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~ Vampiraker
view post Posted on 27/12/2011, 00:38 by: ~ Vampiraker




{ Prefazione }


Oléééé!!
Son tornata *ò*.
Scusate per l'attesa, dico sul serio, ma ho avuto dei piccoli impicci da sbrigare e completare questo capitolo mi ci è voluto più del previsto, pur sapessi cosa dovessi fare!!
Spero che vi piaccia e vi soddisfi, dopotutto per riparare all'attesa l'ho fatto un po' più lungo di come doveva essere in realtà ;D.
Non ho altro da dirvi se non...
Buona lettura!
(E ovviamente grazie per la pazienza, i commenti, le risposte... tutto <3)









{ Just Like a Baby }

Capitolo III:
Imprevisto… piccolo.




Il pomeriggio tardo comincia a calare, e noi, ormai fin troppo stanchi da questo camminare continuo, ci siamo concessi cinque minuti di pausa per scalare quella che questa mattina sembrava una collina, e poi è diventata una montagna.
Non ho idea di come siamo caduti così in basso, anche perché, sinceramente, dalle botte che ho preso, mi pareva di essermi fermato decisamente prima, anzi, ancora mi fanno male sia il fondoschiena che il fianco sinistro. Sospiro, lasciandomi cadere sull’erba fresca, beandomi dei deboli raggi solari sul mio volto.
-Di questo passo non ce la faremo mai a tornare su-, mi lamento, respirando un po’ meglio, ora, lasciando che i miei polmoni si ricarichino d’ossigeno e buttino via più anidride carbonica possibile. Dal mio “compagno di scalate” non viene neanche una parola.
Non abbiamo fatto altro che ignorarci per tutto il tempo, camminando e camminando, risalendo su per la collina. Tra l’altro devo anche ringraziare che, con la caduta, tutte le mie spezie non siano finite in frantumi, anche se ci sono andate molto vicino.
Una leggera brezza serale ci delizia con la sua freschezza, facendomi fare riserva di energie molto più velocemente. Adesso si che non vorrei più alzarmi da qui. Sono finalmente in pace con il mondo, e il fatto che Zoro se ne stia zitto aiuta parecchio.
Comincio ad entrare nel mondo dei sogni. Sinceramente non so se sia un bene o un male (un male, decisamente, soprattutto con il lupo verde, qui accanto, che sta di guardia all’ovile), ma non m’importa. Me lo merito un po’ di riposo, soprattutto dopo aver fatto quella colazione da urlo, ‘sta mattina (finita, completamente finita, non c’è rimasta neanche una briciola da dare al cane!! Anche se il cane non ce l’abbiamo… altrimenti sai che spasso con Brook?), essermi subito una litigata da manuali con l’alga marina e aver salvato la nave da uno sfracello sicuro, così comincio a rilassarmi e cado dolcemente in un piacevole stato di dormiveglia nel quale tutto mi sembra così perfetto che non voglio svegliarmi più.
Il calore del sole sulle braccia, sul viso da una parte e il fresco del vento intorno al corpo dall’altra. Sotto la mia schiena, piccoli ciuffi d’erba mi fanno venire i brividi e mi ritrovo a sorridere.
È una sensazione piacevole.
Sapete cos’altro mi piace, e molto anche? Quella leggerissima brezza sul mio collo. È tenue, non sembra neanche vento. Lentamente, facendo attenzione a non spostarmi troppo velocemente per non rompere questo splendido harem solitario, faccio spazio a questa sensazione, lasciandole carta bianca su tutta quella zona.
Strano, però, credo di essermi messo male, perché la sento risalire, come una corrente fredda, ma placida, che si stanzia su lembi di pelle ben precisi, fino ad arrivare sulle mie labbra. Un brivido caldo e freddo al contempo mi trapassa la schiena. Schiudo gli occhi di scatto, ritrovandomi le labbra di Zoro fredde, puntellate sulle mie. Mi stacco, scuotendo la testa.
-Che stai facendo?-, domando, riuscendo a malapena a tenerlo lontano quel che basta per non farmi toccare. Quando si è avvicinato?! E soprattutto come ha fatto a essere così veloce?!
