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~ Vampiraker
view post Posted on 14/12/2011, 21:04 by: ~ Vampiraker




{ Prefazione }


Ta-daaan! Ed ecco per voi il secondo capitolo!
E' leggermente diverso da come pensavo, a dire il vero, è piuttosto tranquillo, pensavo di arrivare direttamente al sodo, ma mi sono resa conto che a quanto pare dovrò dar spazio all'azione nella terza parte, perciò vi chiedo di avere ancora un po' di pazienza ;D.
Per ora cercate di godervi come possibile questo <3.
(Ah, e grazie a tutte per i commenti, come al solito, mica mi dimentico <3)

Buona lettura!









{ Just Like a Baby }

Capitolo II:
L’isola di Age.





Cereali, caffè, cola, dolci, cornetti, ciambelle, biscotti acqua, succhi, thè… si, dovrebbe esserci tutto, la colazione è ufficialmente pronta.

Anche se sono le 7 di mattina.
Bé, che c’è? Mi sono portato avanti con il lavoro, problemi? Che poi per farlo mi sono svegliato alle cinque, è un’altra storia. Sospiro e mi massaggio gli occhi, piuttosto stanco. Non sono riuscito a chiudere occhio per tutto il tempo, quindi ho deciso di lasciar perdere il dolce dormire e di dedicarmi alla mia adorata arte culinaria.
A volte mi sembra come se la cucina sia l’unica cosa che mi dia davvero soddisfazione, oltre a Nami e Robin, s’intende, loro sì che sono dure ragazze d’oro!
Peccato però che non possono risolvere loro tutti i miei problemi, perciò ho dovuto fare da me, e ora mi ritrovo senza nulla da fare e con una stanchezza sulle spalle piuttosto pesante da sopportare, ma tengo duro come posso e cado sulla sedia più vicina, rilassandomi i muscoli delle gambe. Non sembra, ma cucinare è piuttosto stancante. Vorrei vedere voi a sfornare piatti su piatti per lo stomaco di Rufy! Vi posso assicurare per esperienza personale che non è per niente una passeggiata, anzi, ne vedi di cotte e di crude.
Nel vero senso della parola.
Metto la mano nel taschino e allungo una sigaretta, portandomela alle labbra e accendendola come posso. Dopo aver aspirato un quantitativo di nicotina sufficiente a farmi stare meglio, espiro il fumo, aprendo la finestra per evitare che la stanza venga impregnata dal suo odore. Per quanto mi piaccia, ammetto che è un vizio che fa a botte con la cucina, ma riesco a far convivere le cose piuttosto bene.
Un rumore improvviso attira la mia attenzione e il mio sguardo scatta verso di esso. Quando, man mano, riconosco dei passi, mi ritrovo a sorridere. –Buongiorno Usopp-
-Ehilà, Sanji! Ma come, già svegl— wow, senti che profumino!-
-Una sciocchezza-
-Si, certo, come no, a che ora ti sei svegliato per preparare queste prelibatezze?-, mi domanda indicando il tavolo e poggiando i gomiti sul dorso della sedia più vicina alla mia. Il suo sorriso riesce a mettermi il buon umore. Si può dire tutto a Usopp, tranne che non sia un caciarone o un buon tempista. Faccio spallucce.
-Non so, oggi volevo semplicemente sperimentare qualcosa di nuovo, quindi mi sono alzato un po’ prima-
-Di nuovo?-
-I biscotti bigusto cioccolato bianco/marmellata , dovete assolutamente dirmi che ne pensate, sono un esperimento e credo di aver esagerato con le dosi tra zucchero e farina-
-Posso assaggiare?-
-Devi-, gli dico facendo un gesto lusinghiero con la mano, attendendo il suo responso con… lo ammetto, una leggera pressione. Ogni volta che cucino qualcosa di nuovo ho sempre un briciolo di paura, in fondo al cuore, che non possa piacere, per questo, per un istante, metto da parte la mia sigaretta, facendo cadere la cenere nell’apposito contenitore, mangiandomi con gli occhi la sua espressione.
Dapprima lo vedo sorridere, poi però si trattiene e infine fa una faccia schifata.
-Puah! Questo biscotto è davvero uno schifo! Rifallo!-
-Ne vuoi un altro?-
-Si, perfavore-, scoppio a ridere, passandogli il vassoio dove ho appoggiato una trentina della nuova specialità, vedendo subito i suoi occhi brillare alla sola vista.
-Sono contento che ti piacciano-
-Sono deliziosi! Come fai ad inventarti cose del genere?? Io non sarei mai riuscito a mettere insieme cioccolato bianco e marmellata!-
-Per questo è stato un esperimento. A quanto pare è uscito fuori bene-
-Siii… oddio non sai quanto! Ti prego! Ancora!-
-No! Altrimenti finiscono per gli altri-
-Che c’è?! Non ti fidi?!-
-No, ma tu sei un ottimo bugiardo, perciò voglio sentire il parere di tutti!-
-Uffa… e va bene, va bene… ma sappi che se scende Rufy non li trovi più-, scoppiamo a ridere entrambi e, proprio per lo stesso motivo, ci intimidiamo di fare silenzio, tappando l’uno la bocca dell’altro. Il tentativo di non fare casino dura ben poco, visto che torniamo di nuovo a ridere, sta volta con voce più sommessa, cercando di non farci sentire dagli altri.
-Posso chiederti una cosa?-, mi domanda poi. Prima lo guardo, poi annuisco, finendo la sigaretta e spegnendola nel posacenere lì acanto.
-Come mai sei sveglio così a quest’ora? Un conto sono io che devo fare la guardia, un conto tu, che puoi dormire beatamente!-
-Già, in effetti è un affronto alle tue ore perse di sonno, scusa, a saperlo facevo la ronda io-
-Ma nò, tranquillo… quindi?-
-Non c’è un motivo in particolare-
-Ah no eh?-
-Nah-, gli dico, ma non so perché, mi sento lievemente messo sotto torchio. Lievemente, eh, proprio un accenno, così riprendo le mie adorate sigarette e ne comincio un’altra.
-Mmh… d’accordo, allora non c’è niente-
-No, niente di niente-
-Bene-
-Bene-
-Sicuro?-
-Sicurissimo!-, e improvvisamente cala il silenzio. Un silenzio che io conosco benissimo. Oh no, nononono, non con me e non sta volta. Non attacca. Se pensa che adesso gli dirò tutto se lo può anche togliere dalla testa. Io starò qui a fumare la mia bellissima sigaretta, mentre lui mangerà a sbafo scroccando qui e là pezzi di ciambelle e di croissons, e se si aspetta che con quel sorrisetto furbo riesca ad estorcermi qualche notizia è sulla strada sbagliata!

