi restituirai il favore in seguito-, mi dice sorridendomi. Mi ritrovo a sospirare. Ho capito, mi tocca sul serio.
-Mi raccomando, fallo dormire!-
-Sisi! Buon divertimento, Sanji!-
-Stronzi…-
-Non dire parolacce davanti a Zoro! Magari cresce in maniera diversa!-, mi dice Nami e mi ritrovo a sorridere. Se… magari?
Sospirando, abbasso la testa e osservo il piccino, dolcemente accoccolato su di me, intento a guardarsi intorno con aria curiosa e apparentemente serena… almeno per ora.
-Forza… è meglio andare a dormire-



-Lo sai che sei davvero una seccatura?-, domando con un sospiro, chiudendo la porta alle mie spalle, accendendo la luce del comodino, sedendomi sul letto e poggiandolo su di esso, facendolo distendere giù. Dapprima lo vedo guardarsi intorno mentre le sue due perle grigie si sgranano, brillando come gemme, alla vista della mia camera, molto probabilmente perché è un posto tutto nuovo, e quindi vuole capire dove si trova.
Poi, non appena sembra essersi calmato un pochino, fa una risatina acuta, che dura poco, ma che si trasforma in un brivido caldo e scivola per tutta la mia schiena, regalandomi una dolce sensazione di… felicità?
Chissà cosa ci trova di tanto divertente nello stare in una stanza tutta nuova.
-Mh? Che c’è?-, domando, riscoprendomi ad usare un tono piuttosto smielato e sorprendentemente dolciastro.
Lui mi risponde con un mugugno che assomiglia moltissimo ad un: “Mhhh??”, poi però sembra calmarsi e la sua attenzione si posa su di me. Mi tolgo le scarpe, salgo sul letto e mi siedo a gambe incrociate di fronte a lui.
-Bé? Sono così interessante?-, domando portando il mio viso di fronte al suo e soffiando piano sul suo nasino, un poco umido. Come risposta ottengo uno splendido starnuto, e mi tocca allontanarmi per tossire. Lo stesso fa lui.
-Ahiahi… scusa-, gli dico, tornando ad osservarlo. Dopo un paio di colpi di tosse, lo vedo calmarsi, chiudere gli occhi un paio di volte e poi scoppiare a ridere, allungando le braccine verso di me. Inarco il sopracciglio a queste improvvise dimostrazioni d’affetto a cui, da parte sua, non sono per niente abituato, così, prima di riprenderlo nuovamente in braccio, lo lascio fare per un pochino.
Una volta preso tra le braccia, mi guarda e mi studia, toccandomi la faccia per capire come sono fatto, tirandomi, a volte, anche qualche ciocca di capelli.
-Ehi, no! Non si tirano i capelli!-, mi ritrovo a rimproverarlo, prendendogli la manina sinistra per fermarlo. Come se avessi fatto la cosa più dolce del mondo, lui mi regala un sorriso che oserei dire meraviglioso, prima di concentrarsi sulla mia mano. Decido di poggiarlo tra le mie ginocchia, leggermente piegate, anche se quella ferita mi dà non pochi problemi, e poggio sulle sue gambe l’arto che lo incuriosisce così tanto.
A un suo mugugno che sembra molto simile ad un: “Uuuuuuh!!”, mi viene da ridere, e mi ritrovo a sorridere con una dolcezza che non esprimevo da tempo. Chissà, magari essendo tornato bambino, tutta la vivacità che aveva prima di diventare adulto, adesso la sta esprimendo proprio perché ne ha la possibilità.
-Waaah-.
Sentendosi osservato, alza la testolina, e mi osserva. Dio mio quanto è… carino!
È l’esserino più tenero che abbia mai visto in vita mia! Cavolo… neanche riesco a credere che sia Zoro! Mi sembra impossibile che il piccolo che adesso mi sta sorridendo e ridacchia accanto a me è lo stesso che entra nel mio letto di notte, e di certo non per dormire. Ridacchiando, gli tocco la punta del nasino con il dito indice e lui sorride di nuovo, tra le lenzuola e la lana. È un piccolo batuffolino che se ne sta accoccolato al calduccio tra le mie gambe, dagli occhi di un color perla meraviglioso, genuino oserei dire, e dal sorriso più bello che abbia mai visto in vita mia.
Non credo avrei potuto immaginare che una cosa del genere sarebbe mai accaduta... e ancora adesso non riesco a crederci, a dire il vero.
Ora che ci penso, osservandolo meglio, sono sorpreso di vedere che i pozzi di pece che sono abituato a vedere, in origine, erano chiarissimi, e di un colore così particolare che mi attira quasi magneticamente a loro, come fossero due piccole ma potenti calamite. Suppongo che anche io li avessi più chiari di quanto non lo siano adesso, ma lui ha completamente cambiato tonalità!
Un tocco un po’ più pesante mi fa tornare bruscamente alla realtà. Abbassando lo sguardo, mi ritrovo ad osservare una piccola alga che si appoggia sul mio addome, stringendo la stoffa della mia camicia con un dolce sorriso sulle labbra, strofinandoci piano la testa e lasciandocisi abbandonare, probabilmente per la stanchezza.
Sorrido dolcemente. –Si, sarai stanco-, dico, prendendolo delicatamente in braccio, infagottandolo per bene tra le coperte, la lana e gli asciugamani, mettendolo al centro del mio letto. Mentre mi cambio e metto i vestiti sporchi nella cesta da lavare, osservo quel piccolo alter ego del mio amante, dolcemente addormentato.
Mi chiedo cosa stia sognando, per essere così sorridente e sereno.
Ficcandomi sotto le coperte, faccio attenzione a non schiacciarlo, né a svegliarlo. Mi limito a stringerlo a me e ad abbassare la luminosità della bajour, dandomi così la possibilità di tenerlo comunque sempre d’occhio. Tiro il piumone fin sopra le mie spalle e gli lascio il volto scoperto per respirare. Spero solo che dorma tranquillo.
Socchiudo gli occhi e mi riscopro improvvisamente stanco.
L’ultimo pensiero che mi ronza per la testa mi fa rendere conto che oggi sarebbe una delle poche volte che, stando a letto, io e Zoro non facciamo nulla, se non dormire.


End Part IV



 
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-Connie-
view post Posted on 28/12/2011, 09:43




Ed ecco a voi Tatsumi Oga, Hildegarde e Kaiser de Emperana Beelzebub IV (o Baby Beel, come preferite -_- ), alias Rufy-versione-teppista, Sanko e Zoro-versione-bebè!

Non sono la loro copia sputata? *-*
Soprattutto Beelzebub: quello lì è Zoro.

Bando alle ciance e passiamo al capitolo!
Awwwwwwwww. Ma che cariiiini. :wub:
Ho l'impressione che questa ff sarà parecchio zuccherosa. *w*
Non vedo l'ora di vedere i Mugi alle prese con uno Zoro di soli 5 mesi! xDD
Solo una precisazione. -_- La solita pignola.
Esattamente come gli occhi di Sanji sono neri, non azzurri, gli occhi di Zoro sono nocciola, non neri. E tengo pure la prova.
Osservate per bene i loro occhi, prego. ù__ù


P.S: non è che l'audio è stato preso proprio dall'anime di Beelzebub? *-*
...No, eh? .____.
Le mie doti d'investigazione iniziano a fare cilecca. ò__ò
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 28/12/2011, 11:09




ODDIO SANTISSIMO E' VERO DDDDD:
Quel piccino è Zoro!!!
YEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH ABBIAMO TROVATO BABY ZORO *____*.
Che carinooooo xDDDDD.
Ahahhahahah!
Sono contenta che ti sia piaciuta!! E per gli occhi, bé visto che su Rimescoliamo le carte era così ho preferito continuare, dopotutto un minimo d'interpretazione artistica non guasta mai.
E...
NOOOO
XDDD.
Dai dai! E' più semplice!
Molto più semplice!
Cerca di sentire la colonna sonora verso la fine, vedrai che capisci sicuramente ;DDD
 
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FunnyPirate
view post Posted on 28/12/2011, 13:43




Io la so!! Io la so!!! è quella di Tarzan v.v
Scusate, ma io ho un orecchio sviluppatissimo, e riconosco bene sia musiche che doppiatori :D
applauso!!! *non la pensa nessuno*
DD: *si rabbuia*

Emh, per il capitolo, direi che è fighissimo! ahahah
Mi sono divertita un sacco con il baby-Zoro, anche se a me i bambini fanno schifo...
Comunque cerca di non far diventare Sanji un pervertito DD:
(Ma che mi viene in mente??)
Non ci pensare xD più tosto, a quando il prossimo?? *-*
Bello come sempre<3
Al prossimo capitolo!!
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 28/12/2011, 13:46




CITAZIONE
Io la so!! Io la so!!! è quella di Tarzan v.v

ESATTOOOOOOOOOO!
E la nostra concorrente prende 1.000 punti e se li porta a casaaaa xDDD. Brava Funny, hai indovinato xD ahahah!
Non era così difficile, no?
Comunque sia... Oddio Sanji un pervertito in questa situazione? Mumble mumble... forse un pochino... ci penserò su, promesso!
E... Ma comeeee!
Fino al primo anno sono degli angeli *____*. Poi per farli tornare sopportabili dobbiamo aspettare fino ai 15 anni <.<''' xDDDDD.
A parte questo, spero di pubblicare il prossimo presto presto ;D
 
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FunnyPirate
view post Posted on 28/12/2011, 13:52




Yeeeeeeeeeeeeee, *esulta*
PE PE PE PE PE PE , PE PE PE PE PE PE
Okkey, la pianto! ^^"
Sanji pervertitino...! .O. evviva!