-Perché? Non posso neanche baciarti, adesso?-. Sospiro, alzo gli occhi al cielo, poi però sorrido. Mi avvicino, lentamente, sfiorandogli le labbra, prima di sussurrare un: -Quale parte della parola: “niente”, non ti è chiara?-, domando, sfuggendo via dalla sua presa come posso, anche se non demorde dal suo obbiettivo di volermi stringere a lui, portandomi vicino al suo petto, costringendomi tra le sue spalle e il terreno.
-Finiscila una buona volta! Ti stai comportando come un ragazzino!-
-Chi è il ragazzino: il ragazzino oppure il ragazzino che dà corda al ragazzino?!-
-Adesso basta!-
-No! Basta lo dico io! Perché non puoi semplicemente accettare la mia decisione??-
-Perché ogni volta che io cerco di fare qualcosa tu non mi credi, cazzo!-
-Forse perché ormai so come ti comporti!-, dico riuscendolo a togliermelo di dosso, allontanandomi da lui con il fiatone. Lo guardo in cagnesco, prima di cominciare a urlargli contro.
-Non c’è mai stata una volta che fosse una che mi avessi dimostrato il contrario! Lo sai che non mi fisso su queste cose, come una ragazzina, e se te lo sto facendo notare, significa che evidentemente sento mancare qualcosa! Esiste un po’ di dolcezza nel tuo cuore, di recente?! Oppure hai finito le scorte?!-
-Lo sai che non è da me fare tutte quelle stronzate romantiche che ti piacciono tanto! Non sono il tipo, okay?! Possibile che dopo tutto questo tempo tu ancora non abbia capito che non è roba per me??-
-Può anche essere, ma allora non mi sentirei così-
-“Cosìcome?! Vedi qual è il problema?!-, mi urla alle spalle, mentre io tento invano di riprendere la salita della collina, poggiando i piedi sul terreno con una violenza tale che ho paura di lasciare i solchi delle mie impronte. Purtroppo, però, non riesco davvero a contenere la rabbia.
-Come puoi pretendere qualcosa se non ti fai capire?!-
-Io ti ho sempre detto come mi sentivo, sei tu l’imbecille che non se ne rende neanche conto!-
-Ma se l’unica cosa che sai fare è sputarmi veleno addosso?!-
-Ha parlato “TuttoSantiCittà”!-
-Vedi?! Vedi che ho ragione io?!-.
A questo punto non ci vedo più dalla rabbia. Mi volto di scatto e, lasciando di nuovo lo zaino a terra, mi avvicino al suo viso, sputando sangue dal mio occhio sinistro, sperando che un fulmine lo centrasse in pieno proprio qui, di fronte a me.
-Come può avere ragione una persona che mi usa solo per scopare?!-, domando a questo punto, arrivando a pochi metri da lui.
-Io non ti ho mai usato, e lo sai perfettamente!-, mi risponde, facendo un gesto vago delle braccia e alzando gli occhi al cielo. Mi dà sui nervi il suo atteggiamento.
-Questo lo dici tu! Ma per quanto mi riguarda, vederci tutte le notti solo per scopare mi sembra qualcosa che rientri appena nel campo “usare”! Come puoi parlare in questo modo, dopo aver passato notti e notti nello stesso letto per due o forse tre ore appena?!-
-Cos’è che ti dà così fastidio?! Il fatto che non ti coccoli dopo averlo fatto, oppure che non ti porti la colazione a letto?!-
-NO! Quello che mi fa male è sapere che la priorità è il tuo divertimento, e non sono io!-
Silenzio.
Nessun rumore attacca il mio dire e solo poi mi rendo conto che sto letteralmente urlando. Sto distruggendo lo splendido paesaggio intorno a me con urla disumane e, pian piano sempre più tremanti.
Un’eco lontana del vecchio dolce frusciare ventoso mi fa salire i brividi su per la schiena, facendomi tremare. Le mie labbra si muovono frenetiche in cerca d’aria fresca per saziare la gola secca con movimenti talmente veloci che persino io faccio fatica a riconoscerli.
Dentro al mio petto c’è un groviglio di nodi che si stringono sempre di più attorno al cuore, circondandolo in una morsa letale. Le emozioni sono i fili conduttori di questi gomitoli omicidi, e si susseguono in un via vai tumultuoso sempre più agitato, confuso, spiacevole.
Rabbia, rancore, tristezza, vergogna, orgoglio, tutti quanti s’annidano dentro al mio petto, pronti a farmi scivolare nelle pene dell’inferno. Un inferno chiamato “Ammissione”.