-E comunque se anche ci fosse qualcosa, non avrebbe niente a che vedere con nessuno dell’equipaggio-
-Chiaro-
-Naturale-
-Tanto meno con Zoro-
-Assolutamente!-
-Mi pare giusto-
-E comunque ho detto “se anche ci fosse”, perciò alludo al fatto che non c’è-
-Infatti io non ho detto niente, perché, c’è qualcosa?-
-Ci mancherebbe altro-
-No, infatti, quello che ho detto io: “non c’è assolutamente niente”-
-Già…-
-Che poi perché dovresti essere arrabbiato con lui, dico io?-
-Oh no, infatti non c’è niente di cui essere arrabbiati, dopotutto mi tratta solo come uno straccio per pavimenti non rendendosi neanche conto che gli sto sotto tutte le notti in cui viene in camera mia pretendendo prepotentemente qualcosa di più del “semplice parlare”, scordandosi completamente che io ho il dovere di cucinare tutti i piatti della ciurma, perciò s’intende anche il suo, e che quindi potrei farlo morire avvelenato da uno dei suoi adoratissimi onigiri, anche se non credo sarei uno chef così idiota da poterlo fare e troverei sicuramente un altro modo per ucciderlo, che vuoi che sia?-, domando con un gesto ovvio della mano, con tutta la nonchalance di cui sono capace. Quando rialzo l’occhio e lo punto su di lui, la faccia che mi accoglie esprime in pieno tutto ciò a cui sta pensando: il sopracciglio sinistro è leggermente inarcato verso l’alto, l’altro è perfettamente parallelo alla linea dell’occhio, il lungo naso è leggermente storto verso destra, a seguire l’andamento dei muscoli facciali e le labbra sono serrate in una smorfia curva verso sinistra, un’espressione della serie: “Io. Te. Parlare. Ora.”.
Ridacchio nervosamente, accarezzandomi la nuca e stringendomi ciocche di capelli, arrotolandole intorno al dito, in un gesto un po’ agitato. Sospiro e faccio spallucce.
-Okay, okay, la situazione non è proprio delle migliori, sono arrabbiato, ma passerà, come sempre-
-Ho capito, ma non è che potete litigare un giorno sì e l’altro pure, voi due!-
Non ha tutti i torti, ma è nella nostra natura ucciderci e scannarci! È come se fosse il nostro istinto primordiale! Probabilmente le nostre famiglie di antenati si devono essere incontrate milioni di anni fa e già non si stavano troppo simpatiche, andando avanti con il tempo le cose di certo non sono migliorate!
-Questi sono… dettagli insignificanti-
-Ah bé, certo, allora!-
-Dai, su, Usopp! Sarà solamente perché siamo stati troppo appiccicati… sempre sulla stessa nave, sai, magari abbiamo solo bisogno di cambiare aria!-, cerco di sdrammatizzare, alzandomi e spegnendo l’ennesima sigaretta sul posacenere.
-E se pensate che qui sopra dovrete rimanerci probabilmente tutta la vita che fate?-
-Cerco sempre un modo per non buttarmi a mare-
-Perché, io non sono importante?-
-Oh no, lei è importantissimo per noi, capitan Usopp-, gli dico, facendo un inchino, ridacchiando, prima di incrociare le mani sul petto e di stringere il mio cuore.
-Però… Nami e Robin hanno la priorità assoluta, mi spiace!-, dico ammiccando e scoppiando a ridere. Lo vedo sospirare e alzare gli occhi al cielo.
-Sanji, sei sicuro che vada tutto bene? Non è che appena scendete da qui cominciate a fare a cazzotti più del solito?-
-Maddaì è impo— aspetta… non appena scendete? Siamo già arrivati?-
-Manca poco ormai, anzi, a dire il vero ero entrato per parlare con Nami, ma poi ci siamo fermati io e te…-

