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~ Vampiraker
view post Posted on 12/12/2011, 21:34




{ Prefazione }


...
Sinceramente non so come iniziare. Mi fa uno strano effetto sapere che questa non sarà più { Rimescoliamo le Carte }, ma tutt'altra storia!
Non so... mi vengono i brividi solo a pensarci D:
Comunque sia non lasciamoci intimorire dalle novità!
Visto che l'esperimento della Fic precedente sembra essere andato a buon termine (poi fatemi sapere se è il contrario, ma a me è sembrato così!), direi di cominciare subito ad assillarvi con un'altra storia.
Aspetto le vostre critiche/commenti/consigli/opinioni, ovviamente!! (:
L'unica cosa che posso dirvi e che, comunque, capisco è che dal primo capitolo non capirete molto qual'è il vero "punto" della fic, dovrete aspettare almeno il capitolo tre °-°... spero solo di non creare casini.
Vi lascio leggere adesso!!

Buona lettura!









{ Just Like a Baby }

Capitolo I:
Problema Senza Compromessi.






Sono molte le cose che non riesco a spiegarmi.
Come d’altronde sono tante le cose che mai riuscirò a capire, i così detti “misteri della vita”, presumo. Credo che a volte Dio… Madre Natura… o chi per loro, insomma, abbia creato appositamente l’essere umano per vederlo contorcersi nei dubbi e nelle domande.
Oppure semplicemente non avevano niente da fare e, giocando al piccolo chimico, c’è stato un piccolissimo incidente di percorso (cavolo si sa che non bisogna mescolare l’acqua con le sostanze acide!!) e dall’esplosione che ne è seguita siamo nati noi, poveri esseri che, come pidocchi camminiamo sul suolo terrestre.
Lascio a voi la libera interpretazione.
Per quanto mi riguarda, preferisco tentare di rispondere ai misteri irrisolti del mio piccolo mondo. Tanto per farvi un esempio: dove va a finire tutta la roba che si mangia quell’idiota di Rufy? Quel megalomane pervertito di Franky ha avuto il coraggio (perché di questo si tratta) di andare a modificare anche quelle parti? Come fa a tenere in mano le tronchesine Chopper, visto che ha le zampe? Brook ci fa o ci è? Ma soprattutto la cosa che mi preme di più sapere (oltre i tantissimi, splendidi misteri che nascondo i corpi delle mie Robin-chwan e Nami-swan) è il perché non ho ancora sbattuto fuori dalla mia cucina a calci in culo un’alga marina verde, squamosa e viscida.
-Allora?!-
-Ti ho detto di no, razza di alga maniaca!-
-Perché diavolo no?! Dammi un motivo plausibile!-.
Ringhio e quasi, quando stringo i denti, non mi parte la cicca dalle labbra. Mi volto a guardarlo, sguainando il primo coltello affilato che trovo nei dintorni e puntandoglielo alla gola con fare minaccioso e serio. Mi sono rotto davvero le palle di questi suoi comportamenti infantili e idioti.
-Punto primo: sto cucinando. Punto secondo: è giorno. Punto terzo: non sono la tua puttana. Ora esci da qui, non voglio vederti-, concludo, lanciandogli occhiate assassine che vengono puntualmente ricambiate da un broncio e un’aria incazzata degna della mia. Purtroppo per lui, con me, questi giochetti, non attaccano. Sono settimane che va avanti in questo modo e, sono sincero, comincio ad odiarlo più del solito, e sto parlando seriamente.
Roba che non riesco ad incontrarlo sul ponte che vorrei spingerlo in acqua per quanto mi dà fastidio, e non datelo troppo per scontato, perché almeno prima non ci affettavamo tutto il tempo, di tanto in tanto ci lasciavamo andare e ci rilassavamo, questo, invece, è un periodo nel quale mi sta alquanto sul cazzo.
Volete sapere il motivo? È molto semplice e forse lo troverete anche infantile, ma non pensa altro se non al sesso. Sesso, sesso, sesso, sesso e ancora sesso, se proprio volete delle alternative: saké, allenamenti, cibo.
Cerchiamo di capirci, non è proprio questo il motivo, perché ho sempre saputo che Zoro fosse un’alga, per non dire un’ameba, monocellulare che aveva pochi interessi nella vita che non comprendessero le sue katane e il suo saké. Il punto è che da due settimane a questa parte io non lo vedo se non durante i pasti e la notte, puntualmente, viene dentro al mio letto con la scusa di non avermi visto tutto il giorno, sperando di trombare un po’.
Bé, mi sono stufato di stare ai suoi comodi. Mi piace fare sesso, e mi piace farlo con Zoro, ma non c’è più sostanza, ecco cosa mi preoccupa.
Se prima era qualcosa di bello (perché si, è bello e basta), eccitante, occasionale, proibito, segreto, se prima dovevamo attendere pazientemente determinate ore o momenti del giorno per poter stare insieme, a volte struggendoci dalla voglia perché quel momento non arrivava se non nel giorno seguente, adesso è diventato come… disinteressato, monotono, silenzioso.
Sono diventato il suo passatempo momentaneo e la cosa non mi sta bene. Praticamente in questi giorni già è tanto se ci rivolgiamo la parola, senza motivo, e lo dico perché non è davvero successo niente, siamo in tempo di bonaccia, andiamo leggermente a rilento, a detta di Nami, per questo prima di arrivare a un’altra isola dovremmo almeno aspettare questo pomeriggio o domani mattina addirittura, quindi ognuno cerca di passare il tempo come può.
Così, ho deciso di far cambiare le cose. Piuttosto lo faccio stare in bianco per un altro mese, sai quanto me ne frega.
-Sei un impiastro impossibile da capire! Non hai senso!-
-Ah, perché, tu, hai senso?!-
-Certo che sì!-
-Ah! Bene, questa è bella!-
-Cosa ti cambia se è ‘sta sera o adesso??-
-Hai capito male, non ci sarà né “sta sera”, né “adesso”, chiaro??-
-Ehi, ehi, ehi… calma voi due, cosa sta succedendo? Sembrerebbe una SuperBisticciata!-, una voce ben conosciuta, mi fa saltare. Sospiro e scanso via il marimo con ben poca delicatezza, andando a cercare il ciuffo azzurro di Franky che, in piedi di fronte alla porta, ci guarda incuriosito e un po’ confuso. Faccio spallucce.
-Grazie al cielo sei arrivato, ti prego, toglimi quest’alga marina di dosso, prima che gli spacchi le ossa!!-
-Tu cosa?! Non riusciresti nemmeno a toccarmi!-
-Tu… se ti prendo io ti amma—
-Ehi, ehi! Calma! Ragazzi, che cavolo vi prende oggi??-, domanda retoricamente, prendendoci per i vestiti e allontanandoci l’uno dall’altro, facendo in modo che tra di noi ricorrano più di due metri di distanza. Mentre ci guardiamo in cagnesco, cala il silenzio. Lo sguardo scrutatore del nostro carpentiere và dal verde a me e di nuovo sul marimo, prima di sbuffare e di fare spallucce.
-Bah, meglio non mettersi in mezzo. Comunque Zoro, ho bisogno del tuo aiuto giù, puoi venire un secondo?-, gli domanda, indicando con il pollice la porta retrostante le sue spalle.
Zoro non guarda lui, guarda me e, se potesse, mi ucciderebbe all’istante. Tsk. Ci provi e si ritrova appeso per i coglioni piedi all’insù sull’albero maestro.
Dopo un attimo di silenzio annuisce.
-Sì, certo. Sempre meglio di stare qui a discutere con gente inutile-, dopo avermi lanciato l’ennesima occhiataccia, si fa spazio ed esce dalla porta. Franky lo segue con lo sguardo per un attimo, poi, sbattendo gli occhi per qualche secondo mi fa segno come a dire “vi siete impazziti?”, poi fa spallucce e scende, chiudendosi la porta alle spalle.
Ritorna il silenzio nella cucina e con lui ritorna anche un po’ di pace. Sospiro, riprendendomi un poco da quella conversazione. Sono sicuro che non è cambiato nulla, di certo Zoro questa notte verrà comunque in camera mia, ma non avrà ciò che vuole. Non questa volta.
Mi passo una mano sulla fronte, poi torno al mio fare nei preparativi del pranzo, cercando di ritrovare la concentrazione perduta durante questo breve e piccolo intoppo. Osservo gli ingredienti di fronte a me e comincio a preparare il tutto con calma, buttando via la cicca ormai spezzata e spegnendola nel posacenere. Apro leggermente la finestra per far si che l’odore del fumo non attacchi il cibo, poi la mia mente ritorna sul problema.
So che non dovrei, ma sto cercando disperatamente il motivo per cui Zoro si comporta in questo modo. Conoscendolo, sicuramente è un suo capriccio… e per lo stesso motivo so che c’è qualcosa dietro. Che sia una mia impressione?
No!
Non può esserlo, perché non mi sono mai sentito così arrabbiato in vita mia, nemmeno con quell’idiota del marimo, perciò ci dev’essere qualcosa che non va.
Si, decisamente.
-…Sanji?-, quasi non faccio un salto alto quanto una casa, voltandomi e ritrovandomi gli splendidi occhi di Nami ad osservarmi. La sua espressione è a metà tra l’incuriosito, il confuso e il preoccupato… quant’è carina!!
-S-si mia principessa, dimmi tutto! Ti serve qualcosa, hai fame?-
-In effetti un pochino, volevo chiederti se potevi farmi qualcosa di rinfrescante, fuori fa davvero caldo-
-Agli ordini!-
-Posso aspettare qui? Almeno si respira-
-Certamente! Averti qui accanto è davvero una gioia! Potessi farlo più spesso mi faresti più felice-, le dico e sono sincero. La sua presenza è essenziale nella mia vita su questa nave, come anche quella di Robin, s’intende. La vedo sedersi con la sua solita grazia sul tavolo della cucina, aspettando ciò che ha ordinato, e per lei sono pronto a darle solo il meglio, perciò comincio a preparare qualcosa di veloce, succulento e leggero, per non farla appesantire, più precisamente le preparo una granita alla frutta con succo di fragole e una scorza di limone sul lato destro del bicchiere, accompagnato da un delicatissimo ombrellino arancione.
Quando sono soddisfatto di ciò che le ho preparato, le porgo il vassoio con il tovagliolo, il cocktail e qualche scorza di cioccolato al latte, pochi lo sanno, ma il cioccolato dà più gusto e sapore alle pietanze, soprattutto quelle dolci.
-Mademoiselle-
-Che meraviglia, non ti smentisci mai!-, ridacchio colpito da tutti quei complimenti. Faccio per bearmi della sua compagnia, tornando ai fornelli per finire di completare l’opera del pranzo, prima che la sua candida voce mi chiede: -Senti ma cos’è successo prima? Ho visto Franky scendere giù con Zoro. Avete litigato ancora?-
-Nami, tesoro bello, cosa pretendi da una persona che ha il cervello al posto dei muscoli?-, domando alzando gli occhi al cielo ricordandomi la faccia di quel pezzente di pochi secondi prima.
-Questa volta pare sia seria la cosa. Che sta succedendo?-
-Oh no, te l’assicuro, solite buffonate tesoro, non preoccuparti-, le dico sfoderando uno dei miei migliori sorrisi. L’ultima cosa che voglio è che anche lei si preoccupi per queste cose. La sua dolcissima testolina dovrebbe pensare solamente a fare mappe e a dirci dove andare, già è un lavoro abbastanza duro, non ho la minima intenzione di appesantirlo. Mi sorride un poco, poi fa spallucce.
-D’accordo… vedete di non fare troppo casino, chiaro?-
-Certamente! Lo farò per te, Nami-shwan!-
-Non ti sembra comunque che Zoro sia un po’ nervoso in questo periodo?-
-Sarà il caldo, lascialo cuocere nel suo brodo d’alga. A volte tutto sarebbe più facile se al posto di quel broncio idiota avesse un sorriso, e che sia sincero, non quei ghigni che fa di solito-
-Si, ammetto di non averlo visto ridere moltissimo di recente, sta tutto il giorno ad allenarsi… magari non gli riesce qualche tecnica?-
-Può essere… ma non credo che ti sia utile provare ad entrare nella testa di quell’idiota-, le suggerisco sospirando, cominciando a preparare le portate sui piatti, depositando un’aragosta pescata questa mattina da Rufy e Usopp su quello più grande, appoggiandola su un letto di lattuga insaporito da sale e limone.
-Lo so. Parli per esperienza-
Quando faccio per poggiare il rombo vicino alla salsa appositamente preparata per lui, quasi non mi scivola dalla padella e cade sul pavimento. Riprendendo subito l’equilibrio, mi ritrovo a perfezionare i piatti di fretta e furia, ma non oso rispondere a quella provocazione. Già. Lei lo sa, ed è la cosa che mi fa più male in assoluto, ve lo posso garantire. Suppongo per deduzione che anche Robin sia a conoscenza di quello che sta succedendo tra me e il marimo.
Non ho mai osato parlare di questo discorso con loro, ci mancherebbe altro, tuttavia Nami mi è sempre sembrata un po’… curiosa. Non so come spiegarlo, ma credo che ne voglia sapere di più su quello che c’è tra noi. Se scopre qualcosa, che me lo faccia sapere, perché non ci sto capendo niente neanche io.
Meglio lasciar cadere il discorso.
-Nami, ti dispiace chiamare gli altri e dir loro che è pronto da mangiare?-
-Sì, ci penso io, preparati all’ondata di gente affamata di sangue e carne-
-Nah, oggi ci sarà pesce-, le dico, mi sorride e poi esce dalla porta, sporgendosi per la ringhiera e guardando in basso, verso il giardino. La sento urlare qualcosa come: “Ragazzi?! È pronto in tavola!!”.
Mi ritrovo a ridacchiare un po’ a quell’urlo. Comincio già a sentire lo scalpitio dei piedi di Chopper, Rufy e Usopp. Un brivido mi passa su per la schiena, ma mi limito ad aspettare che arrivino tutti per continuare a mettere sul tavolo le altre portate, nel mentre, mi accendo una sigaretta, sbuffandone via il fumo.
Colazione, pranzo e cena, sulla Sunny, sono il momento migliore della giornata, soprattutto in queste ultime due settimane, semplicemente perché ridiamo, scherziamo, parliamo e, per una volta, posso bearmi della voce di Zoro senza dovergli stare sotto.