Preso dallo sconforto, o forse dalla rabbia, non so, mi volto indietro, prendo il mio zaino e, senza guardarmi indietro, ricomincio a camminare.
Cammino, cammino, cammino, neanche so dove sto andando, ma cammino, continuo a filare dritto, cercando di raggiungere la cima della collina, ormai sempre più vicina. Non mi volto indietro a guardare se mi sta seguendo o meno. Che si perdesse, per quanto m’interessa, non voglio vederlo. Mi ha ridotto talmente male da farmi arrivare al punto da farmi ammettere di considerarlo più importante di me stesso.
Sono caduto nella sua trappola, poco importa se premeditata o meno, gli ho urlato tutto. Tanto valeva dirgli che avrei fatto di tutto per lui e che se avesse voluto, mi sarei servito su un piatto d’argento. Sono arrabbiato, sono triste, sono imbarazzato. Ho dato sfogo alle mie paure, alle mie tristezze, e non avrei dovuto farlo.
Ora mi appare improvvisamente tutto più chiaro.
Il perché lui si comporti così. Perché io ci sto male. Perché siamo arrivati a questa lite. Tutto è un anello, una specie di piccola catena che chiude il cerchio e mi ha fatto improvvisamente capire che se sta succedendo tutto questo, è solo perché io gli sto dando importanza.
Sospiro, corro a cercare la mia sigaretta e l’accendo, portandomela alle labbra. Quando metto piede sulla collina, è appena calata la sera.



Age non sembra neanche essere la stessa città di questa mattina.
Le strade sono deserte, sia quelle inferiori, più strettine, che quelle superiori, più ampie e pericolose. Hanno tolto persino i tendoni anti-cadute.
Sono sinceramente sorpreso di vedere questo cambiamento vertiginoso da un momento all’altro. Oddio, è vero che noi ci siamo stati che era giorno e poi che era notte ma… non c’è un anima viva. Nessuno.
Avanzo cauto tra i tetti delle casupole, cercando di ricordarmi la strada più breve per tornare alla Sunny, ma qualcosa mi sfugge, perché non ricordo di esser passato di qui, l’ultima volta. Sospiro. Sicuramente è l’oscurità a giocarmi brutti scherzi… comunque sia non mi sento sicuro, preferisco tornare indietro il più in fretta possibile, anche perché vorrei sapere che fine hanno fatto gli altri.
Speriamo che stiano tutti sulla nave, non potrei perdonarmelo se, durante la mia assenza, una delle ragazze dovesse essersi persa o, peggio ancora, ferita in qualche modo.
Mentre cammino, di tanto in tanto lancio delle occhiate nervose alle mie spalle, come a vedere se Zoro mi stia seguendo. Mi ritrovo a sospirare di sollievo quando la sua sagoma si staglia dietro di me, ferma, con al seguito le sue tre katane. Non so perché, ma ho un brutto presentimento e non mi va di stare da solo in questo posto così desolato… non riesco ancora a credere ai miei occhi. Che cosa sarà mai successo a questa città durante le ore in cui eravamo via?
Tra l’altro non ho sentito neanche frastuoni particolarmente forti, quindi non credo ci siano stati degli attacchi improvvisi, si sarebbe sentito qualcosa!
Mi fermo, stanco ormai di tutto questo camminare e mi sporgo per vedere cosa sta succedendo nei bassifondi. Nella città inferiore, tutto sembra tacere, ma le sue ombre non mi piacciono. Piccoli fruscii mi fanno scattare in continuazione. I capelli dietro alla nuca sono dritti da far paura, e non capisco neanche il perché. Forse è il mio sesto senso che sta cercando di mettermi in guardia, meglio ascoltarlo.
-C’è qualcuno qui-, a quanto pare Zoro è arrivato alla stessa conclusione. Mi metto di nuovo in posizione eretta, divaricando leggermente le gambe per potermi mettere in una posizione più comoda e stabile in un eventuale combattimento. Mi guardo attorno, ma non riesco a vedere nulla oltre alle tenebre. Ormai persino i contorni delle case sono sfocati e, faccio fatica ad ammetterlo, ma ho l’istinto irrefrenabile di controllare se quell’idiota di uno spadaccino sia ancora dietro di me.
Tuttavia cerco di controllarmi e di rimanere al mio posto, non è proprio il momento per distrarsi.