-Precisamente… “quanto poco”?-
-Bé, qualcosa come... un chilometro?-.
Cala il silenzio e entrambi ci guardiamo. Sbianchiamo.
-Ci schianteremo!!-
-Sbrigati! Và ad avvisare Nami e gli altri! Io vedo di fare ciò che posso con il timone!-, con tutte le forze che ho scatto subito fuori dalla Sunny, aprendo la porta della cucina e scendendo subito giù, verso il prato, per poi andare dall’altra parte della nave. Sotto di me, i miei piedi si mangiano le scale, saltandone a tre a tre, a volte anche a quattro, fino ad arrivare proprio dietro alla criniera della Sunny. Prendo in mano il timone, osservando il mare di fronte a me, o meglio “secca”, se così si può chiamare, e in più di fronte a noi ci sono degli scogli appuntiti!
Cazzo!
Se sopravviviamo a quest’incontro, temo che ci ucciderà Nami!
Viro tutto a destra, cercando in tutti i modi di non andare a incagliare la nave tra i vari spuntoni che escono qui e là intorno a noi. Fortunatamente, la nostra nave è piuttosto resistente, quindi non dovrebbero esserci troppi problemi.
Alle mie spalle, l’urlo di Nami si fa forte e chiaro.
-SANJI! Che diavolo sta succedendo?!-
Franky risponde al posto mio:
-Ma come, non lo vedi, mandarino?! Stiamo per andarci a schiantare! Issate quelle vele, altrimenti non ce la faremo mai!-.
Eh, di certo io non posso fare niente, più di tenere il timone tutto girato.
-Zoro! Rufy! Distruggete subito quei massi lì infondo!-, ordina Nami alle mie spalle e, ora che me lo fa notare, a pochi metri da noi, ci sono delle vette altissime. Porca miseria, guarda dove ci siamo andati ad impantanare!
-Sanji, torna indietro più che puoi!-
-Ci sto provando!!-, dico, tirando più che posso verso destra. Affianco a me, arrivano improvvisamente i rinforzi. Rufy, di fianco a me, è quello più rilassato, e si sta preparando a sferrare uno dei suoi micidiali attacchi a tutti quegli scogli di fronte a noi.
-Gomu Gomu no… Gatling!!-, e così, dieci, venti, trenta, cinquanta pugni volano nell’aria, distruggendo qualsiasi tipo di roccia ci sia sul cammino della nostra nave e, fortunatamente, riesce persino a rallentare di un po’, la velocità della Sunny. Ad aiutarlo, dall’altro lato, c’è quella verza inutile che, con una sola spada, sta aiutando in modo fin troppo degno, il nostro capitano.
-Ittoryu: Sanjuuroku pound hou!!-, e così la nave ha, ancora una volta, uno sbalzo e, finalmente, si ferma. Mi accascio sul timone, rendendomi conto di averla passata veramente brutta, ma non solo io, in effetti, tutti quanti.
Sulla nave cala il silenzio, interrotto solamente da un comitato di insulti e di imprecazioni fin troppo poco consone, persino da una ciurma di pirati. Subito, Usopp spunta fuori da dietro l’albero maestro, avvicinandosi a me e battendomi una mano sulla spalla, respirando a fatica. Tutti, chissà perché, abbiamo il fiatone e appena ci reggiamo in piedi. Tutti, tranne il nostro capitano e quell’imbecille di Zoro che, tranquilli e pacati, se ne stanno seduti sul bordo della Sunny.
Mi ritrovo a sospirare di sollievo e a cercare disperatamente la mia sigaretta. Questa giornata non sta cominciando nel migliore dei modi, proprio no.