Sono stato indeciso se chiudere o meno la porta a chiave fino all’ultimo. Alla fine, ho deciso di non mettere il blocco solamente perché potrebbe esserci qualsiasi imprevisto ed è meglio avere le via di fughe libere. È come chiedere: “Che faccio, lascio che il mostro entri ma ho la via di fuga, oppure non lo lascio entrare?”.
Caccio via questi pensieri e mi stringo più sotto le coperte, chiudendo gli occhi e cercando disperatamente di addormentarmi, dopotutto sono stanco e ho sonno, le giornate su questa nave, anche le più semplici, alla fine ti prosciugano tutte le energie, e non ho certo intenzione di sciuparmi.
Peccato che tutti i miei buoni propositi siano disturbati dal pensiero fisso di quel marimo idiota. Apro gli occhi di scatto quando mi pare di aver sentito un rumore, ma mi rendo conto di essere stato solo io. Non so perché sono così agitato, ma non mi piace come sensazione.
Cerco di calmarmi come posso, puntando gli occhi sulla finestra che mi sta di lato, verso destra. Spostando tutto il corpo nella sua direzione, osservo la luce lunare irradiare debolmente alcuni pezzi della mia camera, facendoli diventare bianchi o, nel migliore delle ipotesi, azzurrini. È una bellissima serata, dalle tonalità meravigliose.
La calma delle onde mi culla come una ninna nanna, lasciando che lentamente io riesca a trovare di nuovo quella tranquillità che avevo perso pochi secondi fa. Riesco di nuovo a chiudere gli occhi, a sistemarmi meglio sul cuscino, arrotolandomi malamente intorno alle coperte, trovando finalmente una posizione comoda per riposarmi.
Il mio respiro è l’unico rumore che si sente dentro alla stanza e la cosa mi conforta alquanto, prima che un brivido freddo mi tranci di netto la colonna vertebrale, facendomi irrigidire immediatamente e scattare sull’attenti.
Il rumore metallico della maniglia, seppur lieve, echeggia dentro la mia stanza e dentro al mio petto, facendo accelerare il battito cardiaco da 0 a 100 in meno di un secondo. Ho paura mi stia per prendere un infarto.
Tuttavia cerco di mantenere come posso i nervi saldi, facendo finta di niente. Nel buio, i suoi passi (perché sì, sono i suoi, ormai riconoscerei quell’andatura tra milioni) si avvicinano sempre di più al mio letto, fino a fermarsi dalla parte opposta a quella del mio viso. Lo sento chinarsi, sedersi accanto a me e stendersi. Le sue mani, come temo, non perdono tempo e vanno subito ad esplorare il mio corpo, dimenandosi sotto le coperte. Si trascinano sulla mia pancia e lo blocco immediatamente.
-Che credi di fare?-
-Hai bisogno di un disegno?-
-Imbecille, toglimi le mani di dosso, adesso-
-Se non volessi?-, le sue carezze si fanno più audaci, spingendosi verso il mio pendio, facendomi scattare in avanti e non facendomi quasi cadere dal letto. A bloccarmi è il suo braccio, stretto intorno alla mia vita, poggiata sul suo bacino. Mi dimeno tra le coperte, spingendolo via, o almeno tentando.
-Ti rompo le palle! Ora togliti di mezzo!-
-Tsk, se fai tutto questo casino gli altri ci sentono-, mi sussurra all’orecchio, e per quanto io riesca a trovare la sua voce sexy e tremendamente appagante, non mi tiro indietro.
-Secondo me sei tu che non hai sentito questa mattina! Ti ho detto che non ci sarebbe stato niente!-
-Sì, d’accordo, ma adesso abbassa la voce…-.
No, scusa… aspetta… cosa?! Mi sta ignorando?!
Le sue labbra si poggiano velocemente sulla mia nuca, poi si spingono sulla mia spalla e infine, facendomi voltare, sulla mia bocca. Questi contatti, così vogliosi, possessivi e violenti, in effetti, risvegliano in me un certo calore, ma oggi, mi dispiace, si dovrà accontentare di usare Federica.
Come posso, carico velocemente il mio piede all’indietro e poi, con tutta la potenza che ho, e che il groviglio delle lenzuola mi consente, scarico un colpo netto sulla sua coscia, premendo sul nervo principale. Neanche a dirlo, lo sento rotolare e cadere giù tra i lamenti e le imprecazioni. Togliendomi di dosso tutte quelle cianfrusaglie, mi fiondo sulla bajour e, con un colpo netto, lascio che la sua luce illumini tutta la stanza. Adesso riesco a vederlo chiaramente, lo stronzo: è cascato di culo e si tiene la coscia dolorante, lanciandomi occhiataccie vaghe e omicide per colpa dell’illuminazione improvvisa. Mi lascio andare in un sospiro di sollievo, prima di massaggiarmi la nuca e di osservarlo in silenzio.
-Ma sei scemo?! Che cavolo ti prende??-
-Ah, ma allora sei sordo: non ci sarà niente. Né sta sera, né domani sera, né domani pomeriggio, mattina, colazione, pranzo, cena, spuntino, mezzanotte, scordati tutto quanto, chiaro?-, chiedo a questo punto scandendo ogni minima situazione per evitare che lui riesca a trovare qualche buco da ficcarci in mezzo.
La faccia che fa è sconvolta.
-No, aspetta… eri serio?-
-Sì-, rispondo subito.
-Cosa?! Perché cavolo no? È da questa mattina che ti comporti in modo strano, cuocastro! Esigo delle spiegazioni!-
-Se c’è qualcuno che deve dare spiegazioni qui, sei tu!-
-Io?! Che ho fatto io?!-
-Sei diventato improvvisamente ninfomane! Non fai altro che chiedermi di scopare! Sono due settimane che va avanti così, mi sono rotto il cazzo!-
-Perché, quando mai abbiamo fatto qualcosa di diverso?!-
-Appunto! Non facciamo mai niente di diverso proprio perché tu non conosci niente di meglio se non il sesso!-
-Ah, adesso è colpa mia?! Oh bé, certo, parla quello che è tutto rosa e fiori! Da quando sei diventato così smielato?-, mi domanda, lanciandomi occhiate di ferro e sangue. Probabilmente si sente punto nell’orgoglio, ma me ne frego, e torno a rispondere a tono. Spero solamente che gli altri non facciano troppo caso a questa lite, per lo meno le ragazze.
-Non sono smielato! Sono solo…- “un eterno romantico
-… solo stufo di questa situazione!-, mi accascio sul letto, mettendomi a gambe incrociate, osservandolo con sguardo truce.
-Spiegami, cosa ci sarebbe di diverso? Devo ricordarti forse che siamo uomini, che dobbiamo fare ciò che facciamo di nascosto dagli altri?! Ti pare tanto difficile da capire che l’unico momento che stiamo insieme vorrei fare qualcosa di più del semplice parlare?-, mi domanda, alzandosi in piedi e stringendo i pugni, tenendomi testa in modo più che degno di lui, ma ciò non fa altro che farmi alterare ancora di più.
-Perché?! Cosa ti cambia se per una volta facessimo… altro?!-
-Tipo cosa? Parlare della nostra giornata? Ci vediamo tutti i giorni, stiamo sulla stessa barca, le avventure che viviamo sono le stesse!-
-Potremmo anche solo dormire! Una volta ogni tanto vorrei che la mattina tu sia accanto a me, invece di dileguarti due ore dopo l’amplesso, e non mi pare di chiedere troppo!! Io…-, stringo i pugni, facendo passare il mio sguardo dai suoi occhi di pece, al materasso sotto di me, trovando improvvisamente interessanti le coperte che mi hanno coccolato fino a qualche minuto fa.
-Non sto più bene come prima-, confesso poi, tornando a guardarlo con più decisione di prima, perché, ve l’assicuro, per dire ciò che ho detto, mi ci è venuto uno sforzo enorme. Non che non sia vero, ma ciò allude a una separazione netta che io non voglio.
Cala il silenzio.
Le conseguenze delle parole che ho pronunciato cominciano a farsi sentire: l’aria comincia a diventare pesante e il suo sguardo, sul momento sorpreso, si fa serio, cupo. Quando il mio occhio destro si specchia nei suoi, riesco a vedere solo un baratro di rabbia, frustrazione e un barlume di tristezza. Forse anche delusione.
-Se era solo questo il problema bastava dirlo, invece di mettere su questa sceneggiata. Se ti sentivi oppresso, potevi fartelo uscire fuori prima-
-Io non mi sento oppresso, vorrei solamente…- , viverti, e non assaggiarti, vorrei assaporare il tuo essere in tutte le sue forme, in tutte le sue salse, in tutte le sue piccole sfumature. Vorrei poter gustare il tuo sorriso, comprendere cosa si cela dietro quel broncio, dirti “ti amo” e non “alga marina togliti dalle palle!” (anche se, lo ammetto, sarebbe difficilissimo, se non impossibile, uscirmene con una dichiarazione del genere).
-… qualcosa di diverso dal solito-.
Il calato silenzio mi suggerisce che le cose sono andate peggiorando notevolmente, ma sono certo di essere dalla parte della ragione, perché se anche ciò che cerco fosse qualcosa di più dolce, perché mai lui non dovrebbe almeno provare a darmelo?
Qualcosa, dentro di me, probabilmente il mio orgoglio, mi sta sbraitando insulti che nemmeno pensavo di conoscere. Mi accusa di essermi troppo addolcito, di esser diventato una donna capricciosa, ma non è così.
Sono un uomo, un pirata, per questo la mia vita è difficile, complicata, pericolosa, a volte piena di sacrifici e di dolore, fin da quando ero un ragazzino, in fondo, è stata sempre segnata da eventi che non augurerei a nessuno, nemmeno al peggiore dei miei nemici, ma mi ritengo fortunato ad aver trovato una ciurma come quella di Rufy. Grazie a loro sono riuscito a trovare la felicità, l’avventura, tutto ciò che neanche avrei mai potuto sperare di avere nella vita. E poi ho trovato quest’alga capricciosa di fronte a me che, per quanto possa essere incazzata, rimane pur sempre uno dei pezzi più preziosi della mia vita.
Non ho mai fatto la vittima. Se qualcuno mi ferisce, io sopporto in silenzio e sono pronto a contrattaccare, se un mio compagno è nei guai, mi getto in mare per salvarlo.
È ovvio che non sono una donna, non ho i comportamenti da donna. Per quanto io possa amarle, sono completamente differenti da noi uomini (ed è per questo che siamo attratti gli uni dalle altre), non riuscirei a comportarmi come una di loro, ma rimango pur sempre un essere umano, e non trovo niente di strano nel chiedere al proprio compagno qualche… attenzione in più.
Soprattutto tenendo presente il fatto che sono il primo a stimolare la virilità di Zoro.
Osservo il suo fare in silenzio, prima di sentirlo sospirare. La sua mano destra va ad accarezzarsi la nuca con fare pensieroso. Probabilmente sta pensando a come rispondere, ma non ho bisogno di parole, ho bisogno di fatti.
-Sei un idiota-, mi dice semplicemente. Faccio per alzarmi e per andargli a dare un altro bel calcio nell’entro coscia, ma il suo tono così pacato e distaccato mi fa sussultare. Mi blocco e non riesco a fare altro se non guardarlo mentre, con disinvoltura, si avvicina verso la stanza e apre la porta. Non faccio neanche in tempo a chiedere: “Dove vai” che la risposta arriva lapidaria e decisa.
-Mi è passata la voglia-, poi il sonoro “clanck” della maniglia fa piombare la mia stanza in uno strano silenzio. E non è da “quiete dopo la tempesta”, se ve lo state chiedendo, anzi. È pesante, mi cade sulle spalle come un macigno gigantesco che non riesco a sollevare.
Mi limito a lasciarmi cadere sul materasso, passandomi una mano tra i capelli, scompigliandoli un pochino. La mia mente è spaccata in due: la prima dice che ho fatto una cazzata, che avrei dovuto starmi zitto e che forse non ho neanche preso in considerazione il carattere di Zoro, più silenzioso e meno aperto alle emozioni rispetto al mio. L’altra, invece, si giustifica dando la precedenza al mio fastidio, dopotutto chi è lui per farmi stare in questo modo?
E così ha inizio un dibattito tra quella che credo sia la mia coscienza e il mio orgoglio. Per quanto mi riguarda, non voglio starli a sentire, ciò che è fatto è fatto, spero solo che le conseguenze non siano così gravi come sembrano.
A fatica, mi rimetto sotto le coperte, sistemandole alla bell’e meglio, per poi osservare un attimo il soffitto della mia camera. Mi lascio andare in un sospiro. Non mi sento meglio, adesso che gliene ho parlato… o meglio, adesso che ne abbiamo discusso. Lascio perdere.
Decido di cancellare questi momenti dalla mia testa e di cercare di dormire, dopotutto domani mattina devo preparare la colazione.
Così, in un ultimo tentativo di addormentarmi, mi volto verso la luce della mia camera, facendo scivolare le dita sull’interruttore. Per un secondo spero che il buio riesca a trascinare via anche questa giornata pessima, ma quando l’interruttore scatta, il ricordo di due occhi neri e del dolore che li solcava, non se ne va dalla mia mente.