E comunque, no mi spiace non li sopporto proprio, mi fanno venire il nervoso v.v (non mi considerare un cuore di pietra)
Quelli di 9 anni sono carini ^^

 
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-Connie-
view post Posted on 28/12/2011, 22:15




CITAZIONE (FunnyPirate @ 28/12/2011, 13:43) 
Io la so!! Io la so!!! è quella di Tarzan v.v

Nuoooooooo! :o:
...Sono un'ignorantA. .____.
E dire che Tarzan era uno dei miei film preferiti della Disney.
Vado a fustigarmi. E non provate a fermarmi! ç___ç
*cri cri cri*
...Siete tutti dei bastardi. .-.
 
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FunnyPirate
view post Posted on 29/12/2011, 17:06




Nuuu, Connie, non fare così xD <3
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 6/1/2012, 15:25




{ Prefazione }


Perdonate il ritardo per questo 5° capitolo.
E dire che stava lì fermo, in attesa di rilettura xD. Quindi scusate, mea culpa ;D.
Mumble mumble.
Niente da dirvi in particolare, se non:
Buona lettura!
(E grazie come al solito per tutto quanto <3)


*Suono comunemente usato da mia madre per fare la cretina quando avevo appena 3 mesi .___.''' (si legge "ci-ci-ci-ci" ^^''')









{ Just Like a Baby }

Capitolo V:
Primi passi.





Piccole gocce solitarie cascano sul mio volto, rinfrescandolo, e ne delineano i contorni, prima di proseguire lungo il pendio del collo, scivolare sul pomo d’Adamo per poi essere catturati dal morbido manto che ricopre il mio asciugamano. Il suo piacevole calore mi fa star bene, e il profumo di lenzuola pulite mi mette di buon umore.
La giornata sembra essere iniziata in modo particolarmente vivace, almeno per me. Sarà per il fatto che il mio fondoschiena è intatto, ma credo che oggi sarà una giornata… non dico splendida, ma con prospettive positive, ecco. Lancio un occhiata al mio riflesso nello specchio. Un ragazzo biondo dai capelli leggermente ondulati, ma perfettamente in ordine, un occhio ceruleo intenso, due labbra morbide e sottili e un pizzetto appena accennato, mi fissa e pare sorridermi.
I suoi lineamenti sono più rilassati del solito, più sereni, quasi, e senza una ragione in particolare.
Dopo un breve accenno di sorriso e una sgrullata di spalle, il riflesso del ragazzo sparisce, e rimane solo il mio ego che apre la porta del bagno e torna in camera con calma.
Lanciando un’occhiata sull’orologio vedo che sono appena le sette. Tra una mezz’ora dovrò assolutamente andare a fare la colazione, perciò mi vesto velocemente con un paio di jeans comodi ma un po’ scuri, una camicia azzurrina e un golf nero sopra. Abbinate sotto, le scarpe nere, scivolano dolcemente sul pavimento della Sunny, facendomi andare da una parte all’altra della mia stanza senza fare rumore o lasciare segni.
Mentre do una sistemata qui e là, mi rendo conto di un movimento sospetto sotto le coperte. Avvicinandomi, e mettendomi a sedere, vedo un paio di manine far capolino e stiracchiarsi piano, come è loro possibile. Con un sorriso appena accennato, vado a scoprire delicatamente il frugoletto che c’è nascosto sotto.
-Nwaahn…-, mugugna guardandomi il cosino fluffoso che dovrebbe, in realtà, essere il cretino con cui litigo sempre. Non essendosi ancora svegliato del tutto, fa fatica a tenere gli occhi aperti, e si guarda in giro, chiedendosi probabilmente dov’è finito.
-Ehi… chi-chi-chi*…?-, gli sussurro, abbassando, con l’indice e il medio della mano sinistra, ancora di più le coperte per evitare che lo soffochino. È così piccolo e inerme che mi sembra impossibile lui debba diventare il più grande spadaccino del mondo!
Le sue perle mi guardano un istante, poi sembrano ricordarsi di qualcosa e torna a mugugnare convinto un: -Mhwaannhwahn-
-Oh, buongiorno anche a te-, gli rispondo, tirandolo fuori da tutto quell’ammasso di coperte e tenendolo in braccio, coprendolo con il lenzuolo che il giorno prima Chopper gli aveva dato. Si lascia prendere in braccio senza problemi e poi cerca di attaccarsi come può a me. Lo lascio fare (oddio, comincio ad abituarmi a questo trattamento… non va bene. Decisamente) e mi decido ad uscire dalla camera, con lui in braccio, andando verso lo studio di Chopper. So che ancora non è sveglio, ma di solito lì ci sono alcuni suoi vestiti e, essendo il più piccolo del gruppo… bé non dico che possano stargli, ma tentar non nuoce, no?
E poi non se ne può stare con un asciugamano in vita tutto il tempo!
-Ah-ah-ah! No, niente mani in bocca-, lo rimprovero mentre Zoro tenta, invano, di mettersi la mano sinistra in bocca. I dentini ancora non ce li ha, che stiano cominciando a crescergli? Mi sembra strano, di solito, che io sappia, si sviluppano intorno all’anno, come tutto il resto delle facoltà... comunque sia lui si lamenta e tenta in tutti i modi di riprovarci.
Non volendo assolutamente rovinare una giornata iniziata abbastanza bene, poggio un paio di dita sul suo pancino e glielo gratto delicatamente.
-Nonono, niente mani in bocca!-, ripeto, ma sta volta mi riscopro a sorridere, probabilmente perché il piccolo ridacchia allegro (davvero soffre il solletico?! Sapevo che gli piacevano i grattini, e anche parecchio… ma del solletico… non l’avrei mai immaginato!) e ha spostato la sua attenzione sul mio dito indice, andando a stringerlo con curiosità crescente.
-Ngahn!-
-Ma come fai ad essere così terribilmente innocente? Tu dovresti essere una sottospecie di macchina da guerra, lo sai?-, gli domando, ma non sembra capirmi. Oddio, ovvio che non mi capisce, ha appena cinque mesi! Sarebbe strano il contrario…
Arrivato di fronte allo studio di Chopper mi ritrovo a bussare. Non ricevendo risposta, faccio un passo avanti ed entro. Dopo aver acceso la luce, poggio Zoro sul letto dell’infermeria, lasciandolo coperto ancora per un po’.
-Stai buono qui cinque secondi-, gli dico, intimidandogli di stare fermo (non che possa andare molto lontano, comunque…), poi mi volto a cercare qualche camice, o qualcosa che possa servirgli. Fortunatamente la mia ricerca va a buon fine, visto che riesco a ripescare una maglietta a maniche lunghe e un paio di pantaloncini.
-La maglietta è decisamente grande… ma forse i pantaloncini gli stanno solo larghi. Vale la pena tentare-, ragiono ad alta voce, tornando sul piccino. La prima cosa che faccio è coprirgli il busto. Dire che sembra abbia una tenda da circo addosso è un eufemismo. Sospiro.
Altro che larga! Gli sta sette volte! Potrei farci tre nodi e ancora ci sarebbe spazio.
Lui mi guarda incuriosito e osserva la maglietta rossa che gli ho fatto indossare in silenzio.
-Ti piace?-, domando mentre lui se la stropiccia con le manine.
-Brubu!!-, se ne esce quasi urlando poi, guardandomi e scoppiando a ridere per un motivo che, evidentemente, mi sfugge. Tuttavia lo lascio fare. È così carino quando ride che non so davvero mantenere il contegno. Poggio delicatamente la mano sulla sua guancia e gliel’accarezzo in un gesto lento.
-Aaah… allora ne sono contento-, gli rispondo, lasciando che i suoi occhi s’ingrandiscano ancora di più al dolce contatto della mia mano sulla sua pelle. Sembra piacergli.