La cittadina di Age è caratterizzata principalmente dai suoi monumenti non troppo alti, ma facili da scalare, ve lo dice uno che ha appena sorpassato un edificio di circa trenta metri a mani nude. Sono strutture particolari, estremamente resistenti, ma create con il solo scopo di facilitare la scalata da una parte all’altra della città.
È come se ci fossero due strade, quella classica e quella sopra i tetti, e ve lo posso assicurare, non ho mai visto niente del genere. Sopra i tetti delle costruzioni, soprattutto quelle più impotenti, ci sono non solo mercati, ma anche piazze, addirittura veri e propri bar o ristoranti, è come se fosse un mondo a parte.
Non che quello sotto non sia altrettanto particolare, ma questo è pregiato e non mi dispiace affatto. Fino ad ora sono riuscito a trovare nuove spezie che mi sembravano fin troppo semplici, ma mi sono dovuto ricredere quando le ho assaggiate: sono sottili, tenui, appena udibili, ma danno un sapore tutto nuovo al piatto, perciò ne ho fatto una scorta soddisfacente per un bel po’ di tempo, e il bello è che non mi pesano neanche, visto che ho messo tutto dentro al mio zaino da viaggio, quindi sono piuttosto allegro e arzillo.
E poi Zoro non c’è, perciò l’aria dove passo è pulita, e non risucchiata e contaminata da quella specie di pianta essiccata al sole.
Sinceramente, ora che cammino tra le strade assolate di Age, ammetto che mi manca un po’ la sua compagnia, ma sono sicuro che non appena torno sulla nave mi passa la voglia di vederlo, perciò meglio godersi la pace che ho adesso, perché qualcosa mi dice che per molto tempo non potrò apprezzarla.
-Ehiii! Sanji! Guarda, guarda! Compriamo questo! Eh?! Eh!? È carne!-
-Rufy! Se sei venuto con me semplicemente per rompere le scatole, allora puoi anche tornartene indietro!-
-Ma come?! Io ho fameee! Voglio la carne!-
-HAI MANGIATO NEANCHE UN ORA FA!-
-… Ma io ho fame!-
-Oddio… santa pazienza, aiutami tu-, mi massaggio la nuca con fare piuttosto stanco, prima di sospirare e di fare spallucce.
-Senti, perché non torni alla nave? Lì c’è tutta la carne che ti serve, vanne a prendere un po’-
-Eeeeh?!?!? Dici sul serio???-
-…Ceeerto!-
-Evviva! Sanji sei il migliore! Carne mi adorata, aspettami!!-, e così il suo nuvolone denso se ne scappa via, imbottigliato dal caos della città (devo ammettere che sembra essere piuttosto popolosa, seppur non essendo così grande come alcune città dell’Est Blue).
Al solo pensiero che la combinazione del lucchetto della cucina è di dieci cifre, mi viene da ridere. Sarò sadico, ma sono proprio contento.
-Sei un infame-, una voce mi fa rabbrividire e, quando mi volto a guardare chi è il suo possessore, quasi non spezzo la sigaretta tra le mie stesse labbra. Sospiro, alzando gli occhi al cielo e continuando a camminare, saltando da un tetto all’altro come se niente fosse, facendo attenzione a non cadere o peggio, a far precipitare le spezie al piano di sotto, con quello che mi sono costate, è meglio tenersele strette.
-Che ci fai qui?-
-La città non è solo tua, sai?-
-Pensavo mi volevi stare alla larga-
-Non ho mai detto niente di tutto questo-
Vedendolo raggiungermi, faccio un salto e lo supero ancora, aumentando la velocità della mia andatura, passando per le zone meno popolose e soprattutto dove gli acrobati della strada si muovono più agilmente, così da non dover star dietro a quest’idiota verde.
Peccato che lui non ha uno zaino di cinque chili sulle spalle, perciò mi raggiunge ogni volta facilmente.
-Che c’è? Stai cercando di convincermi a fare altro?-
-A dire il vero io volevo solo parlare, ma visto che sei così pieno di pregiudizi ecco il risultato!-
-Ah, davvero? Peccato-
-Come “peccato”, perché, hai cambiato idea?!-