End Part I






Edited by ~ Vampiraker - 12/12/2011, 23:12
 
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-Connie-
view post Posted on 12/12/2011, 23:05




...
Io ti amo.
Come fai, dico, come fai a descrivere così bene i pensieri di un personaggio? Come? COME?!
Mi hai fatta entrare nella mente di Sanji a pietto 'e palumbo (Enzo Fischetti: a petto di colombo, di petto. ù___ù Io: E tu che c'entri?! ò__ò Enzo: dove c'è da tradurre dal napoletano, ci sono anch'io! è___é9 Io: .____.).
Questa storia si preannuncia da sbavo come la precedente. °ç°
Non vedo l'ora di leggere i prossimi capitoli! *___*

P.S: Sanji che chiama Nami ogni cinque minuti ''tesoro'' mi ha ricordato quelle capere che parlano con qualche cliente più giovane.
Dovresti anche evitare di usare espressioni troppo dialettali, come ''non hai senso'' o ''vi siete impazziti'', sono brutte da leggere.
In più, c'è un pezzo del capitolo scritto tutto in corsivo.
Ehm... Sì, direi basti così. U___U''

Edited by -Connie- - 14/12/2011, 20:27
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 12/12/2011, 23:10




Ahahahahah X°D.
Sono così contenta che ti sia piaciuta, anche se al primo capitolo!!
*______* prometto di aggiornare presto <3, anche perché già più o meno so cosa scrivere, come sempre, d'altronde ;D.
Ah per il corsivo... calcola non ci ho fatto proprio caso O___O''' b-bah xD volo a correggere e per le forme dialettiche... non so, mi vengono così, proverò a farci più caso, però ce lo vedevo Franky adire qualcosa del genere ;D.
Spero che la mia stalker n°1 apprezzerà anche i capitoli successivi <3.
Grazie cavvvva <3
 
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FunnyPirate
view post Posted on 14/12/2011, 19:11




ahahah, che dolci *-*
"Cioè, ti rendi conto di quello che hai appena letto?"
Si, e allora?
"Lo trovi dolce???!!"
Si v.v
Zoro-Sanji + ff scritta da Vampy essere sempre dolce *-* anche quando litigano v.v
Wa, Vampy, che bella che è *-*
è stato bellissimo leggerla!
Sono curiosa di sapere cos'altro succederà adesso! :D
Al prossimo capitolo!
p.s. così non ci fai sentire la mancanza di "rimescoliamo le carte" v.v xD
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 14/12/2011, 21:04




{ Prefazione }


Ta-daaan! Ed ecco per voi il secondo capitolo!
E' leggermente diverso da come pensavo, a dire il vero, è piuttosto tranquillo, pensavo di arrivare direttamente al sodo, ma mi sono resa conto che a quanto pare dovrò dar spazio all'azione nella terza parte, perciò vi chiedo di avere ancora un po' di pazienza ;D.
Per ora cercate di godervi come possibile questo <3.
(Ah, e grazie a tutte per i commenti, come al solito, mica mi dimentico <3)

Buona lettura!









{ Just Like a Baby }

Capitolo II:
L’isola di Age.





Cereali, caffè, cola, dolci, cornetti, ciambelle, biscotti acqua, succhi, thè… si, dovrebbe esserci tutto, la colazione è ufficialmente pronta.