-Lo vedi?-, domando, facendo saettare il mio sguardo da una parte all’altra nel buio.
-No, ma lo sento-.
Ah, bé certo, fantastico. Abbiamo risolto tutti i nostri problemi adesso che lui lo sente.
-Bene. E dov’è?-
-Non lo so-
-A cosa serve “sentirlo” se non possiamo sapere neanche dov’è?!-
-Serve a pararti il culo quando attacca, sopracciglio inutile!-
-Come mi hai chiamato brutto pezzo d’alga marin—, ma la frase mi muore sulle labbra.
Quello che accade dopo è immediato e inizialmente confuso, ma poi limpido come l’acqua cristallina di un lago. Qualcuno, o meglio, qualcosa mi sta afferrando la gamba e mi sta trascinando giù. Brividi ghiacciati mi trapassano la pelle, facendomi inarcare la schiena dalla sorpresa.
Sento i suoi artigli affondare nella mia carne e a stento riesco a trattenere un gemito, ma purtroppo non è l’unica cosa di cui mi devo preoccupare. Sto scivolando giù, velocemente, da una parte all’altra della città più bassa, non ho idea di dove sono e, con questo buio, non riesco nemmeno a vedere cosa mi sta toccando, o a cosa io sto cercando disperatamente di afferrarmi per fermare la sua corsa.
-SANJI!-, sento la voce di Zoro chiamarmi dall’oscurità, e mentre io cerco di dare qualche bel calcione assestato a ciò che mi sta trascinando via, riesco persino a sentire l’acciaio freddo delle lame vicino alla mia pelle.
-Zoro, imbecille sta fermo con quelle spade!-
-Hai altre idee per fermare quella cosa?!-, mi domanda, correndomi dietro. Quando finalmente riesco a trovare un punto d’appoggio per la gamba non intrappolata, scarico con tutta la mia forza un bel calcio laterale.
Ci sono due notizie, una buona e una cattiva: la buona notizia è che quella roba schifosa si è staccata dal mio piede, quella cattiva è che mi fa male tutto, e non credo che l’arto in questione stia messo benissimo. In più ho una leggera emicrania, dovuta forse al fatto che sono stato sbattuto a destra e a manca qui giù.
-Ohi! Tutto bene?!-
La figura di Zoro si schiera di fronte a me, con le sue tre katane sguainate e pronte allo scontro. Stranamente riesco a vedere tutta la sua figura e, quando mi giro a capirne il motivo, mi rendo conto che siamo capitati nei dintorni della Sunny e che un Franky piuttosto sorpreso ci sta osservando.
-Ohi, ohi, ragazzi! Che succede?-, ci domanda, alzando la voce, mentre punta i fari della nave su di noi. Eh, vorrei tanto saperlo anche io.
Spinto dalla curiosità crescente, ma anche dalla confusione, punto gli occhi di fronte a me, ascoltando l’eco di voci assonnate alle mie spalle. Ciò che vedo mi lascia alquanto perplesso e… mi mette i brividi.
Un uomo, o meglio credo che prima fosse stato un uomo, possiamo chiamarlo un essere dalle sembianze quasi umane, ricurvo su se stesso, che si protegge dalla luce accecante dei fari della Sunny, puntati su di lui e, di conseguenza, su di noi. Le mani che usa per proteggersi il volto sono scheletriche, coperte da uno strato così sottile di pelle che riesco, persino da una distanza di qualche metro, a vedere le vene muoversi in modo strano, del tutto anomalo.
La sua carnagione, bianca cadaverica, alla luce dei fari, viene riflessa in modo quasi accecante, e non è uno spettacolo particolarmente bello, posso garantirvelo, anzi. È macabro.
Quando comincia a muoversi, fa strani versi, o rantoli, come di tosse, ma tosse non è. Che sia la sua voce? Sinceramente non riesco a capacitarmi che un suono così grottesco e spaventoso riesca ad essere paragonato alla voce di un essere umano.
Ecco, ora i suoi occhi vengono scoperti e si posano su di noi.
-Porca troia!-
-Che cazzo…?-, non riusciamo a non imprecare. Riesco persino a sentire gli altri, dietro di noi, sulla nave, che urlano e si contorcono allo spettacolo di quest’essere. Alcune scosse di terrore mi salgono su per il braccio sinistro, ma non riesco nemmeno a muoverlo per quanto sono attaccato a questa scena assurda.