Rettifico, gli piace sicuramente, visto che si è praticamente attaccato alla mia mano. Con un sospiro, tento di fargli mollare la presa, ma temo anche di fargli del male, perciò sono costretto a rimanere fermo e incastrato così, mentre lui si abbraccia la mia mano.
-…Zoro, non è pe’ cattiveria, dico sul serio, ma dobbiamo andare a mangiare… potresti lasciarmi la mano?-, domando. Neanche a dirlo, la piccola alga marina continua a stare attaccata al mio braccio, come se fosse un piccolo koala. Sospiro e mi pizzico la base del naso con la punta delle dita della mano libera, pensando al da farsi.
Nel mentre vedo di mettergli i pantaloncini, anche se decisamente più larghi di quanto non mi parevano prima, poi lo guardo di nuovo.
-Zoro…? La mano. Mi serve. No, dico sul serio, mi serve davvero! No… no, non… staccati da—… Pappa. La vuoi la pappa?-, domando a quel punto, tentando di farmi uscire la voce più smielata che conoscevo. Non credo che mi abbia capito, ma ho attirato la sua attenzione quel tanto che basta per sfilare la mano dalla sua presa e per prenderlo in braccio. Mh.
La voce smielata sembra che vada bene per qualsiasi cosa…
-Oh! Dai, adesso andiamo a mangiare-, gli dico, ormai sconsolato, anche se non sembra particolarmente entusiasta del mio comportamento, tanto che comincia a lamentarsi e ad emettere piccoli urletti che, temo, in poco tempo sveglieranno anche gli altri.
-Shhh! No, no, marimo dai… shhh, ci sono io qui no? Andiamo a mangiare la pappa! Ehm suuu è… è tanto buona la… la pappa!-, oh mio dio, ma sentitemi!
Sto parlando come un perfetto idiota! E tra l’altro mi ci sto impegnando pure!
Alla fine mi ritrovo a correre (o meglio, zoppicare) per i corridoi della Sunny in punta di piedi, volando di soffiato in cucina. Non appena mi ritrovo nel mio mondo, chiudo la porta alle mie spalle, e tiro un sospiro di sollievo. Okay, prima parte della missione completata. Adesso ci vuole la parte più difficile. La colazione!
-Ahwerreeee!!-
-Shhh! E piantala dai!-
-Weeeeeeeh!!-
-Shhh! N-no! No dai non piangere! Shhh calma, calma!-, dico subito, avvicinandomi al bancone della cucina e, non avendo altri posti dove farlo mettere seduto al sicuro, lo poggio lì.
-Ehi, ehi, piccolo, guardami!-, gli dico, cercando di attirare l’attenzione delle sue perle, adesso chiuse in una smorfia agitata e triste. Quando le apre e mi guarda, le vedo un po’ umidicce, probabilmente per colpa delle lacrime che si sono formate attorno ai suoi occhietti. Sospirando, gli tocco il nasino con l’indice della mano sinistra e faccio per grattargli il pancino, quando un brontolio piuttosto acuto risuona da esso e la testa d’alghe si guarda più che sorpreso intorno, cercando di capire da dove provenga quello strano rumore.
Ridacchio
-No scemo… viene da qui-, gli dico, picchiettando un dito all’altezza del suo ombelico. Seguendo la mia mano e cercando di afferrare la maglia nel punto da me indicato, si riscopre a brontolare qualcosa.
-Ah, ma allora hai fame-, gli faccio notare ridacchiando. Stupida deliziosa piccola alga…
-Okay, guarda che ti faccio vedere-, gli dico poi, andando verso il frigorifero e cercando qualcosa che potesse mangiare anche quella sottospecie di marimo in miniatura, anche se tutto ciò che trovo è del latte e qualche biscotto nella credenza. Decisamente troppo grandi perché lui possa mangiarli, per ora dovrà accontentarsi di questo, credo…
Prendo un pentolino da sotto il bancone e lo poggio sopra i fornelli. Accendendo la fiamma media e versando tanto latte quanto basta per un piccolo stomaco, lancio un’occhiata alle mie spalle per vedere cosa sta facendo il diavoletto in questione e lo trovo sorprendentemente intento a guardarmi.
Due occhi grandi grandi e voraci mi osservano con fare insistente e curioso. Ha l’aria di uno stalker, e non sto scherzando. Per provare se effettivamente stia guardando me e non un qualsiasi cosa oltre la cucina (vedi: coltelli, forchette, mestoli o qualsiasi cosa che potrebbe suscitare immagini orribili nella sua testa), allungo la mano verso il lavandino e apro l’acqua, poi ritiro il braccio.
Le perle mi seguono fino alla fine del movimento, rimangono un attimo ipnotizzate dallo scorrere dell’elemento e poi ritornano su di me. Vedo le sue piccole sopracciglia inclinarsi in una posa come a chiedermi: “Bé? Che stai facendo?, e quasi non scoppio a ridere, ma vi assicuro che la scena è piuttosto inquietante.
Penso un attimo a qualcosa per divertirlo, e poi mi viene in mente una cosa che forse potrebbe catturare la sua attenzione. Mi muovo un po’ impacciato tra le mensole (la gamba mi fa un male cane, ma sicuramente meno di ieri… direi che è già un passo in avanti, no?) e, cercando veloce con lo sguardo, trovo ciò che cerco: il miele.
Visto che questo tipaccio sembra essere piuttosto scalmanato già da adulto, figuriamoci da bambino, è meglio prendere un po’ di precauzioni e di addolcirlo come posso.
-Guarda-, gli dico, avvicinandomi e poggiando accanto a lui il barattolo chiuso, dentro al quale un liquido denso di un bellissimo color dorato ondeggia piano prima a destra e poi a sinistra.
Alla sua apparizione in scena, gli occhi di Zoro si fanno, possibilmente, ancora più grandi e si avvicina pericolosamente al barattolo che io tengo saldamente poggiato sul tavolo per evitare che venga frullato e lanciato da qualche parte della stanza. Batte le sue manine un paio di volte su di esso e segue con la testa l’andamento delle creste dorate. Prima va a destra e poi… ooooh! A sinistra.
E lui le imita, incantato sicuramente dal suo colore.
Quando poi alza la testa e mi guarda, batte di nuovo le mani sul barattolo e mi dice:
-Buebe?-
-…Veramente si chiama Miele…-
-Buebe!-
Alzo gli occhi al cielo.
-Che mi chiedi a fare le cose se poi fai di testa tua?!-, domando imbronciandomi.
-Si chiama Miele. M-i-e-l-e… ora che ci penso… è meglio se tu non lo dica. Mi arrabbierei non poco se la tua prima parola fosse “Miele”!!-, e in effetti è vero.
Con tutto quello che sto facendo minimo la sua prima parola deve essere: “Dio-Sanji”, poi può imparare tutto ciò che vuole.
Con un broncio degno da lui, continua a dire “Buebe, buebe” in continuazione, come a ripetersi che ha ragione lui. Sospiro. –Rimani un cretino anche da bambino, non c’è niente da fare-, mi passo una mano tra i capelli, massaggiandomi la fronte, prima di guardare come sta messo il latte. Forse un altro minuto ed è pronto. Pochi lo sanno, ma quando il latte è caldo, alla temperatura giusta, nell’aria si spande il suo odore ed è davvero un toccasana, di prima mattina.
Prima che me ne dimentico (non sia mai!), apro il barattolo di “Buebe” e ne verso due cucchiaini, mischiando il tutto, e lasciando che il liquido prenda un riflesso appena ambrato. Soddisfatto del lavoro, spengo il gas e con una presina prendo il latte-buebe (il lattuebe…?) e lo verso in una tazza bella grande, rendendomi conto però, che lui sicuramente non potrà berlo da lì. Sospiro massaggiandomi la testa.
-Cacchio… mi serve un biberon…-
-Puoi usare questo, andrà bene lo stesso-, voltandomi, mi ritrovo il dottore di bordo in cucina e sorrido un po’, massaggiandomi la nuca.
-Ehi, Chopper… buongiorno. Grazie, non sapevo come fare-, la piccola renna mi si avvicina con un sorriso e mi passa un oggetto plastico lungo, con sopra una membrana appena bucata.
-Buongiorno! Immaginavo ti servisse, così ho improvvisato un biberon con una provetta più grande coperta e bucata. Per oggi dovrebbe andar bene così. Come hai passato la notte? La gamba ha dato problemi?-
-Stranamente bene, il tipo, qui, non ha fatto troppo macello, e la gamba… sono sopravvissuto-, spiego versando la colazione di Zoro dentro al contenitore di Chopper e chiudendo il tutto. Come ultima verifica, giro la provetta/biberon e lascio cadere un paio di gocce sul dorso della mia mano per sentire la temperatura. Non è troppo caldo, perciò dovrebbe andare bene.
-Capisco… è così eh? Non hai fatto macello eh?? Eh bravo Zoro! Bravo Zoro!!-, quasi non mi paralizzo all’istante a quella vocetta stridula e smielata. Voltandomi, incrocio lo sguardo della renna, intenta a far giocare il baby marimo con il proprio cappello, che prontamente si passa una mano dietro alla nuca e ridacchia nervoso.
-Scusa… è che è così piccolo e carino che non riesco a resistere-
-Non credo sarai l’unico, ma mi fa senso-, dico sinceramente, tentando di eliminare nel modo più veloce possibile quel brivido freddo che mi ha letteralmente trapassato la schiena.
-Ecco qui la colazione-, dico servendo il biberon al piccolo marimo.
Cala il silenzio.

-Non dirmi che devo…?-
-Eh già, devi tenerlo in braccio, non riesce ancora a prenderlo da solo-.
Porca troia.
-Vi ricordo che io devo ancora fare la colazione per le ragazze, soprattutto per Robin che è stata lì fuori tutta la notte a creparsi di freddo! Ho delle priorità da seguire! E volendo vorrei anche fumarmi una sigaretta…-
-Eddai, Sanji! Non ci metterai più di cinque minuti. Io rischio di farlo cadere, ora come ora…-
-No, tu sei solo curioso di vedere la scena-
-… E’ vero, non capita tutti i giorni di vederti allattare Zoro-
-NON DIRLO MAI PIU’!-, quasi urlo rabbrividendo all’immagine che è passata nella mia testa in cui un marimo adulto si attacca al mio capezzolo e comincia a succhiare dicendomi: “Latte! Voglio del latte!!” (tralasciando il fatto che chiederebbe del Saké…). Per un attimo lancio un occhiata torva a quell’alga in miniatura, poi sospiro, prendo il biberon e il bambino, facendolo adagiare sul mio braccio sinistro e imboccandolo con il destro. Lo vedo un po’ titubante, ma non appena apre la bocca e sente il sapore del latte, pare animarsi e, cercando di tenerlo saldo con le manine, succhia la sua colazione, e ne pare appagato.
-Tienilo un po’ più su, altrimenti si strozza-, mi fa presente Chopper, mettendomi nella posizione corretta: braccio sinistro leggermente piegato, stretto al petto e saldo per evitare di farlo cadere, il biberon della mano destra inclinato leggermente, a far scendere poco alla volta il latte e perpendicolare alla sua boccuccia.
Sinceramente?
Mi sento un cretino. Un cretino che sta arrossendo e che sta allattando il proprio amante reso improvvisamente bambino perché gli ha salvato la vita. Con un sospiro e una scrollata di spalle, cerco di non pensarci, ma si preoccupa la renna a ricordarmelo:
-Oh! Ecco, così… guardatevi! Siete davvero carini!-
-Chopper, posso cucinare renna in salmì questa sera, lo sai, vero?-, lo fulmino con lo sguardo. Sento il sangue correre velocemente sulla mia faccia, temo che le mie guance siano andate a fuoco. Cazzo… è… fottutamente imbarazzante.
Cercando di pensare ad altro, poso lo sguardo sul frugoletto verde che tengo in braccio e... mi ritrovo a ridacchiare. Non solo sulle labbra, l’alga in questione, ha un bellissimo sorriso soddisfatto, di chi sta momentaneamente in paradiso, gli occhietti chiusi a godersi la sua colazione e le manine strette strette intorno al proprio biberon (della serie: “Guai a chi me lo tocca”), ma ha anche due guance rosse, morbide e levigate, che gli conferiscono un’aria soddisfatta e molto… molto dolce. Non mi sembra vero che una volta, Zoro, fosse così carino e docile. Certo, un casinista, ma pur sempre… tenero, in qualche modo. Questi piccoli sorrisi, quest’espressioni beate, non ricordo di avergliele mai viste in faccia se non in rarissime occasioni, e anche in quelle, erano ben nascoste da un mezzo ghigno o una risata sferzante.
Mi chiedo cosa l’abbia rovinato nel tempo… sono certo che dalla morte di Kuina qualcosa è cambiato radicalmente in lui, mi chiedo se tanto da spezzare anche i sorrisi più sinceri che aveva, forse, un tempo.
O magari mi sbaglio, ed è semplicemente cresciuto.
Fatto sta che… potrei cominciare ad abituarmici.