Anche se sono le 7 di mattina.
Bé, che c’è? Mi sono portato avanti con il lavoro, problemi? Che poi per farlo mi sono svegliato alle cinque, è un’altra storia. Sospiro e mi massaggio gli occhi, piuttosto stanco. Non sono riuscito a chiudere occhio per tutto il tempo, quindi ho deciso di lasciar perdere il dolce dormire e di dedicarmi alla mia adorata arte culinaria.
A volte mi sembra come se la cucina sia l’unica cosa che mi dia davvero soddisfazione, oltre a Nami e Robin, s’intende, loro sì che sono dure ragazze d’oro!
Peccato però che non possono risolvere loro tutti i miei problemi, perciò ho dovuto fare da me, e ora mi ritrovo senza nulla da fare e con una stanchezza sulle spalle piuttosto pesante da sopportare, ma tengo duro come posso e cado sulla sedia più vicina, rilassandomi i muscoli delle gambe. Non sembra, ma cucinare è piuttosto stancante. Vorrei vedere voi a sfornare piatti su piatti per lo stomaco di Rufy! Vi posso assicurare per esperienza personale che non è per niente una passeggiata, anzi, ne vedi di cotte e di crude.
Nel vero senso della parola.
Metto la mano nel taschino e allungo una sigaretta, portandomela alle labbra e accendendola come posso. Dopo aver aspirato un quantitativo di nicotina sufficiente a farmi stare meglio, espiro il fumo, aprendo la finestra per evitare che la stanza venga impregnata dal suo odore. Per quanto mi piaccia, ammetto che è un vizio che fa a botte con la cucina, ma riesco a far convivere le cose piuttosto bene.
Un rumore improvviso attira la mia attenzione e il mio sguardo scatta verso di esso. Quando, man mano, riconosco dei passi, mi ritrovo a sorridere. –Buongiorno Usopp-
-Ehilà, Sanji! Ma come, già svegl— wow, senti che profumino!-
-Una sciocchezza-
-Si, certo, come no, a che ora ti sei svegliato per preparare queste prelibatezze?-, mi domanda indicando il tavolo e poggiando i gomiti sul dorso della sedia più vicina alla mia. Il suo sorriso riesce a mettermi il buon umore. Si può dire tutto a Usopp, tranne che non sia un caciarone o un buon tempista. Faccio spallucce.
-Non so, oggi volevo semplicemente sperimentare qualcosa di nuovo, quindi mi sono alzato un po’ prima-
-Di nuovo?-
-I biscotti bigusto cioccolato bianco/marmellata , dovete assolutamente dirmi che ne pensate, sono un esperimento e credo di aver esagerato con le dosi tra zucchero e farina-
-Posso assaggiare?-
-Devi-, gli dico facendo un gesto lusinghiero con la mano, attendendo il suo responso con… lo ammetto, una leggera pressione. Ogni volta che cucino qualcosa di nuovo ho sempre un briciolo di paura, in fondo al cuore, che non possa piacere, per questo, per un istante, metto da parte la mia sigaretta, facendo cadere la cenere nell’apposito contenitore, mangiandomi con gli occhi la sua espressione.
Dapprima lo vedo sorridere, poi però si trattiene e infine fa una faccia schifata.
-Puah! Questo biscotto è davvero uno schifo! Rifallo!-
-Ne vuoi un altro?-
-Si, perfavore-, scoppio a ridere, passandogli il vassoio dove ho appoggiato una trentina della nuova specialità, vedendo subito i suoi occhi brillare alla sola vista.
-Sono contento che ti piacciano-
-Sono deliziosi! Come fai ad inventarti cose del genere?? Io non sarei mai riuscito a mettere insieme cioccolato bianco e marmellata!-
-Per questo è stato un esperimento. A quanto pare è uscito fuori bene-
-Siii… oddio non sai quanto! Ti prego! Ancora!-
-No! Altrimenti finiscono per gli altri-
-Che c’è?! Non ti fidi?!-
-No, ma tu sei un ottimo bugiardo, perciò voglio sentire il parere di tutti!-
-Uffa… e va bene, va bene… ma sappi che se scende Rufy non li trovi più-, scoppiamo a ridere entrambi e, proprio per lo stesso motivo, ci intimidiamo di fare silenzio, tappando l’uno la bocca dell’altro. Il tentativo di non fare casino dura ben poco, visto che torniamo di nuovo a ridere, sta volta con voce più sommessa, cercando di non farci sentire dagli altri.
-Posso chiederti una cosa?-, mi domanda poi. Prima lo guardo, poi annuisco, finendo la sigaretta e spegnendola nel posacenere lì acanto.
-Come mai sei sveglio così a quest’ora? Un conto sono io che devo fare la guardia, un conto tu, che puoi dormire beatamente!-
-Già, in effetti è un affronto alle tue ore perse di sonno, scusa, a saperlo facevo la ronda io-
-Ma nò, tranquillo… quindi?-
-Non c’è un motivo in particolare-
-Ah no eh?-
-Nah-, gli dico, ma non so perché, mi sento lievemente messo sotto torchio. Lievemente, eh, proprio un accenno, così riprendo le mie adorate sigarette e ne comincio un’altra.
-Mmh… d’accordo, allora non c’è niente-
-No, niente di niente-
-Bene-
-Bene-
-Sicuro?-
-Sicurissimo!-, e improvvisamente cala il silenzio. Un silenzio che io conosco benissimo. Oh no, nononono, non con me e non sta volta. Non attacca. Se pensa che adesso gli dirò tutto se lo può anche togliere dalla testa. Io starò qui a fumare la mia bellissima sigaretta, mentre lui mangerà a sbafo scroccando qui e là pezzi di ciambelle e di croissons, e se si aspetta che con quel sorrisetto furbo riesca ad estorcermi qualche notizia è sulla strada sbagliata!

-E comunque se anche ci fosse qualcosa, non avrebbe niente a che vedere con nessuno dell’equipaggio-
-Chiaro-
-Naturale-
-Tanto meno con Zoro-
-Assolutamente!-
-Mi pare giusto-
-E comunque ho detto “se anche ci fosse”, perciò alludo al fatto che non c’è-
-Infatti io non ho detto niente, perché, c’è qualcosa?-
-Ci mancherebbe altro-
-No, infatti, quello che ho detto io: “non c’è assolutamente niente”-
-Già…-
-Che poi perché dovresti essere arrabbiato con lui, dico io?-
-Oh no, infatti non c’è niente di cui essere arrabbiati, dopotutto mi tratta solo come uno straccio per pavimenti non rendendosi neanche conto che gli sto sotto tutte le notti in cui viene in camera mia pretendendo prepotentemente qualcosa di più del “semplice parlare”, scordandosi completamente che io ho il dovere di cucinare tutti i piatti della ciurma, perciò s’intende anche il suo, e che quindi potrei farlo morire avvelenato da uno dei suoi adoratissimi onigiri, anche se non credo sarei uno chef così idiota da poterlo fare e troverei sicuramente un altro modo per ucciderlo, che vuoi che sia?-, domando con un gesto ovvio della mano, con tutta la nonchalance di cui sono capace. Quando rialzo l’occhio e lo punto su di lui, la faccia che mi accoglie esprime in pieno tutto ciò a cui sta pensando: il sopracciglio sinistro è leggermente inarcato verso l’alto, l’altro è perfettamente parallelo alla linea dell’occhio, il lungo naso è leggermente storto verso destra, a seguire l’andamento dei muscoli facciali e le labbra sono serrate in una smorfia curva verso sinistra, un’espressione della serie: “Io. Te. Parlare. Ora.”.
Ridacchio nervosamente, accarezzandomi la nuca e stringendomi ciocche di capelli, arrotolandole intorno al dito, in un gesto un po’ agitato. Sospiro e faccio spallucce.
-Okay, okay, la situazione non è proprio delle migliori, sono arrabbiato, ma passerà, come sempre-
-Ho capito, ma non è che potete litigare un giorno sì e l’altro pure, voi due!-
Non ha tutti i torti, ma è nella nostra natura ucciderci e scannarci! È come se fosse il nostro istinto primordiale! Probabilmente le nostre famiglie di antenati si devono essere incontrate milioni di anni fa e già non si stavano troppo simpatiche, andando avanti con il tempo le cose di certo non sono migliorate!
-Questi sono… dettagli insignificanti-
-Ah bé, certo, allora!-
-Dai, su, Usopp! Sarà solamente perché siamo stati troppo appiccicati… sempre sulla stessa nave, sai, magari abbiamo solo bisogno di cambiare aria!-, cerco di sdrammatizzare, alzandomi e spegnendo l’ennesima sigaretta sul posacenere.
-E se pensate che qui sopra dovrete rimanerci probabilmente tutta la vita che fate?-
-Cerco sempre un modo per non buttarmi a mare-
-Perché, io non sono importante?-
-Oh no, lei è importantissimo per noi, capitan Usopp-, gli dico, facendo un inchino, ridacchiando, prima di incrociare le mani sul petto e di stringere il mio cuore.
-Però… Nami e Robin hanno la priorità assoluta, mi spiace!-, dico ammiccando e scoppiando a ridere. Lo vedo sospirare e alzare gli occhi al cielo.
-Sanji, sei sicuro che vada tutto bene? Non è che appena scendete da qui cominciate a fare a cazzotti più del solito?-
-Maddaì è impo— aspetta… non appena scendete? Siamo già arrivati?-
-Manca poco ormai, anzi, a dire il vero ero entrato per parlare con Nami, ma poi ci siamo fermati io e te…-

-Precisamente… “quanto poco”?-
-Bé, qualcosa come... un chilometro?-.
Cala il silenzio e entrambi ci guardiamo. Sbianchiamo.
-Ci schianteremo!!-
-Sbrigati! Và ad avvisare Nami e gli altri! Io vedo di fare ciò che posso con il timone!-, con tutte le forze che ho scatto subito fuori dalla Sunny, aprendo la porta della cucina e scendendo subito giù, verso il prato, per poi andare dall’altra parte della nave. Sotto di me, i miei piedi si mangiano le scale, saltandone a tre a tre, a volte anche a quattro, fino ad arrivare proprio dietro alla criniera della Sunny. Prendo in mano il timone, osservando il mare di fronte a me, o meglio “secca”, se così si può chiamare, e in più di fronte a noi ci sono degli scogli appuntiti!
Cazzo!
Se sopravviviamo a quest’incontro, temo che ci ucciderà Nami!
Viro tutto a destra, cercando in tutti i modi di non andare a incagliare la nave tra i vari spuntoni che escono qui e là intorno a noi. Fortunatamente, la nostra nave è piuttosto resistente, quindi non dovrebbero esserci troppi problemi.
Alle mie spalle, l’urlo di Nami si fa forte e chiaro.
-SANJI! Che diavolo sta succedendo?!-
Franky risponde al posto mio:
-Ma come, non lo vedi, mandarino?! Stiamo per andarci a schiantare! Issate quelle vele, altrimenti non ce la faremo mai!-.
Eh, di certo io non posso fare niente, più di tenere il timone tutto girato.
-Zoro! Rufy! Distruggete subito quei massi lì infondo!-, ordina Nami alle mie spalle e, ora che me lo fa notare, a pochi metri da noi, ci sono delle vette altissime. Porca miseria, guarda dove ci siamo andati ad impantanare!
-Sanji, torna indietro più che puoi!-
-Ci sto provando!!-, dico, tirando più che posso verso destra. Affianco a me, arrivano improvvisamente i rinforzi. Rufy, di fianco a me, è quello più rilassato, e si sta preparando a sferrare uno dei suoi micidiali attacchi a tutti quegli scogli di fronte a noi.
-Gomu Gomu no… Gatling!!-, e così, dieci, venti, trenta, cinquanta pugni volano nell’aria, distruggendo qualsiasi tipo di roccia ci sia sul cammino della nostra nave e, fortunatamente, riesce persino a rallentare di un po’, la velocità della Sunny. Ad aiutarlo, dall’altro lato, c’è quella verza inutile che, con una sola spada, sta aiutando in modo fin troppo degno, il nostro capitano.
-Ittoryu: Sanjuuroku pound hou!!-, e così la nave ha, ancora una volta, uno sbalzo e, finalmente, si ferma. Mi accascio sul timone, rendendomi conto di averla passata veramente brutta, ma non solo io, in effetti, tutti quanti.
Sulla nave cala il silenzio, interrotto solamente da un comitato di insulti e di imprecazioni fin troppo poco consone, persino da una ciurma di pirati. Subito, Usopp spunta fuori da dietro l’albero maestro, avvicinandosi a me e battendomi una mano sulla spalla, respirando a fatica. Tutti, chissà perché, abbiamo il fiatone e appena ci reggiamo in piedi. Tutti, tranne il nostro capitano e quell’imbecille di Zoro che, tranquilli e pacati, se ne stanno seduti sul bordo della Sunny.
Mi ritrovo a sospirare di sollievo e a cercare disperatamente la mia sigaretta. Questa giornata non sta cominciando nel migliore dei modi, proprio no.