L’essere ci squadra, puntando su di noi i suoi occhi bianchi, cerulei, occhi da morto. L’iride è contratto, eppure non c’è nessuna pupilla nera dentro di esso. Ciò che risalta in quegli occhi spaventosi, sono alcune vene rosse, probabilmente residui di capillari esplosi, che lo rendono, se possibile, ancora più terrificante di quanto non lo sia già di suo. Che diavolo sta succedendo qui?
Chi è questo tizio?
-Sanji! Zoro! Venite via di lì, presto!-, la voce di Nami ci fa tornare improvvisamente alla realtà. Persino Rufy è saltato sul bordo e sta per lanciarci un braccio, affinché possiamo tornare indietro. Capisco lo spavento, ma addirittura scappiamo?
Forse sanno qualcosa che noi non sappiamo?
Fatto sta che, comunque, sembrano più che decisi ad andarsene da qui. Il primo ad aiutarci, è Usopp che, con le sue stelle infuocate, riesce a tenere quel coso lontano da noi.
Faccio per alzarmi, ma mi rendo conto che qualcosa non va. Un dolore atroce alla gamba sinistra mi impedisce completamente i movimenti. Mi contorco, stringo i denti, affondandoli nella carne delle mie labbra, trattenendo un gemito, ma aizzandone un altro nuovo quando piccole gocce di sangue bagnano calde gli angoli della mia bocca. Strapparsi un labbro a morsi non è decisamente ciò che mi piace fare di più, ma pur di far fronte e di resistere alle agonie della mia gamba martoriata, posso assicurarvelo, farei di peggio.
Zoro indietreggia velocemente, e si ripara dietro i colpi di Franky che, con i cannoni, tenta un approccio più diretto e distruttivo, ma quell’essere, per quanto orribile sia, è dannatamente veloce, e si muove a tal punto che fanno difficoltà a vederlo muoversi.
L’unico che, con un po’ di fortuna, riesce a tramortirlo, è proprio Rufy. Forse la sua scarica di pugni ha un campo d’azione tanto ampio da rallentare la sua corsa, fatto sta che un suo colpo riesce a darmi il tempo per alzarmi sulla gamba buona, e di cominciare a muovermi come posso verso la nave, con loro a coprirmi.
Questa non ci voleva, cazzo!
Puntando lo sguardo di fronte a me, sulla Sunny, osservo il bellissimo volto di Nami contorcersi dall’orrore e dallo spavento. Si è portata le mani sulle labbra, non sapendo, probabilmente cosa dire, se effettivamente ci sia qualcosa da dire.
Mi dispiace che debba assistere a tutto questo, più tardi le farò una tazza di thé caldo per scaldarla, magari ci aggiungo una punta di miele dentro, così potrà dormire sonni tranquilli e dimenticare tutto il caos che sta succedendo qui.
Ammetto che anche una spolverata di cannella per dare un tocco d’aroma in più non sarebbe male ma, diciamocelo, pur di farla star meglio, userei qualsiasi ingrediente della mia cucina, senza fare eccezione. Che sia preoccupata per me? Oh mia cara… non dovrebbe… io sono forte, di certo non è una stupida ferita come questa a mettermi K.O… e poi per lei scalerei le montagne anche senza una gamba!
Pensando a lei, schiudo le labbra in un piccolo sorriso, come a darle conforto, ma se da prima un accenno di calma era comparso sui suoi dolci lineamenti, un attimo dopo ecco tornare la paura, ed è una sensazione più radicata, perché, togliendosi immediatamente la mano da davanti la bocca, urla: -SANJI! ATTENTO!-
Quel grido mi trapassa in pieno il corpo. Un alone ghiacciato mi avvolge e migliaia di veloci brividi famelici mi divorano la schiena, la gamba buona e le braccia, qualsiasi centimetri della mia pelle, facendomi voltare con un mezzo scatto.
Eccolo lì, di fronte a me. I suoi occhi vuoti sono puntati su di me. Riesco a sentire il suo ghignare sul mio collo, e le sue unghie afferrarmi per le spalle. Preso dall’istinto, alzo la gamba buona e gli rifilo un calcio da manuali sotto le costole, giusto per farlo rotolare un po’ più in là.
Questo gesto mi costa caro.
Cado per terra, tenendomi tremante la gamba lesa.