No, non devo.
Sospiro e, quando vedo che il piccolo ha finito, senza dire ne fare, lo prendo e lo passo a Chopper.
-Io il mio dovere l’ho fatto. Adesso fai il tuo-, lo lapido così, senza dire altro, prendendo il mio fedele pacchetto di sigarette, accendendomene una (la prima della giornata, che goduria!), e aprendo la finestra. Con il posacenere alla mia sinistra, prendo gl’ingredienti che mi servono per preparare le rispettive colazioni.
-Sanji… non volevo farti arrabbiare-, mi dice una vocina alle mie spalle. Voltandomi, sorrido in direzione del dottore di bordo. Scuoto la testa. –Scemo, non sono arrabbiato-, ridacchio, facendo spallucce. –Ma adesso devo preparare la colazione-, gli spiego. Pare calmarsi, perché mi sorride e, voltandosi, si dirige verso il tavolo, poggiandosi Zoro sulla spalla per fargli digerire ciò che ha appena mangiato.
-Va bene Zoro! Adesso digeriamo la pappa!-.
Con la coda dell’occhio osservo il piccolo Zoro sbracciarsi verso di me. Un’espressione confusa e triste attraversa il suo viso, ma non me ne preoccupo.
Ho altre cose da fare, adesso, e come io non sono la sua priorità, non capisco perché lui dovrebbe essere la mia.



-Siete sicuri che volete andare da sole?-
-“Da sole” è un parolone, visto che sono in quattro ad accompagnarci, Sanji!-
-Nami ha ragione, cook-san, non temere, gli altri ci aiuteranno come sempre-
-Si però… e poi Robin cara, tu non dovresti riposare?-
-In teoria, ma sono talmente curiosa di scoprire cosa c’è dietro questa storia che vorrei scendere a dare un occhiata-
-Okay ma…-
-Stai tranquillo! Ci sono io che farò loro da Supeeeer-Body-Guard!-
-Guardia si, ma il corpo non ti azzardare a toccarglielo, sono stato chiaro?!-
-Sanji! Posso comprare della carne?!-
-Ancora?! Rufy, ne abbiamo presa in abbondanza… vedi piuttosto di scoprire come risolvere questo-, e indico Zoro, tra le braccia di Usopp, -problema-, perché si, è un problema. Punto.
-Va bene, va bene…-, dice il nostro capitano, avvicinandosi al nostro ex spadaccino e accarezzandogli la testolina.
-Vedrai, Zoro, che riusciremo a farti tornare normale! Tu aspettaci qui, torneremo presto!-
-Ngha!-
-Oh! Così mi piaci!-, ridacchia e poi salta fuori bordo.
-Mi raccomando… vedete di tornare prima del buio, dobbiamo allontanarci dalla riva prima che quel coso torni di nuovo!-
-Si, si, capito Usopp!-
-Bene, un’altra avventura comincia, ho le ossa che sono tutte un fremito, Yo-oh-oh-oh!-
-Sanji, ti ho lasciato qui qualcosa per il piccolo, ricorda che deve pranzare alle 12 e solo pappe passate!-
-Sì, si… ho capito-, dico sbuffando il fumo della sigaretta e spingendolo via, come a dirgli di andare.
-Torneremo non appena sappiamo qualcosa! A dopo ragazzi!-
-Nami-swan! Robin-chwan! Vi prego, state attente!!-, urlo loro dietro, sbracciandomi dal ponte della nave. Sono sinceramente preoccupato… ricordo ancora il modo in cui Nami ha guardato quell’affare quando mi stava colpendo… sono rimasto terrorizzato dal suo terrore. Il solo pensiero che potrebbe trovarsi in pericolo mi fa rabbrividire.
Una mano si poggia sulla mia spalla e io mi volto verso il suo possessore.
-Vedrai, andrà tutto bene-, mi dice Usopp, cercando di rassicurarmi. –Strano, detto da uno come te non riesco a crederci…-
-Ehi che cosa intendi?!-
-Wheaaa!-, con un mugugno, ci giriamo entrambi verso quella vocetta e la risata che ne segue. Usopp, ridacchiando, stringe a sé Zoro e gli accarezza la testa.
-Ehi, Zoro! Vuoi giocare? Dai dai, giochiamo! Ma a che giochiamo? Mettiamoci qui sull’erba! Sanji! Vieni anche tu?-
-E’ inutile che me lo chiedi se mi stai trascinando! E comunque no… preferisco dare una lavata al forno, avrei già dovuto farlo ieri, a dirla tutta…-
-Eddai! Puoi farlo dopo, no??-, mi chiede, sedendosi sull’erba, a gambe conserte tenendo sopra Zoro che, dimenandosi, cerca di fare non so che cosa. Non mi interessa, sinceramente. Sospiro. Scuoto la testa.
-Magari vi raggiungo dopo, adesso non ne ho voglia…-
-Mh… capisco… va bene, allora a dopo!-, mi dice. Sono certo che ha capito il motivo per cui voglio stare un po’ da solo. Sembra strano, ma a quanto pare naso lungo ha un ottimo fiuto per certe cose. Non mi volto indietro, salgo le scale e me ne vado in cucina. Mi chiudo la porta alle spalle e scivolo giù, sedendomi a terra. Accendo l’ennesima sigaretta, ne aspiro il sapore e poi lo sbuffo via. Lo sento invadermi la trachea e scendere giù nei polmoni, ora come ora è l’unica cosa che mi fa stare meglio.
Mi do cinque minuti di pace. Cinque minuti nei quali potrei addormentarmi qui, seduto addosso alla porta, in tranquillità, senza rumori, senza ansimi o gemiti, senza dolore o provocazioni. Solo nel silenzio. Sospiro, scuoto la testa.
Se ve lo state chiedendo ho mentito riguardo al forno. Tsk, io non lascio mai i lavori di cucina indietro, quello lì è lindo e pinto, e aspetta solo che io possa metterci dentro qualcosa a cuocere. No, semplicemente non voglio avere intorno Zoro, anche se in piccole dimensioni.
Alzandomi, un po’ a fatica e cominciando a camminare zoppicare arrivo fino in camera mia. Apro la porta, la chiudo alle mie spalle e mi butto, letteralmente, sul letto, avvinghiandomi alle coperte e chiudendo gli occhi.
Spero solo di alzarmi per l’ora di pranzo, e non più tardi.
Più lentamente del previsto, cado in un pozzo buio e profondo che prende il nome di sonno.
O meglio.
Di incubo.


End Part V



Edited by ~ Vampiraker - 6/1/2012, 15:42
 
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view post Posted on 6/1/2012, 17:24

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Eccomi qui! Per una volta sono la prima *-* Anche se sono indietro di due commenti >.< Bene, iniziamo con quelli!

Non ho intenzione di dilungarmi molto come al solito per descrivere i capitoli tre e quattro, anche perchè ormai è passato un bel po' da quando li ho letti, quindi esprimerò un giudizio globale riassuntivo. Partendo dal pezzo in cui erano ''compagni di scalate'', posso dire che ho trovato perfettamente IC il comportamento di Zoro che, nonostante Sanji lo avesse avvertito che non ci sarebbe stato niente, non ha mostrato segni di rimordimento e si è ostinato a continuare a provarci, anche solo per baciarlo. Da lì, la lite in cui Sanji si è finalmente espresso e ci ha rivelato a pieno i suoi veri sentimenti. Anche se può sembrare sadico nei confronti di Sanji, che poi si è pentito, l'ho davvero apprezzato. Era quello che ci voleva. Amo soprattutto questa parte della tua trama, perchè è perfettamente logico che Sanji si senta frustato visto che è lui a stargli sotto tutte le notti e il Marimo non ha mai mostrato segni di apprezzare seriamente i suoi sforzi. Poi, è arrivata l'azione; stupenda. Non solo per il fatto in sè (che davvero è stato sorprendente perchè inedito) ma anche per il modo in cui è successo. Ho amato in special modo il cambio della città di Age e il contrasto tra giorno e notte. Sei stata davvero accurata non solo nella descrizione dell'attacco, ma anche in quella dei dintorni. Era fatta benissimo, ne sono rimasta profondamente affascinata. Non solo grazie ai protagonisti, ma hai anche dato molta importanza agli altri personaggi durante l'assalto, ad esempio con Nami. E dopo tutto questo, arriviamo al sacrificio di Zoro, che ormai sappiamo tutti sia una sua dote e una cosa di cui sembra non poter fare a meno; ma il fatto che sia per Sanji e solo per lui, è ancora più emozionante! A questo punto facciamo un piccolo salto ed arriviamo al fatto che Zoro è diventato un bambino. Anche se è da ricollegarsi al titolo, pensavo che in realtà Just Like a Baby fosse da ricollegarsi al comportamento dei due per quanto riguardava la lite, non immaginavo affatto di ritrovarmi un baby-marimo! La cosa è senz'altro interessante ma, a questo punto, in futuro mi aspetto una spiegazione logica (nei limiti del possibile) del perchè sia successo, e non un semplice ''il mostro ha poteri magici''. Anche se non penso che mi deluderai, proprio come hai spiegato la questione delle tossine per il fatto della gamba di Sanji! Per il resto, posso dire, ancora una volta, quanto io apprezzi la caratterizzazione dettagliata che dai ogni volta a tutti i personaggi, come nella riunione in cucina, in cui si sente la presenza di tutti e nessun personaggio sembra inutile all'interno della storia. Mi ha divertita molto la reazione di ognuno di fronte allo spadaccino rimpicciolito, soprattutto quella di Sanji quando se lo è ritrovato accollo. Perchè sì, doveva per forza essere lui a prendersi cura del marimo, non c'erano altre possibilità; infondo il piccolo cercava appositamente lui, no? E finalmente ha esaudito il suo desiderio; lui e Zoro sono nello stesso letto, e non fanno nulla. Un finale davvero superbo, ricordo ancora il sorrisone che mi ha lasciato.