La cittadina di Age è caratterizzata principalmente dai suoi monumenti non troppo alti, ma facili da scalare, ve lo dice uno che ha appena sorpassato un edificio di circa trenta metri a mani nude. Sono strutture particolari, estremamente resistenti, ma create con il solo scopo di facilitare la scalata da una parte all’altra della città.
È come se ci fossero due strade, quella classica e quella sopra i tetti, e ve lo posso assicurare, non ho mai visto niente del genere. Sopra i tetti delle costruzioni, soprattutto quelle più impotenti, ci sono non solo mercati, ma anche piazze, addirittura veri e propri bar o ristoranti, è come se fosse un mondo a parte.
Non che quello sotto non sia altrettanto particolare, ma questo è pregiato e non mi dispiace affatto. Fino ad ora sono riuscito a trovare nuove spezie che mi sembravano fin troppo semplici, ma mi sono dovuto ricredere quando le ho assaggiate: sono sottili, tenui, appena udibili, ma danno un sapore tutto nuovo al piatto, perciò ne ho fatto una scorta soddisfacente per un bel po’ di tempo, e il bello è che non mi pesano neanche, visto che ho messo tutto dentro al mio zaino da viaggio, quindi sono piuttosto allegro e arzillo.
E poi Zoro non c’è, perciò l’aria dove passo è pulita, e non risucchiata e contaminata da quella specie di pianta essiccata al sole.
Sinceramente, ora che cammino tra le strade assolate di Age, ammetto che mi manca un po’ la sua compagnia, ma sono sicuro che non appena torno sulla nave mi passa la voglia di vederlo, perciò meglio godersi la pace che ho adesso, perché qualcosa mi dice che per molto tempo non potrò apprezzarla.
-Ehiii! Sanji! Guarda, guarda! Compriamo questo! Eh?! Eh!? È carne!-
-Rufy! Se sei venuto con me semplicemente per rompere le scatole, allora puoi anche tornartene indietro!-
-Ma come?! Io ho fameee! Voglio la carne!-
-HAI MANGIATO NEANCHE UN ORA FA!-
-… Ma io ho fame!-
-Oddio… santa pazienza, aiutami tu-, mi massaggio la nuca con fare piuttosto stanco, prima di sospirare e di fare spallucce.
-Senti, perché non torni alla nave? Lì c’è tutta la carne che ti serve, vanne a prendere un po’-
-Eeeeh?!?!? Dici sul serio???-
-…Ceeerto!-
-Evviva! Sanji sei il migliore! Carne mi adorata, aspettami!!-, e così il suo nuvolone denso se ne scappa via, imbottigliato dal caos della città (devo ammettere che sembra essere piuttosto popolosa, seppur non essendo così grande come alcune città dell’Est Blue).
Al solo pensiero che la combinazione del lucchetto della cucina è di dieci cifre, mi viene da ridere. Sarò sadico, ma sono proprio contento.
-Sei un infame-, una voce mi fa rabbrividire e, quando mi volto a guardare chi è il suo possessore, quasi non spezzo la sigaretta tra le mie stesse labbra. Sospiro, alzando gli occhi al cielo e continuando a camminare, saltando da un tetto all’altro come se niente fosse, facendo attenzione a non cadere o peggio, a far precipitare le spezie al piano di sotto, con quello che mi sono costate, è meglio tenersele strette.
-Che ci fai qui?-
-La città non è solo tua, sai?-
-Pensavo mi volevi stare alla larga-
-Non ho mai detto niente di tutto questo-
Vedendolo raggiungermi, faccio un salto e lo supero ancora, aumentando la velocità della mia andatura, passando per le zone meno popolose e soprattutto dove gli acrobati della strada si muovono più agilmente, così da non dover star dietro a quest’idiota verde.
Peccato che lui non ha uno zaino di cinque chili sulle spalle, perciò mi raggiunge ogni volta facilmente.
-Che c’è? Stai cercando di convincermi a fare altro?-
-A dire il vero io volevo solo parlare, ma visto che sei così pieno di pregiudizi ecco il risultato!-
-Ah, davvero? Peccato-
-Come “peccato”, perché, hai cambiato idea?!-
-No-, gli faccio la linguaccia e, con un calcio furtivo, gli faccio lo sgambetto, lasciandolo cadere giù, dentro a una tenda usata appunto per evitare che le persone si facciano del male. Tsk. Si, certo, come se io cedessi dopo appena cinque ore di litigata. Neanche per sogno. Continuo la mia corsa, slittando da una parte all’altra dei tetti, ogni tanto fermandomi per lasciar passare i più piccoli o i più anziani (per far intendere che tutti possono salire qui sopra, vi dico solo che una signora mi ha urlato che “aveva la precedenza”), fino a quando, nella folla di una fila parallela alla mia, non ritrovo la testa verde.
Sorpreso, gli lancio un occhiata omicida, e lo stesso fa lui con me. Cominciamo a correre, in parallelo. Quella semplice corsetta di pochi secondi prima, si trasforma improvvisamente in una gara senza meta.
Velocemente, cominciamo ad avvicinarci, saltiamo da un tetto all’altro come gatti selvaggi, fino a che non ci ritroviamo praticamente attaccati, spalla contro spalla, muso contro muso.
-Brutto bastardo, che stai cercando di fare?!-
-Strano, è la stessa cosa che volevo chiedere a te!-, mi dice spingendomi via e io, pur di non far cadere le spezie, mi limito a fermarmi un secondo, prima di riprendere a correre, cercando di stargli dietro più che posso.
Le mie gambe saettano veloci da un ostacolo all’altro, facendosi largo tra la folla che si scansa al nostro passaggio. Non appena lo raggiungo, gli dedico un ghignetto divertito. Stronzetto, che credevi, di essere più veloce di me?!
Ci spingiamo di più l’uno contro l’altro, non smettendo di correre… peccato che, proprio per questo motivo, non ci rendiamo conto di un piccolo dettaglio a dir poco insignificante che consiste nel fatto che… la strada superiore è finita.
Scivoliamo giù, cominciando a rotolare tra quella specie di teli morbidi, messi attorno alla città superiore, e tra il muschio, le rocce e le foglie dei prati lì intorno. Scendiamo giù, percorriamo una collina fin troppo ripida, fino a che, con un sonoro tonfo, non atterriamo a valle.
Dire che i miei muscoli sono completamente a pezzi, è un eufemismo. Comincio a muovervi come posso, sentendo le mie povere ossa lamentarsi per il dolore atroce. Non pare esserci qualcosa di rotto, ma di certo potrei stare meglio. Mi metto a sedere, calciando via un tendone che ci siamo portati appresso. Mi rialzo in piedi, un po’ a fatica, massaggiandomi il sedere, ossia la parte più dolente di tutte, cercando di far riassemblare la mia schiena.
-Ahiahi… la mia schiena!-
-Prenditela solo con te stesso! Hai cominciato tu!-.
Carico un pugno di fronte a me, e ho la fortissima tentazione di darglielo in faccia, se non avessi fatto voto eterno alla cucina e alla sue arti. Perciò lo colpisco sullo sterno con il piede. Tanto facile!
-Stà al tuo posto tu! Altrimenti giuro che ti ammazzo qui, adesso, visto che non c’è nessuno a fare da testimone!-, lo minaccio, andando verso la fine della collina, alzando lo sguardo. Porca puttana… abbiamo fatto un capitombolo niente male… per tornare fino a laggiù ci vorranno le ore! Mi volto verso il marimo, malamente poggiato per terra, prima di lanciargli un occhiata fulminea, docilmente ricambiata.
Lo odio.
Lo odio da morire.
Se mai esiste qualcosa che vada oltre l’odio, sia un sentimento negativo e che tenda verso l’infinito, ecco, allora quello è esattamente ciò che provo per questo marimo imbecille.
Che volete che m’importi dei suoi capelli così dolcemente seghettati? Dei suoi occhi, pozzi d’onice dove poter trovare l’oblio del piacere? Che importanza volete che abbia il suo corpo, così tremendamente sexy da far invidia a quello delle statue Greche? E per caso credete che abbia importanza il suono sensuale della sua voce sul mio corpo? Le sue braccia possenti attorno alla mia vita, o la sua velata delicatezza nell’affrontare le nostre giornate quotidiane?

Qualcosa mi dice che questo pomeriggio sarà molto, molto, molto… troppo lungo.


End Part II




 
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-Connie-
view post Posted on 14/12/2011, 21:50




E' vero, Sanji: che vuoi che te ne importi se il Marimo è così... così... Così dannatamente perfetto? °ççççç°

Usopp sarà il loro consulente matrimoniale, me lo sento. ù___ù (Insieme a Robin, ovvio. Anche se non c'entra una cippa.)

Questo sarà un luuuuuuungo pomeriggio anche secondo me, cuocastro. :shifty:

Aspetterò il prossimo capitolo con ansia! *____*
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 14/12/2011, 21:52




Ahahahahhahaha Usopp consulente di matrimoni X°D ti prego fantastico!!! X°D.
LO VOGLIO ANCHE IO X°DDDDDDDDDDD. Magari di fidanzamenti però, visto che in questo periodo non va troppo bene xD.
Comunuqe sia promesso, posterò prima possibile <3 ma posta anche tu buzzurrina ;D
 
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FunnyPirate
view post Posted on 18/12/2011, 17:32




OOOOOOH *-*
Cosa vuoi che importi??
é_é
___
Che bel capitoletto *-* Stupenda questa città... Age...! Vorrei andarci anche io >.<
La parte con Usopp mi ha fatto rotolare dalle risate!! xD
Voglio il terzo capitolo!! *-*
A presto!!!
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 18/12/2011, 18:51




Arriverà presto tesoro, promesso, a dire il vero lo sto ancora scrivendo, ma il fatto è che ho un sacco di mal di testa in questi giorni, e non riesco mai a scrivere quanto voglio.
Prometto di fare il più presto possibile!
 
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FunnyPirate
view post Posted on 18/12/2011, 19:07




CITAZIONE (~ Vampiraker @ 18/12/2011, 18:51) 
Arriverà presto tesoro, promesso, a dire il vero lo sto ancora scrivendo, ma il fatto è che ho un sacco di mal di testa in questi giorni, e non riesco mai a scrivere quanto voglio.
Prometto di fare il più presto possibile!

Non preoccuparti D: basta che non ti sforzi troppo!! D:
 
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view post Posted on 24/12/2011, 23:58

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O___O Non ci credo. Visto che mancavo da un po', pensavo di trovarmi una mareeeeea di capitoli! E invece no, rimango a bocca asciutta T.T Dopo questa premessa, passiamo al commento vero e proprio v.v

Sei migliorata moltissimo, davvero. Fin dal primo capitolo, fin dalle prime righe, ero già tua. Non riuscivo a smettere di leggere, perchè sono rimasta affascinata e coinvolta dalla mente di Sanji; era come se ci fossi dentro, e non sto scherzando. Ho apprezzato moltissimo alcuni pensieri come quelli del ''non sono una donna'', perchè anche se a noi possono sembrare cose scontate, penso che Sanji, messo nella situazione in cui è ovvero di dover stare sotto al Marimo e non venire apprezzato per questo, se lo ripeta spesso. Altri punti su cui mi devo complimentare sono la descrizione dei paesaggi, la caratterizzazione degli altri membri della ciurma che non sono i nostri protagonisti e la scelta di come iniziarla, che non è affatto banale ma molto stimolante. Pensavo che sarei stata triste dopo la conclusione di Rimescoliamo le carte, e che questa nuova ff non avrebbe mai potuta eguagliarla. Ma mi sono ricreduta, perchè non le sto paragonando. Perchè, anche se questa è appena iniziata, sono due cose fantastiche ed uniche nel loro genere. Visto che ormai è quasi natale, mi concedo questo commento anche se è inusualmente breve per essere made in Lily. Mi restano solo da dire due cose; attendo entusiasta il continuo, perchè sto seriamente morendo dalla voglia di leggerlo e poi... BUON NATALE! : D

Grazie per questa nuova ficcy Vampi than than! Leggere le tue storie è sempre un piacere.
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 25/12/2011, 02:52