-No-, gli faccio la linguaccia e, con un calcio furtivo, gli faccio lo sgambetto, lasciandolo cadere giù, dentro a una tenda usata appunto per evitare che le persone si facciano del male. Tsk. Si, certo, come se io cedessi dopo appena cinque ore di litigata. Neanche per sogno. Continuo la mia corsa, slittando da una parte all’altra dei tetti, ogni tanto fermandomi per lasciar passare i più piccoli o i più anziani (per far intendere che tutti possono salire qui sopra, vi dico solo che una signora mi ha urlato che “aveva la precedenza”), fino a quando, nella folla di una fila parallela alla mia, non ritrovo la testa verde.
Sorpreso, gli lancio un occhiata omicida, e lo stesso fa lui con me. Cominciamo a correre, in parallelo. Quella semplice corsetta di pochi secondi prima, si trasforma improvvisamente in una gara senza meta.
Velocemente, cominciamo ad avvicinarci, saltiamo da un tetto all’altro come gatti selvaggi, fino a che non ci ritroviamo praticamente attaccati, spalla contro spalla, muso contro muso.
-Brutto bastardo, che stai cercando di fare?!-
-Strano, è la stessa cosa che volevo chiedere a te!-, mi dice spingendomi via e io, pur di non far cadere le spezie, mi limito a fermarmi un secondo, prima di riprendere a correre, cercando di stargli dietro più che posso.
Le mie gambe saettano veloci da un ostacolo all’altro, facendosi largo tra la folla che si scansa al nostro passaggio. Non appena lo raggiungo, gli dedico un ghignetto divertito. Stronzetto, che credevi, di essere più veloce di me?!
Ci spingiamo di più l’uno contro l’altro, non smettendo di correre… peccato che, proprio per questo motivo, non ci rendiamo conto di un piccolo dettaglio a dir poco insignificante che consiste nel fatto che… la strada superiore è finita.
Scivoliamo giù, cominciando a rotolare tra quella specie di teli morbidi, messi attorno alla città superiore, e tra il muschio, le rocce e le foglie dei prati lì intorno. Scendiamo giù, percorriamo una collina fin troppo ripida, fino a che, con un sonoro tonfo, non atterriamo a valle.
Dire che i miei muscoli sono completamente a pezzi, è un eufemismo. Comincio a muovervi come posso, sentendo le mie povere ossa lamentarsi per il dolore atroce. Non pare esserci qualcosa di rotto, ma di certo potrei stare meglio. Mi metto a sedere, calciando via un tendone che ci siamo portati appresso. Mi rialzo in piedi, un po’ a fatica, massaggiandomi il sedere, ossia la parte più dolente di tutte, cercando di far riassemblare la mia schiena.
-Ahiahi… la mia schiena!-
-Prenditela solo con te stesso! Hai cominciato tu!-.
Carico un pugno di fronte a me, e ho la fortissima tentazione di darglielo in faccia, se non avessi fatto voto eterno alla cucina e alla sue arti. Perciò lo colpisco sullo sterno con il piede. Tanto facile!
-Stà al tuo posto tu! Altrimenti giuro che ti ammazzo qui, adesso, visto che non c’è nessuno a fare da testimone!-, lo minaccio, andando verso la fine della collina, alzando lo sguardo. Porca puttana… abbiamo fatto un capitombolo niente male… per tornare fino a laggiù ci vorranno le ore! Mi volto verso il marimo, malamente poggiato per terra, prima di lanciargli un occhiata fulminea, docilmente ricambiata.
Lo odio.
Lo odio da morire.
Se mai esiste qualcosa che vada oltre l’odio, sia un sentimento negativo e che tenda verso l’infinito, ecco, allora quello è esattamente ciò che provo per questo marimo imbecille.
Che volete che m’importi dei suoi capelli così dolcemente seghettati? Dei suoi occhi, pozzi d’onice dove poter trovare l’oblio del piacere? Che importanza volete che abbia il suo corpo, così tremendamente sexy da far invidia a quello delle statue Greche? E per caso credete che abbia importanza il suono sensuale della sua voce sul mio corpo? Le sue braccia possenti attorno alla mia vita, o la sua velata delicatezza nell’affrontare le nostre giornate quotidiane?

Qualcosa mi dice che questo pomeriggio sarà molto, molto, molto… troppo lungo.


End Part II




 
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136 replies since 12/12/2011, 21:34   2807 views
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