Bene, fortuna che non dovevo dilungarmi ed era un commento riassuntivo >.< Dannata me! Beeeene, passiamo ora al capitolo appena postato! E una piccola premessa; ho avuto il serio istinto di venire in Italia ad ucciderti quando hai osato dire che ce l'avevi già pronto e hai tardato così tanto perchè doveva essere revisionato v.v Detto questo, posso continuare!

Un inizio senz'altro gradevole; mi hai fatto sognare con l'immagine di un Sanji davanti allo specchio! Sò che può sembrare stupido, ma non lo è affatto, vsito che inusuale una descrizione così accurata del primo mattino del biondo. E dopo di questo, sono iniziate le risate! Sanji che dice chi chi chi ed elabora pensieri come cosa fluffosa? Sono morta, sul serio! E mentre leggevo dell'attacamento che Zoro ha sviluppato verso il cuoco, mi è passato per la mente un pensiero folgorante. ''E se dopo, quando ritorna adulto, si ricordasse di tutto quello che è successo?'' Sono proprio curiosa di sapere che cosa succederà! La questione dei vestiti di Chopper poi; mi sarebbe piaciuto sapere di più del suo pensiero in base a questo quando è entrato in cucina e ha visto Zoro indossarli! Immagino che sia piuttosto sconcertante sapere che un neonato di cinque mesi li porti! Ma sì è vendicato a sufficienza quando ha praticamente costretto il cuoco ad allattare il Marimo! I suoi pensieri erano davvero IC, fottutamente imbarazzante era un cosa che senza ombra di dubbio avrebbe pensato. Per non parlare della fantasia che gli è balenata in testa! Penso che non riuscirò a dimenticarla, perchè è come se avessi visto seriamente la scena, ed è stata una cosa sconcertante. Ed esilarante, senz'altro! A questo punto faccio qualche passo in avanti per arrivare al finale del capitolo. Era una scena indispensabile quella in cui Sanji si accorge di non volere intorno il Marimo, perchè nonostante tutte le volte in cui abbia pensato che si potesse abituare alla situazione, è tutt'altro che normale. Il suo amante si è trasformato in un bambino, e lui si è ritrovato a doversi prendere cura di lui e cedergli il suo tempo quando il marimo, come lui stesso ha detto, non gli ha mai dato la priorità. Senza importare che si sia rimpicciolito e che infondo sia colpa sua, è assolutamente lecito per lui provare i sentimenti che lo stanno attanagliando. Anzi, la cosa assurda sarebbe se non si sentisse in questo modo! Quindi, anche se nuovamente torno nelle vesti della sadica, sono felice che sia in un periodo di pseudo depressione. Perchè è così che è giusto che sia anche per dare uno spessore alla storia. Detto questo, direi che ho detto tutto quello che dovevo dire. L'unica cosa; aggiorna presto, vampi than than. Complimenti per quest'ultimo capitolo, mi ha sinceramente colpito.
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 6/1/2012, 17:37




Dico solo una cosa: EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEVVAAAAAAAAAAAAAAAI!!!.
Mamma mia come sono contenta!! *Saltella in giro per la casa andando ad abbracciare tutti i membri della sua famiglia senza che loro capiscano e si domandino se sia il caso di chiamare la Neuro o il prim'ospedale nelle vicinanze*.
Ma quanto sono felice non lo sai!!! Porca puzzola!! Sono felice come una pasqua! Come un albero di natale! Come una strega ad halloween, come un... insomma non come una persona normale .___., sicuramente.
Cavolo!!!!!
Mi hai tipo resa la persona più felice della terra!
Primo: NON SONO ANDATA OOC <-- MIO DIO POSSO PIANGERE XD.
Secondo: Ti sei divertita <-- come del resto mi sono divertita io a scriverlo, quindi... SSSSIIII +W+
Terzo: Sei sadica e lo sono anche io, quindi andiamo pappa e ciccia *ò*///
Quarto: I colpi di scena, per quanto minimi, sono stati apprezzati <-- Mi sento come se avessi fatto uno strike ç\\\\\ç.
Quinto: Sono tanto, ma davvero tanto soddisfatta di esser riuscita a rendere i movimenti e le espressioni del piccolo Zoro il più possibile.
GIURO è stata una fatica impressionante D: sono andata a rivedermi i miei filmini di quando avevo 3 mesi per rendermi conto di cosa un bambino cerca e vuole (e vi assicuro, capiscono molto bene o___o, fin troppo!).
Sesto: HO USATO TUTTI I PERSONAGGI!! <--- Ne vado strafiera perché sono comunque 9 e far dire una battuta a tutti è davvero impressionante, e non ho fatto sentire nessuno forever alone!

Insomma... ... ... ç\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\ç CHE BELLO!!!
Okay, vado a scrivere il seguito, sono in pace con il mondo <3<3<3<3<3. Grazie <3.

AH! E aggiungo: La descrizione della città <-- MI CI SONO CHIUSA ò___ò. Anche se non è una delle meglio riuscite, però si mi ci sono impegnata e il fatto che tu l'abbia apprezzata mi fa salire ancora più in alto nella mia scalata verso l'olimpo!!!!
GRAZIEEEE ç\\\\\\\ç <-- commossa
 
Top
-Connie-
view post Posted on 6/1/2012, 18:01




Finalmente! è____é9
Che bel capitolo! *ç*
A parte che ho adorato la scena in cui Sanji immaginava di allattare lo Zoro ''normale'' (mi hai fatta morire! xDDDD), mi piace molto come tu renda così bene i pensieri di Sanji.
Io amo vedere il cuoco farsi pippe su pippe mentali a causa della sua relazione con Zoro, davvero. *w*
...Ragazze, mi unisco al club delle sadiche. .____. Angst! è___é9
Però, oltre al ciò, mi sono piaciute anche le parti in cui il cuoco si prende cura del baby-marimo. Non sono adorabili? :wub:
Povero Chopper, però! xD

Aggiorna presto! è___é7 Ha parlato quella che, invece di continuare la storia, sta scrivendo un'altra one-shot. -_- *fa pubblicità occulta*
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 6/1/2012, 19:37




Connieeee *ò*.
Nono ma certo che vale anche il tuo di commento!! Ti pare??? X°D. Ahhahah!
Sono contentissima che sia piaciuto anche a te... VEDRAI QUANTO SARA' ANGST QUELLO DOPO!! XD.
In un certo senso O___o'''
xD
grazie mille ciccia *ò*
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 6/1/2012, 21:36




{ Prefazione }


A parte dirvi che la prima parte del sesto capitolo è Rating rosso (ho cercato di essere un po' più esplicita... quindi occhio per chi non reggesse certe cose D:) e che ho le dita distrutte...
non ho altro da dirvi se non spero che vi piaccia e... Grazie, come sempre <3.
Buona lettura!!

Non dico altro perché voglio leggere prima i vostri commenti su una cosa che leggerete ;D. <3 A dopoooo!










{ Just Like a Baby }

Capitolo VI:
Terrore.