Il pulsare della ferita arriva fino al mio cervello, facendomi praticamente impazzire dal male. Non so se sia peggio essere coscienti ed assaporare il dolore… oppure svenire dal dolore. Nel mio caso, le cose non sono tanto differenti, visto che a malapena riesco a capire cosa sta succedendo intorno a me. Da lontano, riesco a sentire le urla degli altri, specie quelle di Rufy e di Nami. Chopper è disperato e chiama un dottore, come al solito non rendendosi conto che è lui, il suddetto in questione, Usopp e Franky si lamentano di qualcosa che non riesco ad afferrare e Robin tenta di decifrare i movimenti di quell’essere immondo.
Sono tutte voci confuse, ma a tratti improvvisamente vivide, che si susseguono nella mia testa velocemente, vorticando in maniera enigmatica, e piuttosto sconclusionata.
Quando ritrovo la forza per aprire gli occhi e di mettermi a sedere, tutto mi appare sfocato e apparentemente senza senso. Non mi sembra vero di essere qui. È una sensazione orribile.
Qualcuno chiama il mio nome, mi volto verso di loro, mi incitano a sbrigarmi, c’è fermento sulla nave, qualcuno sta togliendo l’ancora, credo che Rufy stia cercando di allungare il braccio per prendermi, un’altra ombra scende di corsa dalla Sunny, che stiano togliendo gli ormeggi?
Non riesco a ragionare e a tornare in me che vengo di nuovo scaraventato nella realtà più orribile che avessi mai potuto immaginare. L’essere immondo pare essersi più che ripreso, mi squadra e pare aver preso la sua decisione. Chissà perché, so che non mi piacerà affatto.
Lo vedo chiaramente spiccare il volo in un balzo che il cielo solo sa quanto sia alto e scaraventarsi verso la mia direzione.
Ciò che vedo dopo si tinge di un rosso scarlatto, scintillante, e scuro al contempo, che scende di fronte a me.
Peccato che non sia il mio.
Alcune gocce cadono immediate sulla mia guancia destra, scendendo veloci, arrivando sul mio mento, scivolando giù e cadendo sulla mia camicia. Lo spettacolo mi paralizza all’istante per un paio di secondi appena, nei quali, vorrei urlare talmente forte da far aprire uno squarcio nel cielo plumbeo che ci sorvola, ma non riesco a fare altro se non urlare. La voce che esce dalle mie labbra spaccate è un sibilo orribile, che si blocca in gola e me la raschia, rendendo doloroso anche il mio unico, solitario intervento:
-ZORO!-
La figura dello spadaccino si staglia di fronte a me, in ginocchio, intenta a levarsi di dosso quel cazzo di mostro, attaccato saldamente con i denti tra l’incavo del collo e la sua spalla. Con un sonoro strappo, riesce nel suo intento, ma non dev’essere una sensazione piacevole, assolutamente. La quantità di sangue che esce dal suo corpo è di gran lunga superiore al mio, e la paura che nasce nel mio petto mi dà la forza per avvicinarmi a lui a gattoni, riuscendo a non farlo cadere per terra.
-Zoro! Zoro! Cazzo Zoro resisti! Porca puttana! Ohi! Ohi! Guardami!-, non so cosa gli stia succedendo, di solito nei combattimenti ha perso sempre moltissimo sangue e non se ne è mai lamentato… ma ora il suo corpo è diventato improvvisamente bianco, sta tremando e mi sembra debolissimo. Lo faccio poggiare sulla mia spalla come posso. Finalmente qualcosa di gommoso ci avvolge e, con una velocità inaudita, ci ritroviamo sulla nave.
-VAI, VAI, VAI! Ci sono!!-
-Si!! Super-partenza!!-
-Franky muoviti!!-
-ZORO! Sanji! Mio dio come siete ridotti?!-, Chopper sbraita, preoccupatissimo, osservandoci, ma sinceramente non mi interessa.
Sangue. Il suo sangue scorre tra le mie dita, sulla mia spalla e sul mio petto come un fiume in piena. Sul suo volto c’è un’espressione tormentata, afflitta da un dolore che pare lacerarlo dall’interno. Che sia veleno?
Mentre gli altri cercano, come possono, di salpare e di seminare quell’affare, io mi metto di fronte a lui, lanciando imprecazioni vari per colpa della ferita alla gamba sinistra.