CITAZIONE
O___O Non ci credo. Visto che mancavo da un po', pensavo di trovarmi una mareeeeea di capitoli! E invece no, rimango a bocca asciutta T.T Dopo questa premessa, passiamo al commento vero e proprio v.v

Sei migliorata moltissimo, davvero. Fin dal primo capitolo, fin dalle prime righe, ero già tua. Non riuscivo a smettere di leggere, perchè sono rimasta affascinata e coinvolta dalla mente di Sanji; era come se ci fossi dentro, e non sto scherzando. Ho apprezzato moltissimo alcuni pensieri come quelli del ''non sono una donna'', perchè anche se a noi possono sembrare cose scontate, penso che Sanji, messo nella situazione in cui è ovvero di dover stare sotto al Marimo e non venire apprezzato per questo, se lo ripeta spesso. Altri punti su cui mi devo complimentare sono la descrizione dei paesaggi, la caratterizzazione degli altri membri della ciurma che non sono i nostri protagonisti e la scelta di come iniziarla, che non è affatto banale ma molto stimolante. Pensavo che sarei stata triste dopo la conclusione di Rimescoliamo le carte, e che questa nuova ff non avrebbe mai potuta eguagliarla. Ma mi sono ricreduta, perchè non le sto paragonando. Perchè, anche se questa è appena iniziata, sono due cose fantastiche ed uniche nel loro genere. Visto che ormai è quasi natale, mi concedo questo commento anche se è inusualmente breve per essere made in Lily. Mi restano solo da dire due cose; attendo entusiasta il continuo, perchè sto seriamente morendo dalla voglia di leggerlo e poi... BUON NATALE! : D

Grazie per questa nuova ficcy Vampi than than! Leggere le tue storie è sempre un piacere.

Lilyyyyyy!!!
Sono così contenta che ti sia piaciuta e che non ti abbia deluso!! Sinceramente, ci sto mettendo tutta me stessa nel descrivere nel miglior modo possibile ogni passaggio, in modo da non lasciare punti ciechi e tento di rimanere il più IC possibile, certo, nel limite concesso da una tipa che non è l'autrice!!
Sono contentissima, davvero! Entro domani posterò il terzo capitolo e, in questi giorni di vacanza, avrò più tempo per scrivere gli altri, perciò non temere, arriveranno presto!
Sono davvero felice, mi hai fatto un regalo di Natale splendido con questo commento <3.
Spero solo non ti sia costato troppa fatica DDDD:
Buon Natale carissima, e grazie ancora <3
 
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~ Vampiraker
view post Posted on 27/12/2011, 00:38




{ Prefazione }


Oléééé!!
Son tornata *ò*.
Scusate per l'attesa, dico sul serio, ma ho avuto dei piccoli impicci da sbrigare e completare questo capitolo mi ci è voluto più del previsto, pur sapessi cosa dovessi fare!!
Spero che vi piaccia e vi soddisfi, dopotutto per riparare all'attesa l'ho fatto un po' più lungo di come doveva essere in realtà ;D.
Non ho altro da dirvi se non...
Buona lettura!
(E ovviamente grazie per la pazienza, i commenti, le risposte... tutto <3)









{ Just Like a Baby }

Capitolo III:
Imprevisto… piccolo.




Il pomeriggio tardo comincia a calare, e noi, ormai fin troppo stanchi da questo camminare continuo, ci siamo concessi cinque minuti di pausa per scalare quella che questa mattina sembrava una collina, e poi è diventata una montagna.
Non ho idea di come siamo caduti così in basso, anche perché, sinceramente, dalle botte che ho preso, mi pareva di essermi fermato decisamente prima, anzi, ancora mi fanno male sia il fondoschiena che il fianco sinistro. Sospiro, lasciandomi cadere sull’erba fresca, beandomi dei deboli raggi solari sul mio volto.
-Di questo passo non ce la faremo mai a tornare su-, mi lamento, respirando un po’ meglio, ora, lasciando che i miei polmoni si ricarichino d’ossigeno e buttino via più anidride carbonica possibile. Dal mio “compagno di scalate” non viene neanche una parola.
Non abbiamo fatto altro che ignorarci per tutto il tempo, camminando e camminando, risalendo su per la collina. Tra l’altro devo anche ringraziare che, con la caduta, tutte le mie spezie non siano finite in frantumi, anche se ci sono andate molto vicino.
Una leggera brezza serale ci delizia con la sua freschezza, facendomi fare riserva di energie molto più velocemente. Adesso si che non vorrei più alzarmi da qui. Sono finalmente in pace con il mondo, e il fatto che Zoro se ne stia zitto aiuta parecchio.
Comincio ad entrare nel mondo dei sogni. Sinceramente non so se sia un bene o un male (un male, decisamente, soprattutto con il lupo verde, qui accanto, che sta di guardia all’ovile), ma non m’importa. Me lo merito un po’ di riposo, soprattutto dopo aver fatto quella colazione da urlo, ‘sta mattina (finita, completamente finita, non c’è rimasta neanche una briciola da dare al cane!! Anche se il cane non ce l’abbiamo… altrimenti sai che spasso con Brook?), essermi subito una litigata da manuali con l’alga marina e aver salvato la nave da uno sfracello sicuro, così comincio a rilassarmi e cado dolcemente in un piacevole stato di dormiveglia nel quale tutto mi sembra così perfetto che non voglio svegliarmi più.
Il calore del sole sulle braccia, sul viso da una parte e il fresco del vento intorno al corpo dall’altra. Sotto la mia schiena, piccoli ciuffi d’erba mi fanno venire i brividi e mi ritrovo a sorridere.
È una sensazione piacevole.
Sapete cos’altro mi piace, e molto anche? Quella leggerissima brezza sul mio collo. È tenue, non sembra neanche vento. Lentamente, facendo attenzione a non spostarmi troppo velocemente per non rompere questo splendido harem solitario, faccio spazio a questa sensazione, lasciandole carta bianca su tutta quella zona.
Strano, però, credo di essermi messo male, perché la sento risalire, come una corrente fredda, ma placida, che si stanzia su lembi di pelle ben precisi, fino ad arrivare sulle mie labbra. Un brivido caldo e freddo al contempo mi trapassa la schiena. Schiudo gli occhi di scatto, ritrovandomi le labbra di Zoro fredde, puntellate sulle mie. Mi stacco, scuotendo la testa.
-Che stai facendo?-, domando, riuscendo a malapena a tenerlo lontano quel che basta per non farmi toccare. Quando si è avvicinato?! E soprattutto come ha fatto a essere così veloce?!
-Perché? Non posso neanche baciarti, adesso?-. Sospiro, alzo gli occhi al cielo, poi però sorrido. Mi avvicino, lentamente, sfiorandogli le labbra, prima di sussurrare un: -Quale parte della parola: “niente”, non ti è chiara?-, domando, sfuggendo via dalla sua presa come posso, anche se non demorde dal suo obbiettivo di volermi stringere a lui, portandomi vicino al suo petto, costringendomi tra le sue spalle e il terreno.
-Finiscila una buona volta! Ti stai comportando come un ragazzino!-
-Chi è il ragazzino: il ragazzino oppure il ragazzino che dà corda al ragazzino?!-
-Adesso basta!-
-No! Basta lo dico io! Perché non puoi semplicemente accettare la mia decisione??-
-Perché ogni volta che io cerco di fare qualcosa tu non mi credi, cazzo!-
-Forse perché ormai so come ti comporti!-, dico riuscendolo a togliermelo di dosso, allontanandomi da lui con il fiatone. Lo guardo in cagnesco, prima di cominciare a urlargli contro.
-Non c’è mai stata una volta che fosse una che mi avessi dimostrato il contrario! Lo sai che non mi fisso su queste cose, come una ragazzina, e se te lo sto facendo notare, significa che evidentemente sento mancare qualcosa! Esiste un po’ di dolcezza nel tuo cuore, di recente?! Oppure hai finito le scorte?!-
-Lo sai che non è da me fare tutte quelle stronzate romantiche che ti piacciono tanto! Non sono il tipo, okay?! Possibile che dopo tutto questo tempo tu ancora non abbia capito che non è roba per me??-
-Può anche essere, ma allora non mi sentirei così-
-“Cosìcome?! Vedi qual è il problema?!-, mi urla alle spalle, mentre io tento invano di riprendere la salita della collina, poggiando i piedi sul terreno con una violenza tale che ho paura di lasciare i solchi delle mie impronte. Purtroppo, però, non riesco davvero a contenere la rabbia.
-Come puoi pretendere qualcosa se non ti fai capire?!-
-Io ti ho sempre detto come mi sentivo, sei tu l’imbecille che non se ne rende neanche conto!-
-Ma se l’unica cosa che sai fare è sputarmi veleno addosso?!-
-Ha parlato “TuttoSantiCittà”!-
-Vedi?! Vedi che ho ragione io?!-.
A questo punto non ci vedo più dalla rabbia. Mi volto di scatto e, lasciando di nuovo lo zaino a terra, mi avvicino al suo viso, sputando sangue dal mio occhio sinistro, sperando che un fulmine lo centrasse in pieno proprio qui, di fronte a me.
-Come può avere ragione una persona che mi usa solo per scopare?!-, domando a questo punto, arrivando a pochi metri da lui.
-Io non ti ho mai usato, e lo sai perfettamente!-, mi risponde, facendo un gesto vago delle braccia e alzando gli occhi al cielo. Mi dà sui nervi il suo atteggiamento.
-Questo lo dici tu! Ma per quanto mi riguarda, vederci tutte le notti solo per scopare mi sembra qualcosa che rientri appena nel campo “usare”! Come puoi parlare in questo modo, dopo aver passato notti e notti nello stesso letto per due o forse tre ore appena?!-
-Cos’è che ti dà così fastidio?! Il fatto che non ti coccoli dopo averlo fatto, oppure che non ti porti la colazione a letto?!-
-NO! Quello che mi fa male è sapere che la priorità è il tuo divertimento, e non sono io!-
Silenzio.
Nessun rumore attacca il mio dire e solo poi mi rendo conto che sto letteralmente urlando. Sto distruggendo lo splendido paesaggio intorno a me con urla disumane e, pian piano sempre più tremanti.
Un’eco lontana del vecchio dolce frusciare ventoso mi fa salire i brividi su per la schiena, facendomi tremare. Le mie labbra si muovono frenetiche in cerca d’aria fresca per saziare la gola secca con movimenti talmente veloci che persino io faccio fatica a riconoscerli.
Dentro al mio petto c’è un groviglio di nodi che si stringono sempre di più attorno al cuore, circondandolo in una morsa letale. Le emozioni sono i fili conduttori di questi gomitoli omicidi, e si susseguono in un via vai tumultuoso sempre più agitato, confuso, spiacevole.
Rabbia, rancore, tristezza, vergogna, orgoglio, tutti quanti s’annidano dentro al mio petto, pronti a farmi scivolare nelle pene dell’inferno. Un inferno chiamato “Ammissione”.
Preso dallo sconforto, o forse dalla rabbia, non so, mi volto indietro, prendo il mio zaino e, senza guardarmi indietro, ricomincio a camminare.
Cammino, cammino, cammino, neanche so dove sto andando, ma cammino, continuo a filare dritto, cercando di raggiungere la cima della collina, ormai sempre più vicina. Non mi volto indietro a guardare se mi sta seguendo o meno. Che si perdesse, per quanto m’interessa, non voglio vederlo. Mi ha ridotto talmente male da farmi arrivare al punto da farmi ammettere di considerarlo più importante di me stesso.
Sono caduto nella sua trappola, poco importa se premeditata o meno, gli ho urlato tutto. Tanto valeva dirgli che avrei fatto di tutto per lui e che se avesse voluto, mi sarei servito su un piatto d’argento. Sono arrabbiato, sono triste, sono imbarazzato. Ho dato sfogo alle mie paure, alle mie tristezze, e non avrei dovuto farlo.
Ora mi appare improvvisamente tutto più chiaro.
Il perché lui si comporti così. Perché io ci sto male. Perché siamo arrivati a questa lite. Tutto è un anello, una specie di piccola catena che chiude il cerchio e mi ha fatto improvvisamente capire che se sta succedendo tutto questo, è solo perché io gli sto dando importanza.
Sospiro, corro a cercare la mia sigaretta e l’accendo, portandomela alle labbra. Quando metto piede sulla collina, è appena calata la sera.