Aria.
Ho bisogno d’aria, cazzo!
Più cerco di prenderla, e più sembra allontanarsi da me, trasformandosi in vapore e scivolando dalle mie dita, rendendo impossibile ogni mio tentativo di sopravvivere a questa sensuale agonia.
Una lenta, fottutissima, tortura, che mi sta segnando pian piano il corpo.
Non respiro.
Temo che sia qualcosa a bloccarmi i movimenti. O qualcuno. Un brivido caldo scivola sul mio collo, bagnandolo sicuramente non di sudore.
Saliva, ecco cos’è, ne sono sicuro. Qualcuno (a questo punto spero vivamente che sia qualcuno e non qualcosa) mi sta succhiando la pelle, con avidità, tirandola talmente tanto da farmi quasi male, poi la rilascia, e io torno a sentirmi profondamente insoddisfatto. Non capisco cosa ci sia di sbagliato in me.
Ho tutto quello che si può volere: amici, una pseudo famiglia, un sogno, uno scopo per cui vivere… ma tutto mi sembra insignificante ora. Nella mia testa cominciano a prendere forma frasi che mai avrei immaginato di poter pensare, e continuo a dirmi che ora, in questo momento, scambierei tutto quello che ho per il sesso.
Sesso violento, per la precisione.
Non ho mai avuto questa voglia così impellente, eppure adesso, mi sembra di non dipendere da altro.
Apro gli occhi, cerco di capire dove sono, la parte razionale di me, ancora presente, ma molto, lo sento chiaramente, molto debole, si dà un controllo, o almeno ci prova, e tenta di capire cosa sta succedendo.
Buio. Non vedo altro se non buio.
Sono schiavo di una sensazione oscena, forse ignobile, ma che mi piace da impazzire. Sto cadendo velocemente in un oblio, in un limbo di perversione, senza sapere neanche cosa stia succedendo.
Ho caldo, ma sono nudo. Completamente nudo. Sotto a chi, non saprei dirlo.
E mi sta bene.
Potrebbe essere chiunque, ma non faccio niente per fermare la sua lingua, prima sul mio collo, adesso nella mia bocca. Violenta, si fa spazio come può, togliendomi la forza per respirare. Mi fa male. È un bacio che non sa di nulla, solo di saliva, che scende giù, tra le mie labbra, e mi bagna la guancia. Il mio amante segreto non esita, anzi, stringe ancora di più la presa sui miei polsi, tanto che temo me li spezzi in un colpo netto. Tremo, ma non per la paura, ma per la voglia. Quella lingua, infuocata, bollente, mi piace, e mi sta facendo girare la testa. Seppur sia bloccato, non sappia dove sono, con chi sono… riesco a stare calmo e a godermi la situazione. Nel vero senso della parola.
Sto godendo.
Con uno sconosciuto che morde le mie labbra con forza, le succhia con altrettanta foga e mi fa uscire il sangue dalla bocca, costringendomi a trattenere i gemiti, cucendo sulle ferite fresche, ghirigori immaginari di saliva. E io gemo.
Sotto questi trattamenti, io gemo.
Ansimo pesantemente, nel buio, seppur non abbia fatto ancora nulla, se non “baciarmi”.
La mia voce rimbomba intorno a me, e quando ritorna, sotto forma d’eco, mi vergogno di eccitarmi ancora di più.
Tra le mie gambe, la mia erezione sta esplodendo, e non sto scherzando. Sento piccole gocce di piacere scivolare giù dalla punta, bagnandomi il ventre e mi sento, possibilmente, ancora peggio. O ancora meglio.
Serro gli occhi, scuoto la testa e mi ripeto che: “Non è giusto”.
Non è giusto per niente.
L’ultima parte razionale della mia mente manda un pensiero a Zoro. Quel testa di cazzo. Non posso tradirlo. Non così. Eppure mi piace. Perché mi piace?
Come mai sentire delle mani sconosciute aprirmi le gambe è così bello? Da quando farmi succhiare i capezzoli in modo così infimo mi manda fuori di testa? Come sono arrivato a questo punto?
-No!-, urlo, improvvisamente, cercando di divincolarmi. Non voglio tutto questo. Io voglio Zoro. Voglio il mio amante. Il mio marimo, e non uno sconosciuto. Perché mi sto concedendo? Perché non riesco a chiudere le gambe? Non avevo detto che: “Prima di tutto, veniva lui”?, e allora come mai mi ritrovo a sentirmi una specie di puttana in calore?
-Cos’hai da lamentarti?-, quella voce, quella singola voce, direttamente dal mio amante segreto, mi fa sussultare, e mentre riapro gli occhi e pian piano un’ombra comincia a prendere forma, quella lingua bagnata, umida, fresca, scende giù a leccarmi i capezzoli, a morderli fino a farli sanguinare, poi scende giù ancora e ancora, fermandosi sul mio ombelico, e la mia schiena s’inarca per il piacere quando, con un movimento repentino, lo penetra.
I miei occhi, velati da un telo di lacrime lussuriose, finalmente riescono a mettere a fuoco chi è il mio carnefice. Quasi non piango dal sollievo quando scopro che… è proprio Zoro. Il mio corpo si rilassa, tutto d’un tratto, e la mia coscienza si calma, improvvisamente contenta di sapere che, in fondo, mi stavo concedendo alla persona giusta, senza saperlo.
Tuttavia… una domanda comincia ad attanagliare la mia mente: “Perché non l’ho riconosciuto?”. Il suo tocco è da sempre stato particolare, il modo in cui mi prendeva e mi accarezzava i fianchi, era tutto suo, semplice, possessivo, a volte dolce, poi di nuovo virile. E adesso?
Allontano dalla mia mente quei pensieri che, mi dico, essere sciocchi. Mi concentro su di lui, ora che ho scoperto con chi sono, non m’interessa del dove, del come, del quando. I suoi occhi hanno un luccichio particolare, e un ghigno sadico non lascia spazio ad emozioni, ma non mi spavento: non è la prima volta che lo incontro sulla sua faccia. Non sentendo risposte dalla mia bocca, troppo indaffarata a respirare, vedo la sua testa verde abbassarsi sul mio corpo, scivolando sulla mia erezione, prendendo a leccarla con decisione.
-AH!-, inarco la schiena e, con un gemito, mi ritrovo a fremere. Le mani, improvvisamente libere, si muovono e vanno dritte sulla sua testa, cercando di spingerlo più in profondità possibile. La sua saliva scivola sulla mia erezione, bagnandola, e i movimenti che seguono, accompagnati dalla sua lingua, non fanno altro se non farmi arrivare più vicino all’orgasmo. Il mio corpo è incandescente, credo di avere la febbre, e al contempo sono certo di non avercela.
Serro i glutei e alzo il bacino contro la sua bocca, ma i movimenti veloci li fa lui, rendendomi schiavo di quella sensazione bollente. Improvvisamente, poi, si stacca, e io, stremato, ma non ancora venuto, cado giù, ritrovandomi ansante, sotto di lui.
Lancio un’occhiata verso la sua figura: il suo ghigno si fa più pressante, poi sparisce tra le mie gambe, avvicinandosi verso la mia apertura.
I brividi mi scuotono la schiena quando qualcosa di morbido, di umido e bagnato violenta il mio buco. Gemo, e forte, graffiandomi la pelle dell’addome, non trovando un altro appiglio a cui aggrapparmi. Lente, piccole gocce di sangue scendono giù, ai lati del mio costato. Bruciano, ma mai come la sua lingua, ormai dentro di me. La sento muoversi convulsivamente e penetrarmi a fondo. Non l’aveva mai fatto prima d’ora, ed è la sensazione più porca che abbia mai provato in vita mia. Ne voglio ancora, ancora e ancora, voglio sentirla agitarsi dentro di me, muoversi velocemente e darmi il piacere che mi sta dando ora. Potrei morire così.
-Ti piace, eh?-, rieccolo, di nuovo sopra a me, che si lecca le labbra, prima di poggiarle sulle mie e di ficcarmi la lingua in gola, in profondità, tanto da farmi soffocare. Le sue mani si poggiano sulla mia erezione, la massaggiano un po’, e poi penetrano la mia apertura.
-Aah! Z-zoro!-, lo chiamo, ansimo ancora, mi sento bollire le guance, ma anche le natiche. Il mio buco si allarga man mano che le sue dita aumentano, si dilata, si restringe, mi dà una sensazione di appagamento che neanche v’immaginate. Con il potere di due dita mi sta rendendo suo schiavo, non riesco a rispondergli, ho appena la forza per respirare, e non m’importa se l’eco della mia voce, ormai troppo alta, per essere trattenuta, sia oscena, ormai il mio cervello si è completamente spento, ed è rimasto solo il mio corpo, che muore dalla voglia di sentirlo.
Quando le dita diventano tre caccio un urlo. Sento qualcosa di viscido bagnarmi, e riconosco la sua saliva. È di nuovo tornato liggiù, a leccarmi, a penetrarmi con forza, e mi sta facendo impazzire.
-Zhoro…h. Ah! Basta…-, lo supplico, non perché voglio che smetta, ma perché voglio lui, voglio che a penetrarmi ci sia il suo membro, e non la sua lingua, voglio sentirmi dilaniare piano, e raggiungere l’orgasmo con lui, per poi sentire il suo piacere scendere tra le mie gambe.
Mi vergogno io stesso di ciò che sto pensando, di ciò che voglio, ma non c’è modo, per me, di fermarmi. Lo voglio, lo voglio subito. Con un occhiata, si ferma a ridere, si avvicina e mi fa voltare. La sua schiena, preme contro la mia, e il suo bacino aderisce al mio. Cosa sto facendo? Perché mi faccio prendere così? Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia! Voglio vedere la sua espressione mentre viene, voglio guardarlo negli occhi… non voglio nascondermi.
Se davvero ha potuto vedere tutto questo di me, allora… perché non dargli tutto?
Ma non riesco a rispondere. Non riesco a dire una parola. Le proteste muoiono in fondo alla mia gola, e tutto ciò che riesco a fare è ansimare. La penetrazione è veloce, e fa male. È come se mi avesse spaccato a metà, e per un attimo mi manca il fiato. Non capisco se sono io che non sono rilassato, oppure se è lui che è troppo grande, ma per un secondo ho la sensazione di essere tagliato in due.
-Ahn… aspe… Zoro… io… ahn…-, è tutto ciò che riesco a bofonchiare. Frasi senza senso, completamente disorganizzate, con un tono così erotico che neanche credevo di avercelo. Non mi ascolta. Le spinte si fanno da subito veloci, decise e profonde. Urlo, come non ho mai urlato in vita mia, e mi accascio al suolo, stringendomi i capelli, tirandoli, mordendomi le labbra e cercando, invano, di trattenere quei gemiti.
Non sono io.
Non posso essere io. Perché non gli urlo in faccia che fa male? Perché non gli ho tirato ancora un calcio da spaccargli le costole? Perché chiamo il suo nome in modo così… insistente?
-Zoro… ah! Zoro! ZORO!-, non faccio altro. Chiamo il suo nome, tra gli ansimi e, ad un certo punto, riesco a chiedere di più.
-Ancora… Zoro, ancora! Ancora!-.
NO!
Ancora no! Un par de palle: “Ancora!”. Fa male, e non è amore! È sesso! Sfrenato, osceno! Non è ciò che abbiamo sempre fatto, di nascosto, durante i turni di guardia, attenti a non fare rumore, o in riva al mare, nel letto… non è questo che volevo!
Lo sento avvicinarsi a me, tirarmi i capelli per farmi andare la testa all’indietro, la sua lingua percorre il mio collo e quando arriva all’orecchio mi domanda: -Mi ami, non è vero?-
No… tutto ma non questo. Questo no. Non dargli corda. Ti prego! Lui non può essere Zoro! Non lo vedi quel sorriso sadico sulle sue labbra?? Non senti come ti sta scopando?? Non ti rendi conto che sei solo la sua puttana??
Un brivido caldo e appagante parte dall’inizio della mia colonna vertebrale e scende giù, fino alla mia apertura dilaniata. È ancora dentro di me. Lo sento muoversi velocemente, spaccarmi in due, e so anche che sta aspettando una risposta che non si merita, ma che, per qualche strana ragione, io gli do.
-…Si… ti amo…-
No… non è vero…
-Ti amo, Zoro…-
Non ripeterlo…
-Ti amo da impazzire!-
NO, NO, NO!!
Merda!
Lacrime calde scendono sulla mia guancia, la sua presa sui miei capelli si fa più debole, fino a scomparire. Ricado in avanti, appoggiato dove, non lo so, tutto ciò che mi è dato sapere, è che sono vicino all’orgasmo, la mia apertura si è abituata a quel tipo di penetrazione, così violenta e profonda, quindi, adesso, lui fa di me ciò che vuole. Si ferma, mi gira, e finalmente riesco a vederlo in faccia. Quegli occhi, non sono suoi. Quel sorriso sadico ed eccitato, non è quello che conosco io. Lui non è il mio Zoro.
Eppure gli ho appena detto che lo amo. Perché?! Perché, cazzo?!
-Quanto mi ami?-, torna a domandarmi, mordendomi il collo, penetrandomi di nuovo, e ancora il suo calore mi rende schiavo di questa lussuria. Non sto capendo più niente, ma fa male. Mi piace, ma è doloroso.
-Ah! T-Tanto…-, continuo io, piangendo, andando incontro alle sue spinte, sentendo piccole gocce di sperma uscire dalla mia eccitazione, raggiungendo ormai, il limite.
-Tanto quanto?-, lo sento ridere, sulle mie labbra.
-Da morire! Ti amo, Zoro! Ti amo, ti amo, ti amo! Aaah!-, è un incubo. Ditemi che tutto è un incubo, perché voglio svegliarmi, adesso. E invece no, lui continua a spingere dentro di me, e alla fine, colto dal piacere, viene. Il mio corpo si riempie di lui, come volevo. Mi sento schifosamente appagato, e quando esce da me, provo piacere nel sentire quella roba appiccicaticcia uscire dalla mia apertura e cadere tra le mie gambe. Ansimo, finalmente posso respirare. Il suo corpo cade sul mio come un macigno, e mi ritrovo a stringerlo a me, e tento di baciarlo nel modo più dolce che conosco, ma tutto quello che ricevo, in cambio, è un bacio di passione ormai spenta, monotona, che sa di sangue. Il mio sangue.
Mi sono sputtanato. Alla grande, aggiungerei. Non vorrei fare altro se non andarmene il più lontano possibile da qui. Da lui. Ma sto fermo, lo stringo a me come se non ci fosse nient’altro, nel mondo, e poi oso fare la domanda che, mi sono ripromesso, mai avrei fatto in tutta la mia vita:
-Zoro… tu mi ami?-.
E improvvisamente ecco la rabbia, verso me stesso, perché non sono abbastanza forte da gestire le mie emozioni, la paura, perché non so che la risposta che avrò potrebbe demolire la mia vita, la tristezza, perché ho scoperto che quel marimo del cazzo mi condiziona fino a questo punto…
Poi un ghigno, uno sguardo arcigno.
-No-
Ed ecco il terrore.