-Zoro?! Zoro!! Zoro cazzo guardami! GUARDAMI!-, gli ordino, alzandogli il viso, tenendolo fermo con due mani, cercando di incrociare il suo sguardo con il mio. Tutto quello che ricevo è una debole occhiata come risposta. La luce nei suoi occhi lentamente si spegne per la fatica, le sue palpebre cominciano a farsi più pesanti.
-NO! No, no, no! Cazzo ascoltami! Idiota di un’alga ascoltami! Resta qui chiaro?! Chopper ti curerà subito! Ohi! OHI?! Mi ascolti?? Apri gli occhi!!-, mi tremano le mani, e ho paura non solo quelle. Poggio la fronte sulla sua, tentando di farlo rimanere con me in qualsiasi modo.
-Ohi! Idiota! Perché cazzo l’hai fatto?! Sei un marimo imbecille! Perché non mi hai lasciato lì?! Che vuoi che mi succedeva?! Idiota!!-, lo rimprovero con tutto il fiato che ho in gola, togliendomi la camicia, sentendo i brividi sulla pelle, ma riuscendo almeno un po’ a tamponare la sua ferita. Quando, pian piano, riesco a pulire la sua spalla, mi rendo conto che… è sparita.

Non c’è alcuna traccia di lei.
Non sta perdendo sangue.
Credo di avere le traveggole, eppure sembra come se non ci sia mai stato nulla. Mi pulisco gli occhi lucidi, osservando ciò che ho di fronte a me per una, due, tre, dieci volte, ma sono certo che no, non c’è nessun segno sulla sua spalla. C’è sangue, ma non ci sono segni.
Sconvolto, riporto il mio sguardo su di lui. Sembra che si stia riprendendo piano piano, perché adesso mi guarda un po’ più lucido, ma tremendamente stanco e con il fiatone.
-Zoro…?-, lo chiamo, sfiorandogli la guancia con la mano sana. Faccio per chiedergli qualcosa, ma Chopper attira la mia attenzione.
-SANJI! Sanji, stai bene?!-, voltandomi verso la poppa della nave, lo vedo in alto, sul secondo piano della costruzione, probabilmente è appena sceso dall’albero maestro di fretta e furia e sta correndo verso di noi. Sospiro, annuisco, rispondendogli a tono.
-Si! È Zoro che mi preoccupa!!-, gli dico, intimidandogli di scendere immediatamente per i soccorsi.
-Cos’ha?!-
-…!!!-
-Sanji?! Cos’ha??-.
Quando il mio sguardo torna sul punto in cui c’era Zoro prima, mi viene quasi un colpo. Al suo posto non ci sono altro se non… i suoi vestiti, accasciati di fronte a me, sporchi di sangue, alle mie ginocchia.
Il medico di bordo, arrivato vicino a me, osserva gli indumenti del marimo con una faccia sbalordita quanto la mia, e alquanto confusa. È… sparito? No, aspetta… cosa… che cazzo… un attimo fa lui… oh merda… dov’è?!
Con mani tremanti poggio la mano sugli indumenti malamente accasciati sul prato della Sunny, prima che essi comincino… a muoversi.
Entrambi facciamo un salto indietro e, dopo una smorfia e un gemito, mi rimetto seduto, aiutato anche da Chopper. Ciò che sentiamo dopo ha qualcosa di sconvolgente. Un lamento. Un lamento di qualcosa di… familiare, come già sentito.
Ci scambiamo uno sguardo preoccupato. MOLTO preoccupato, prima di tornare vicino a ciò che, sotto quegli stracci insanguinati, si dimena, senza molti risultati. La piccola renna, accanto a me, si avvicina e, deglutendo, scopre lentamente il mistero.
Non sappiamo se metterci a urlare oppure se stare zitti, così rimaniamo ipnotizzati da quella scena così inverosimile e così fottutamente confusionaria.
-Che cazzo…?-
-Cosa è… successo?-
-Non lo so…-, rispondo io.
-Proprio non lo so-, continuo, ribadendo il discorso, mentre i miei occhi rimangono catturati da un paio di piccole sfere grigiastre, di un color perla meraviglioso, da dei piccolissimi ciuffi di capelli arruffati di un verde chiaro e docile e da delle manine così piccole e così delicate, che sento potrei frantumarle con il solo uso di uno sguardo.
Sono confuso oltremodo.
E in più ho trovato un’altra domanda a cui non troverò risposta: come ha fatto Zoro a… tornare neonato?


End Part III




 
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