Age non sembra neanche essere la stessa città di questa mattina.
Le strade sono deserte, sia quelle inferiori, più strettine, che quelle superiori, più ampie e pericolose. Hanno tolto persino i tendoni anti-cadute.
Sono sinceramente sorpreso di vedere questo cambiamento vertiginoso da un momento all’altro. Oddio, è vero che noi ci siamo stati che era giorno e poi che era notte ma… non c’è un anima viva. Nessuno.
Avanzo cauto tra i tetti delle casupole, cercando di ricordarmi la strada più breve per tornare alla Sunny, ma qualcosa mi sfugge, perché non ricordo di esser passato di qui, l’ultima volta. Sospiro. Sicuramente è l’oscurità a giocarmi brutti scherzi… comunque sia non mi sento sicuro, preferisco tornare indietro il più in fretta possibile, anche perché vorrei sapere che fine hanno fatto gli altri.
Speriamo che stiano tutti sulla nave, non potrei perdonarmelo se, durante la mia assenza, una delle ragazze dovesse essersi persa o, peggio ancora, ferita in qualche modo.
Mentre cammino, di tanto in tanto lancio delle occhiate nervose alle mie spalle, come a vedere se Zoro mi stia seguendo. Mi ritrovo a sospirare di sollievo quando la sua sagoma si staglia dietro di me, ferma, con al seguito le sue tre katane. Non so perché, ma ho un brutto presentimento e non mi va di stare da solo in questo posto così desolato… non riesco ancora a credere ai miei occhi. Che cosa sarà mai successo a questa città durante le ore in cui eravamo via?
Tra l’altro non ho sentito neanche frastuoni particolarmente forti, quindi non credo ci siano stati degli attacchi improvvisi, si sarebbe sentito qualcosa!
Mi fermo, stanco ormai di tutto questo camminare e mi sporgo per vedere cosa sta succedendo nei bassifondi. Nella città inferiore, tutto sembra tacere, ma le sue ombre non mi piacciono. Piccoli fruscii mi fanno scattare in continuazione. I capelli dietro alla nuca sono dritti da far paura, e non capisco neanche il perché. Forse è il mio sesto senso che sta cercando di mettermi in guardia, meglio ascoltarlo.
-C’è qualcuno qui-, a quanto pare Zoro è arrivato alla stessa conclusione. Mi metto di nuovo in posizione eretta, divaricando leggermente le gambe per potermi mettere in una posizione più comoda e stabile in un eventuale combattimento. Mi guardo attorno, ma non riesco a vedere nulla oltre alle tenebre. Ormai persino i contorni delle case sono sfocati e, faccio fatica ad ammetterlo, ma ho l’istinto irrefrenabile di controllare se quell’idiota di uno spadaccino sia ancora dietro di me.
Tuttavia cerco di controllarmi e di rimanere al mio posto, non è proprio il momento per distrarsi.
-Lo vedi?-, domando, facendo saettare il mio sguardo da una parte all’altra nel buio.
-No, ma lo sento-.
Ah, bé certo, fantastico. Abbiamo risolto tutti i nostri problemi adesso che lui lo sente.
-Bene. E dov’è?-
-Non lo so-
-A cosa serve “sentirlo” se non possiamo sapere neanche dov’è?!-
-Serve a pararti il culo quando attacca, sopracciglio inutile!-
-Come mi hai chiamato brutto pezzo d’alga marin—, ma la frase mi muore sulle labbra.
Quello che accade dopo è immediato e inizialmente confuso, ma poi limpido come l’acqua cristallina di un lago. Qualcuno, o meglio, qualcosa mi sta afferrando la gamba e mi sta trascinando giù. Brividi ghiacciati mi trapassano la pelle, facendomi inarcare la schiena dalla sorpresa.
Sento i suoi artigli affondare nella mia carne e a stento riesco a trattenere un gemito, ma purtroppo non è l’unica cosa di cui mi devo preoccupare. Sto scivolando giù, velocemente, da una parte all’altra della città più bassa, non ho idea di dove sono e, con questo buio, non riesco nemmeno a vedere cosa mi sta toccando, o a cosa io sto cercando disperatamente di afferrarmi per fermare la sua corsa.
-SANJI!-, sento la voce di Zoro chiamarmi dall’oscurità, e mentre io cerco di dare qualche bel calcione assestato a ciò che mi sta trascinando via, riesco persino a sentire l’acciaio freddo delle lame vicino alla mia pelle.
-Zoro, imbecille sta fermo con quelle spade!-
-Hai altre idee per fermare quella cosa?!-, mi domanda, correndomi dietro. Quando finalmente riesco a trovare un punto d’appoggio per la gamba non intrappolata, scarico con tutta la mia forza un bel calcio laterale.
Ci sono due notizie, una buona e una cattiva: la buona notizia è che quella roba schifosa si è staccata dal mio piede, quella cattiva è che mi fa male tutto, e non credo che l’arto in questione stia messo benissimo. In più ho una leggera emicrania, dovuta forse al fatto che sono stato sbattuto a destra e a manca qui giù.
-Ohi! Tutto bene?!-
La figura di Zoro si schiera di fronte a me, con le sue tre katane sguainate e pronte allo scontro. Stranamente riesco a vedere tutta la sua figura e, quando mi giro a capirne il motivo, mi rendo conto che siamo capitati nei dintorni della Sunny e che un Franky piuttosto sorpreso ci sta osservando.
-Ohi, ohi, ragazzi! Che succede?-, ci domanda, alzando la voce, mentre punta i fari della nave su di noi. Eh, vorrei tanto saperlo anche io.
Spinto dalla curiosità crescente, ma anche dalla confusione, punto gli occhi di fronte a me, ascoltando l’eco di voci assonnate alle mie spalle. Ciò che vedo mi lascia alquanto perplesso e… mi mette i brividi.
Un uomo, o meglio credo che prima fosse stato un uomo, possiamo chiamarlo un essere dalle sembianze quasi umane, ricurvo su se stesso, che si protegge dalla luce accecante dei fari della Sunny, puntati su di lui e, di conseguenza, su di noi. Le mani che usa per proteggersi il volto sono scheletriche, coperte da uno strato così sottile di pelle che riesco, persino da una distanza di qualche metro, a vedere le vene muoversi in modo strano, del tutto anomalo.
La sua carnagione, bianca cadaverica, alla luce dei fari, viene riflessa in modo quasi accecante, e non è uno spettacolo particolarmente bello, posso garantirvelo, anzi. È macabro.
Quando comincia a muoversi, fa strani versi, o rantoli, come di tosse, ma tosse non è. Che sia la sua voce? Sinceramente non riesco a capacitarmi che un suono così grottesco e spaventoso riesca ad essere paragonato alla voce di un essere umano.
Ecco, ora i suoi occhi vengono scoperti e si posano su di noi.
-Porca troia!-
-Che cazzo…?-, non riusciamo a non imprecare. Riesco persino a sentire gli altri, dietro di noi, sulla nave, che urlano e si contorcono allo spettacolo di quest’essere. Alcune scosse di terrore mi salgono su per il braccio sinistro, ma non riesco nemmeno a muoverlo per quanto sono attaccato a questa scena assurda.
L’essere ci squadra, puntando su di noi i suoi occhi bianchi, cerulei, occhi da morto. L’iride è contratto, eppure non c’è nessuna pupilla nera dentro di esso. Ciò che risalta in quegli occhi spaventosi, sono alcune vene rosse, probabilmente residui di capillari esplosi, che lo rendono, se possibile, ancora più terrificante di quanto non lo sia già di suo. Che diavolo sta succedendo qui?
Chi è questo tizio?
-Sanji! Zoro! Venite via di lì, presto!-, la voce di Nami ci fa tornare improvvisamente alla realtà. Persino Rufy è saltato sul bordo e sta per lanciarci un braccio, affinché possiamo tornare indietro. Capisco lo spavento, ma addirittura scappiamo?
Forse sanno qualcosa che noi non sappiamo?
Fatto sta che, comunque, sembrano più che decisi ad andarsene da qui. Il primo ad aiutarci, è Usopp che, con le sue stelle infuocate, riesce a tenere quel coso lontano da noi.
Faccio per alzarmi, ma mi rendo conto che qualcosa non va. Un dolore atroce alla gamba sinistra mi impedisce completamente i movimenti. Mi contorco, stringo i denti, affondandoli nella carne delle mie labbra, trattenendo un gemito, ma aizzandone un altro nuovo quando piccole gocce di sangue bagnano calde gli angoli della mia bocca. Strapparsi un labbro a morsi non è decisamente ciò che mi piace fare di più, ma pur di far fronte e di resistere alle agonie della mia gamba martoriata, posso assicurarvelo, farei di peggio.
Zoro indietreggia velocemente, e si ripara dietro i colpi di Franky che, con i cannoni, tenta un approccio più diretto e distruttivo, ma quell’essere, per quanto orribile sia, è dannatamente veloce, e si muove a tal punto che fanno difficoltà a vederlo muoversi.
L’unico che, con un po’ di fortuna, riesce a tramortirlo, è proprio Rufy. Forse la sua scarica di pugni ha un campo d’azione tanto ampio da rallentare la sua corsa, fatto sta che un suo colpo riesce a darmi il tempo per alzarmi sulla gamba buona, e di cominciare a muovermi come posso verso la nave, con loro a coprirmi.
Questa non ci voleva, cazzo!
Puntando lo sguardo di fronte a me, sulla Sunny, osservo il bellissimo volto di Nami contorcersi dall’orrore e dallo spavento. Si è portata le mani sulle labbra, non sapendo, probabilmente cosa dire, se effettivamente ci sia qualcosa da dire.
Mi dispiace che debba assistere a tutto questo, più tardi le farò una tazza di thé caldo per scaldarla, magari ci aggiungo una punta di miele dentro, così potrà dormire sonni tranquilli e dimenticare tutto il caos che sta succedendo qui.
Ammetto che anche una spolverata di cannella per dare un tocco d’aroma in più non sarebbe male ma, diciamocelo, pur di farla star meglio, userei qualsiasi ingrediente della mia cucina, senza fare eccezione. Che sia preoccupata per me? Oh mia cara… non dovrebbe… io sono forte, di certo non è una stupida ferita come questa a mettermi K.O… e poi per lei scalerei le montagne anche senza una gamba!
Pensando a lei, schiudo le labbra in un piccolo sorriso, come a darle conforto, ma se da prima un accenno di calma era comparso sui suoi dolci lineamenti, un attimo dopo ecco tornare la paura, ed è una sensazione più radicata, perché, togliendosi immediatamente la mano da davanti la bocca, urla: -SANJI! ATTENTO!-
Quel grido mi trapassa in pieno il corpo. Un alone ghiacciato mi avvolge e migliaia di veloci brividi famelici mi divorano la schiena, la gamba buona e le braccia, qualsiasi centimetri della mia pelle, facendomi voltare con un mezzo scatto.
Eccolo lì, di fronte a me. I suoi occhi vuoti sono puntati su di me. Riesco a sentire il suo ghignare sul mio collo, e le sue unghie afferrarmi per le spalle. Preso dall’istinto, alzo la gamba buona e gli rifilo un calcio da manuali sotto le costole, giusto per farlo rotolare un po’ più in là.
Questo gesto mi costa caro.
Cado per terra, tenendomi tremante la gamba lesa.
Il pulsare della ferita arriva fino al mio cervello, facendomi praticamente impazzire dal male. Non so se sia peggio essere coscienti ed assaporare il dolore… oppure svenire dal dolore. Nel mio caso, le cose non sono tanto differenti, visto che a malapena riesco a capire cosa sta succedendo intorno a me. Da lontano, riesco a sentire le urla degli altri, specie quelle di Rufy e di Nami. Chopper è disperato e chiama un dottore, come al solito non rendendosi conto che è lui, il suddetto in questione, Usopp e Franky si lamentano di qualcosa che non riesco ad afferrare e Robin tenta di decifrare i movimenti di quell’essere immondo.
Sono tutte voci confuse, ma a tratti improvvisamente vivide, che si susseguono nella mia testa velocemente, vorticando in maniera enigmatica, e piuttosto sconclusionata.
Quando ritrovo la forza per aprire gli occhi e di mettermi a sedere, tutto mi appare sfocato e apparentemente senza senso. Non mi sembra vero di essere qui. È una sensazione orribile.
Qualcuno chiama il mio nome, mi volto verso di loro, mi incitano a sbrigarmi, c’è fermento sulla nave, qualcuno sta togliendo l’ancora, credo che Rufy stia cercando di allungare il braccio per prendermi, un’altra ombra scende di corsa dalla Sunny, che stiano togliendo gli ormeggi?
Non riesco a ragionare e a tornare in me che vengo di nuovo scaraventato nella realtà più orribile che avessi mai potuto immaginare. L’essere immondo pare essersi più che ripreso, mi squadra e pare aver preso la sua decisione. Chissà perché, so che non mi piacerà affatto.
Lo vedo chiaramente spiccare il volo in un balzo che il cielo solo sa quanto sia alto e scaraventarsi verso la mia direzione.
Ciò che vedo dopo si tinge di un rosso scarlatto, scintillante, e scuro al contempo, che scende di fronte a me.
Peccato che non sia il mio.
Alcune gocce cadono immediate sulla mia guancia destra, scendendo veloci, arrivando sul mio mento, scivolando giù e cadendo sulla mia camicia. Lo spettacolo mi paralizza all’istante per un paio di secondi appena, nei quali, vorrei urlare talmente forte da far aprire uno squarcio nel cielo plumbeo che ci sorvola, ma non riesco a fare altro se non urlare. La voce che esce dalle mie labbra spaccate è un sibilo orribile, che si blocca in gola e me la raschia, rendendo doloroso anche il mio unico, solitario intervento:
-ZORO!-
La figura dello spadaccino si staglia di fronte a me, in ginocchio, intenta a levarsi di dosso quel cazzo di mostro, attaccato saldamente con i denti tra l’incavo del collo e la sua spalla. Con un sonoro strappo, riesce nel suo intento, ma non dev’essere una sensazione piacevole, assolutamente. La quantità di sangue che esce dal suo corpo è di gran lunga superiore al mio, e la paura che nasce nel mio petto mi dà la forza per avvicinarmi a lui a gattoni, riuscendo a non farlo cadere per terra.
-Zoro! Zoro! Cazzo Zoro resisti! Porca puttana! Ohi! Ohi! Guardami!-, non so cosa gli stia succedendo, di solito nei combattimenti ha perso sempre moltissimo sangue e non se ne è mai lamentato… ma ora il suo corpo è diventato improvvisamente bianco, sta tremando e mi sembra debolissimo. Lo faccio poggiare sulla mia spalla come posso. Finalmente qualcosa di gommoso ci avvolge e, con una velocità inaudita, ci ritroviamo sulla nave.
-VAI, VAI, VAI! Ci sono!!-
-Si!! Super-partenza!!-
-Franky muoviti!!-
-ZORO! Sanji! Mio dio come siete ridotti?!-, Chopper sbraita, preoccupatissimo, osservandoci, ma sinceramente non mi interessa.
Sangue. Il suo sangue scorre tra le mie dita, sulla mia spalla e sul mio petto come un fiume in piena. Sul suo volto c’è un’espressione tormentata, afflitta da un dolore che pare lacerarlo dall’interno. Che sia veleno?
Mentre gli altri cercano, come possono, di salpare e di seminare quell’affare, io mi metto di fronte a lui, lanciando imprecazioni vari per colpa della ferita alla gamba sinistra.
-Zoro?! Zoro!! Zoro cazzo guardami! GUARDAMI!-, gli ordino, alzandogli il viso, tenendolo fermo con due mani, cercando di incrociare il suo sguardo con il mio. Tutto quello che ricevo è una debole occhiata come risposta. La luce nei suoi occhi lentamente si spegne per la fatica, le sue palpebre cominciano a farsi più pesanti.
-NO! No, no, no! Cazzo ascoltami! Idiota di un’alga ascoltami! Resta qui chiaro?! Chopper ti curerà subito! Ohi! OHI?! Mi ascolti?? Apri gli occhi!!-, mi tremano le mani, e ho paura non solo quelle. Poggio la fronte sulla sua, tentando di farlo rimanere con me in qualsiasi modo.
-Ohi! Idiota! Perché cazzo l’hai fatto?! Sei un marimo imbecille! Perché non mi hai lasciato lì?! Che vuoi che mi succedeva?! Idiota!!-, lo rimprovero con tutto il fiato che ho in gola, togliendomi la camicia, sentendo i brividi sulla pelle, ma riuscendo almeno un po’ a tamponare la sua ferita. Quando, pian piano, riesco a pulire la sua spalla, mi rendo conto che… è sparita.