Con uno scatto, sono su, seduto sul letto, ansante e grondante di sudore.
Il cuore mi batte talmente forte che non riesco a respirare, e devo tenermi stretto il golfino all’altezza di esso, per stare un po’ meglio. Lentamente, molto lentamente, ritorno alla realtà, il respiro si regolarizza, e gli occhi smettono di saettare da una parte all’altra della stanza, come se avvertissero una minaccia imminente. Tremo, e di certo non è una bella sensazione.
-Cazzo…-, sussurro, cercando di alzarmi dal letto, ma un dolore atroce alla gamba, mi fa cadere in ginocchio e mi ritrovo a trattenere un gemito. Mi ci vuole più di quanto non pensassi. Un conato di vomito, poi mi fa girare la testa e, di corsa, saetto in bagno, attaccandomi alla tavoletta del cesso e rimettendo anche l’anima.
Mi stringo convulsivamente la maglia all’altezza dello stomaco, mentre l’orrendo sapore di bile m’imbratta la bocca. Mi sento debolissimo, e improvvisamente ho una voglia matta di lasciarmi cadere sul pavimento e di rimanere lì.
Scarico, mi siedo in ginocchio sul pavimento e mi massaggio lo stomaco dolorante. Persino respirare, mi risulta doloroso.
Mi ritrovo a ringraziare che fosse stato un incubo, orribile, certo, ma un incubo non reale.
-Non è accaduto… non è accaduto-, mi rilasso, dicendomi così, anche se mi sembro un vero imbecille. Abbassando lo sguardo, mi osservo… sconcertato.
I miei pantaloni sono… sbottonati.
I boxer leggermente abbassati e… mio dio non dirmi che… mi alzo e, saltando sulla gamba buona, torno sul letto. Tra le coperte sfatte… porca troia, quello è il mio…

Mi è tornato da vomitare, di nuovo. Apro la finestra, di scatto, cercando di evitare che l’odore d’orgasmo impregni la stanza, copro il tutto, pur sapendo che dopo dovrò lavarlo, e, proprio in quel momento, sento qualcuno bussare alla porta.
-Oooohi! Sanjiii! È ora della pappa! Dove seiii? Abbiamo bisogno di… Sanji… stai bene?-, Usopp entra dentro la mia camera che ho appena avuto il tempo di portarmi la mano destra alla bocca e l’altra allo stomaco. Comincio a sentire la bile risalire l’esofago.
-Porta via Zoro-, gli ordino semplicemente, fiondandomi in bagno. Porca troia che sapore di merda!
-Sanji, che succede? Mi stai facendo preoccupare!-, vedo Usopp poggiare il piccolo Zoro al centro del mio letto, così da non farlo cadere. Gli dice qualcosa come: “Mi raccomando, fermo qui”, poi si precipita da me.
-Ti viene da vomitare?-, mi domanda e io annuisco. Non fa in tempo a tenermi la fronte, che già ricomincio a rimettere. Tossisco per buttare tutto fuori, mi tremano le mani e la gamba ferita mi fa, se possibile, ancora più male. Che mi sia messo in qualche posizione di quelle… del sogno? E poi… porca miseria… mi sono masturbato così?! Sono venuto e neanche me ne sono reso conto?!
Faccio per tirarmi su, ma un’altra fitta mi costringe ad abbracciare il water, rimettendo semplice bile, visto che, alla fine, non è che avessi mangiato così tanto, questa mattina.
-Porca miseria, Sanji!-, dice preoccupato Usopp, accanto a me, che mi tiene in piedi innanzitutto, e poi mi regge la fronte. Non appena le fitte allo stomaco sembrano diminuire, mi rimetto eretto e mi do una pulita, sciacquandomi la bocca e lavandomi velocemente i denti, sputando poi nel lavandino.
-Che ti è successo? Sei bianco cadaverico…-.
Scuoto la testa.
Mi do un paio di minuti per riposare, poi mi volto, scarico e chiedo: -Che ore…?-
-Mezzogiorno meno dieci…-
-Okay…-, come posso, mi allontano dal bagno ed entro in camera.
-Oi, senti, non è un problema se stai male, gli preparo qualcosa io… tu cerca di dormire, no?-
-No-, dico lapidario, con un brivido che mi attraversa la colonna vertebrale.
-Non ci riuscirei-, spiego, rendendomi conto che gli ho risposto davvero, davvero male. Sorrido un poco.
-Ma grazie… prendi il pupo, è ora di mangiare-, mi avvicino alla porta della camera semichiusa e l’apro buttandomi sopra con il peso della spalla, spalancandola e quasi non facendola sbattere contro il muro. Sospiro. Zoppicando, mi avvio verso la cucina, prendendo una sigaretta e mettendomela tra le labbra. Ho bisogno di fumare.
Tanto, anche.
Non ho nemmeno osato guardare Zoro. Penso che mi sarebbe preso un colpo. Arrivato in cucina, mi avvio verso i fornelli. Respiro un po’ pesantemente, ma a parte questo e la gamba, sto un po’ meglio. Prendo gli ingredienti che mi ha detto di usare chopper, una pasta finissima tagliata a pezzi molto piccoli e passata, e faccio la pappa per il piccolo. Non ci vuole molto, alla fine, giusto un quarto d’ora per cuocerla, e il gioco è fatto. Alle mie spalle, intanto, Usopp si è preso il disturbo di apparecchiare per tre.
-Usopp.. non credo che mangerò-, gli dico sospirando. Lui mi guarda e scuote la testa.
-Prova almeno con un po’ di verdura…-
-Mh… forse-, per non parlare ancora (sono veramente stanco, cacchio… mi devo riprendere), gliela do vinta. Mentre la pappa si cuoce, comincio a tagliare a fettine sottili la bistecca che avevo preparato già prima. Metto le strisce a saltare in padella con l’olio, prendo tanti stuzzicadenti e due foglie fresche d’insalata ciascuna striscia, poi aspetto che si cuociano. Non appena pronte e dorate, le servo su un piatto arrotolate con le foglie d’insalata, fermate con gli stuzzicadenti, un goccio d’olio e un pizzico di sale. Voilà, il pranzo è servito.
Mi avvicino a Usopp e gli porgo il piatto, prima di prendere la pappa di Zoro e scolarla su un piattino a parte, di quelli fondi in modo che non si faccia casino, butto tutto a lavare e torno con l’acqua in tavola. Mi siedo e sospiro.
-Buon appetito-
-Sanji… sei formidabile-, mi dice nasone con gli occhi sgranati e con l’acquolina in bocca. Sorrido un pochino, ma non rispondo.
-Senti… se mi fai mangiare un attimo poi do da mangiare a lui-, mi fa presente facendosi piccolo piccolo. Povero Usopp… dev’essersi sentito in colpa. Scuoto la testa.
-Ci penso io-, ma lo faccio solo per il mio amico. E non per il mini marimo, sia ben chiaro. Non appena punto gli occhi sul piccolo, quasi non faccio un salto, ma mi trattengo. Devo stare calmo e riprendermi, in fondo era solo un cazzo di sogno!
Lo prendo in braccio e lo poggio sulle mie ginocchia, in modo da tenerlo stretto, poi prendo il piattino.
-Aspetta… il bavaglino-
-Ah… già…-, sospiro. A sistemarglielo ci pensa Usopp, tutti e due, poi in coro, ci ritroviamo a dire:
-Buon appetito!-, ci guardiamo e sorridiamo.
-Okay, razza di alga in miniatura-, Usopp ridacchia, tra un boccone e l’altro.
-Vediamo di farti mangiare-, prendo una cucchiaiata della sua pappa e gliela porto alla bocca. All’inizio mi guarda in modo strano, poi, impassibile, apre la bocca e comincia a mangiare. Ogni tanto devo ripescargli qualcosa che gli scappa ai lati e ridarglielo, ma tutto sommato sembra piuttosto tranquillo.
-E’ calmo…-
-Strano, prima era una furia… quando te ne sei andato ho dovuto fare il diavolo a quattro per farlo calmare… alla fine gli ho dovuto cantare “Tintarella di Luna”-
-Che cosa??-, domando ridacchiando, osservando il mio compagno che ha una faccia piuttosto… sconvolta dall’esperienza. –Giuro, è vero! Guarda, ti faccio vedere… Zoro?-, lo chiama, ma il piccolo non pare particolarmente interessato a lui.
-Zooooro? Ohi? Zoro? Zooorooo? Niente… forse sta mangiando…-
-Sicuramente è così. Quando mai gli è importato qualcosa al di fuori del cibo?-
Ci facciamo una risata entrambi, ma io lo penso… abbastanza seriamente. Non dico che gli interessa solo quello… ma poco ci manca.
-Aspetta, guarda, questi sono gli ultimi bocconi-, gli dico, finendo d’imboccare la piccola peste, completamente sporca su tutta la faccia. Con un piccolo sorriso stanco, gli pulisco il viso e le mani.
-Ma guardati… ti dovremo fare un bagno-, dico con un sospiro, prima di sospirare.
-Forza, dicevi della canzone?-
-Ecco, dicevo… Zoro? … Zoro? Mi ascolti?! Eh no… questo guarda te…-
-Me?!-
-E guardalo!!-, mi dice, facendomi girare la testa e voltare verso di lui. In effetti… il piccolo non ha occhi che per me. Con un sospiro gli accarezzo la testolina, poi la guancia, anche se piuttosto svogliatamente.
-Che c’è?-, domando.
-Vuoi altro cibo?-, chiedo ancora, ma ovviamente non mi risponde. Le sue due perle si abbassano un poco e una sua manina si appoggia sul mio stomaco. Ho un fremito e d’istinto mi porto una mano alla bocca.
-Ohi! Zoro, non toccare! A Sanji fa male il pancino!-, gli spiega Usopp facendo per prenderlo, ma lo fermo. Non sto ancora così male. Respiro e ritrovo la calma.
Nel frattempo, non sembra che Zoro si sia interessato ad altro. Pian piano, appoggia la faccia sullo stomaco, poi stacca.



-…Ti ha dato un bacio?-
-…A quanto pare…-
-Cacchio… è una cosa seria-
-Falla finita!-
-Ma è una cosa carina!-, si lamenta e io mi ritrovo ad arrossire un poco, sorpreso da quell’atteggiamento. Eh certo! Adesso che è un bambino fa queste cose smielate, non quando ce n’è davvero bisogno, no?! Sicuramente se fosse stato adulto e mi avesse visto vomitare avrebbe chiesto se fossi incinto! Niente baci!
Tuttavia… lo apprezzo. Gli accarezzo la testolina, lo prendo meglio in braccio e poggio la fronte sulla sua.
-Sei strano-, gli dico. –Ma grazie…-, sorrido un po’, poi lo volto verso Usopp.
-Zoro?-, ora lo chiama e, il piccolo, si volta a guardarlo, attaccandosi con le mani al mio collo.
-Come faceva la canzone di prima? Ti ricordi? La cantiamo insieme?-, vedo Zoro fare una smorfia. Non gli piace molto l’idea.
-Avanti! Era carina, no…? La cantiamo… per Sanji?-, gli domanda a quel punto, e pare che il piccolo si sia animato tutto d’un tratto. Tsk. Paraculo.
Così, Usopp comincia a canticchiare:
-“Tintarella di luna: chapa, chapa…?”-
-Cha!!-
-“Tintarella color latte: chapa, chapa…?”-
-Cha!!-
-“Tutta la notte sta sui tetti: chapa, chapa…?”-
-Cha!!-
-“Sui tetti come i gatti: chapa, chapa…?”-
-Chaaa!!-
-“E se c’è la luna piena…?”-
-Uuuuu!-
-“Diventi candi…”-
-Da!!-
Scoppio a ridere a quella scena. Oh mio dio, non credevo che avrei mai visto qualcosa del genere in vita mia!
-Ahahahhaha! Oh mamma… vedrai che crescerà male, dopo questa!!-
-Perché?! È una bellissima canzone!!-
-Ma dai! Zoro non potrebbe cantare qualcosa di così frivolo!-
-Se la cantassi tu lui ti seguirebbe a ruota!-
-Ma dai!-
-Ti giuro! Okay, allora, proviamo a fare una cosa e te ne convincerai- mi dice, ma ha un aria furbetta e non mi fido.
-Lascialo sul tavolo-
-Perché?-
-Tu lascialo sul tavolo e basta!-.
Sospiro, prendo il piccolo e, dopo un attimo, lo poggio sul tavolo, come richiesto da Usopp.
-Bene, e ora?-
-Stai al gioco-, dice, avvicinandosi a me e passandomi un braccio attorno alle spalle.
-Sanji è MIO-, sgrano gli occhi e lo guardo confuso. Che?! Lui mi fa l’occhiolino e io mi rilasso. Ambé… Comunque sia torno a guardare Zoro. Non capisco dove voglia arrivare, ma qualsiasi cosa succeda, non voglio perdermi la sua espressione.
-Sanji è MIO!-, lo sento ripetere e mi stropiccia i capelli, non smettendo di abbracciarmi.
-Mio, mio, mio!-
-Brurraaaa!-, ecco che Zoro comincia a… lamentarsi e… oddio, quello è un broncio?? Si sta imbronciando per Usopp?!
-No, mio!-
-Io!-
-No! Miiiiio!-
-Ioooo! Io! Io! Io!-
-Come tu? Nono, non è tuo! Non di Zoro, di Usopp!-
-Iooooo! IO!-, okay, questo si che è… sconcertante… Zoro è… geloso di me?! Durante lo scontro aperto tra naso lungo e la piccola alga, lo vedo arrabbiarsi sempre di più e tendere le braccine verso di me, con fare convinto e deciso e mi ritrovo a ridacchiare quando, dopo una lunga serie di “mio”, è talmente esasperato che scoppia a piangere perché non riesce ad avvicinarsi.
Usopp mi lascia andare, a quel punto e io mi avvicino a quel baka mini marimo e lo prendo in braccio.
-Shh… tutto bene, tranquillo…-, gli dico, sentendo le sue braccine stringermi il golfino, bagnandomelo di lacrime salate.
-Ahwww…wwwh!-
-Ehi, ehi…- sussurro, e Usopp mi fa l’occhiolino, dileguandosi verso il lavandino per mettersi a lavare i piatti. Sorrido un poco, faccio staccare Zoro da me e lo stringo piano, in modo da non farlo cadere.
-‘Io…-, ripete ancora con gli occhietti rossi. Ridacchio e caccio via quelle lacrime. Per un secondo mi do dell’idiota. Come posso aver sognato Zoro in un modo così brutale? Sono stato davvero un’imbecille… con dolcezza, gli bacio la fronte (sinceramente? Lo faccio quasi istintivamente. Al marimo adulto non l’ho mai fatto per ovvi motivi… ma forse, con il piccolo, posso stare più tranquillo), e lui sembra calmarsi un pochino. Non gli ripeto che sono suo, perché già lo sa, e poi ha vinto contro Usopp, hanno deciso loro per me. Mi guarda e mi accarezza la guancia, come io ho fatto ‘sta mattina con lui. Quel gesto mi stupisce un po’, perché… insomma… non dico che non ci sono abituato, ma quasi. Gli prendo la manina e la stringo tra le mie dita con cui lui si diverte a giocare.
Sorrido un po’.
Forse tutto quel terrore, quel malessere di prima… era dovuto solo alla mia rabbia. Se mi lasciassi andare di più, forse non starei così male. Se non mi preoccupassi di ciò che sta succedendo, se non prendessi troppo sul serio questa cosa…
Però… credo che mi sarà molto, molto… molto difficile, perché i miei sentimenti sono veri.
Ed è questo il problema.


End Part VI

 
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fuxiacchan
view post Posted on 6/1/2012, 23:31




No un attimo, 2 capitoli di seguito lo stesso giorno?
MA IO TI AMO DONNAH ù__ù
Le tue ff sono veramente belle, me le sono divorate quasi tutte! Peccato che li abbia scoperti solo ieri!
Ti adoro °A°
Mi raccomando continua così! <3
 
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136 replies since 12/12/2011, 21:34   2807 views
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