Non c’è alcuna traccia di lei.
Non sta perdendo sangue.
Credo di avere le traveggole, eppure sembra come se non ci sia mai stato nulla. Mi pulisco gli occhi lucidi, osservando ciò che ho di fronte a me per una, due, tre, dieci volte, ma sono certo che no, non c’è nessun segno sulla sua spalla. C’è sangue, ma non ci sono segni.
Sconvolto, riporto il mio sguardo su di lui. Sembra che si stia riprendendo piano piano, perché adesso mi guarda un po’ più lucido, ma tremendamente stanco e con il fiatone.
-Zoro…?-, lo chiamo, sfiorandogli la guancia con la mano sana. Faccio per chiedergli qualcosa, ma Chopper attira la mia attenzione.
-SANJI! Sanji, stai bene?!-, voltandomi verso la poppa della nave, lo vedo in alto, sul secondo piano della costruzione, probabilmente è appena sceso dall’albero maestro di fretta e furia e sta correndo verso di noi. Sospiro, annuisco, rispondendogli a tono.
-Si! È Zoro che mi preoccupa!!-, gli dico, intimidandogli di scendere immediatamente per i soccorsi.
-Cos’ha?!-
-…!!!-
-Sanji?! Cos’ha??-.
Quando il mio sguardo torna sul punto in cui c’era Zoro prima, mi viene quasi un colpo. Al suo posto non ci sono altro se non… i suoi vestiti, accasciati di fronte a me, sporchi di sangue, alle mie ginocchia.
Il medico di bordo, arrivato vicino a me, osserva gli indumenti del marimo con una faccia sbalordita quanto la mia, e alquanto confusa. È… sparito? No, aspetta… cosa… che cazzo… un attimo fa lui… oh merda… dov’è?!
Con mani tremanti poggio la mano sugli indumenti malamente accasciati sul prato della Sunny, prima che essi comincino… a muoversi.
Entrambi facciamo un salto indietro e, dopo una smorfia e un gemito, mi rimetto seduto, aiutato anche da Chopper. Ciò che sentiamo dopo ha qualcosa di sconvolgente. Un lamento. Un lamento di qualcosa di… familiare, come già sentito.
Ci scambiamo uno sguardo preoccupato. MOLTO preoccupato, prima di tornare vicino a ciò che, sotto quegli stracci insanguinati, si dimena, senza molti risultati. La piccola renna, accanto a me, si avvicina e, deglutendo, scopre lentamente il mistero.
Non sappiamo se metterci a urlare oppure se stare zitti, così rimaniamo ipnotizzati da quella scena così inverosimile e così fottutamente confusionaria.
-Che cazzo…?-
-Cosa è… successo?-
-Non lo so…-, rispondo io.
-Proprio non lo so-, continuo, ribadendo il discorso, mentre i miei occhi rimangono catturati da un paio di piccole sfere grigiastre, di un color perla meraviglioso, da dei piccolissimi ciuffi di capelli arruffati di un verde chiaro e docile e da delle manine così piccole e così delicate, che sento potrei frantumarle con il solo uso di uno sguardo.
Sono confuso oltremodo.
E in più ho trovato un’altra domanda a cui non troverò risposta: come ha fatto Zoro a… tornare neonato?


End Part III




 
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-Connie-
view post Posted on 27/12/2011, 16:05




Un nuovo capitolo! *yeahhhhh!*
Povero Sanjiiiiiiiiiino! :cry: Il Marimo a volte è proprio un insensibile. Ma, fortunatamente, è così solo apparentemente.
Povero Zoruuuuuuuuccio! :cry: (Dove l'ho già sentita questa?) E' proprio da lui fare una cosa del genere. ç____ç (Ma chiamare Sanji per nome no. In quasi 65 volumi di manga l'ha fatto una sola volta!)
Io stavo così ---->
E, invece... è semplicemente diventato un neonato?! xDD
Che Zoro lo diventasse l'avevo capito già agli albori della ff, precisamente grazie al suo titolo. ù___ù Sherlock Holmes 2 la vendetta.
Brava! *__________*

Edited by -Connie- - 27/12/2011, 17:45
 
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FunnyPirate
view post Posted on 27/12/2011, 17:08




Nooooooooooo! Non ci credo ahahaha
Non so se ridere o piangere!!
Come al solito la descrizione era fantastica, lo è stato per tuta la scena del combattimento xD
Sei graaaaande!!
Comunque non me lo sarei mai e poi mai aspettato xD
Voglio il seguitoooooooo!!! *-*
 
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136 replies since 12/12/2011, 21:34   2806 views
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